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«Salvini vuole governare insultando i sindaci sui social»

Falcomatà replica al ministro dell’Interno dopo le polemiche sul decreto Sicurezza: «Problemi anche sui beni confiscati». Santelli: «Dura lex sed lex»

Pubblicato il: 03/01/2019 – 17:03
«Salvini vuole governare insultando i sindaci sui social»

REGGIO CALABRIA «Mi spiace che un Ministro dell’Interno, parlando da una pista da sci, si riferisca ai sindaci delle più importanti Città metropolitane d’Italia, che insieme rappresentano circa un quinto della popolazione dell’intero Paese, definendoli poveretti. Evidentemente Salvini non ha compreso le perplessità che abbiamo espresso». Lo afferma, in una dichiarazione, il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. «C’è un problema di metodo, che riguarda l’assoluta mancanza di confronto istituzionale con i territori – aggiunge – ed un problema di merito sulla questione dei migranti ma anche, e soprattutto, sul tema dei beni confiscati che attraverso la vendita rischiano di tornare in mano alla criminalità organizzata».
«Credo sarebbe stato più opportuno – sostiene ancora Falcomatà – condividere prima queste esigenze. Una legge che ha un effetto cosi imponente sugli Enti locali non può essere approvata senza sentirne il parere. Io credo nel dialogo tra le istituzioni, indipendentemente dal colore politico. Non si può pensare di governare un Paese insultando sui social i sindaci, che sono il primo avamposto per la legalità e la sicurezza sui territori».
SANTELLI: «DURA LEX SED LEX» Di tenore opposto le dichiarazioni di Jole Santelli, vicepresidente forzista della commissione Antimafia: «Socrate ci insegna che dura lex sed lex e la disobbedienza annunciata dai Sindaci al Dl sicurezza è un atto irresponsabile. Su quella legge c’è la firma del Capo dello Stato – dichiara Santelli – e non è un manifesto elettorale ma una norma votata democraticamente. Certo anche Salvini nel passato nel passato invitava i sindaci della Lega alla disobbedienza civile ma gli errori non si ripetono. Ci sono le misure previste dal nostro ordinamento per cui i decreti attuativi possono essere impugnati e si può chiedere a un giudice di mandare i punti che si ritengono incostituzionali alla Consulta – conclude la parlamentare – ma quello che fanno Orlando e De Magistris, Nardella e altri è grave e censurabile».

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