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Dal web alle "case chiuse" a Rende, smascherata la filiera delle escort

Scoperto un vasto giro di prostituzione. Sono sette le misure cautelari (tra queste 4 arresti domiciliari) emesse su richiesta della Procura. Gli annunci sui siti e il business degli affitti. Ogni …

Pubblicato il: 04/01/2019 – 8:25
Dal web alle "case chiuse" a Rende, smascherata la filiera delle escort

COSENZA La squadra mobile della Questura di Cosenza ha scoperto un vasto giro di prostituzione che aveva come sede Rende. Eseguite 7 misure cautelari emesse dal Gip presso il tribunale del capoluogo bruzio su richiesta della Procura. Le accuse sono di favoreggiamento e sfruttamento aggravato della prostituzione. Coinvolte donne quasi tutte straniere.
LE MISURE In quattro (A. L. di Zumpano, 52 anni; A. A. S. P., cittadina brasiliana di 43 anni, residente a Montalto; D. B., 42enne di Rende e F. C., 45 anni, di Montalto) sono finiti agli arresti domiciliari, mentre tre persone (J. E. H. H., ecuadoregna di 42 anni, domiciliata a Rende; I. G., rumeno 25enne, e D. N. T., rumeno di 26 anni) sono destinatari della misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
PROSTITUZIONE SUL WEB Le indagini sono partite nel maggio 2017 e hanno consentito di delineare l’offerta di prostituzione offerta tramite siti web, attraverso annunci che i provider (prevalentemente bakekaincontri e escortitalia) suddividono per provincia di inserzione, che propongono incontri sessuali concordabili al telefono e successivamente consumati in appartamenti presi in affitto dagli inserzionisti. È al cellulare che l’escort, di solito, indica al cliente dove raggiungerla e il costo della prestazione può variare a seconda delle esigenze del cliente.
IL BUSINESS Questo genere di organizzazione ha comportato, secondo le valutazioni dell’accusa, il proliferare di figure che compiono un’attività che può essere definita “servente”, che ha come scopo quello di agevolare la buona riuscita degli incontri. I favoreggiatori, di contro, traggono vantaggi economici dall’attività delle prostitute. L’attività più remunerativa sarebbe quella di reperire le abitazioni per le escort. I proprietari degli alloggi, come è stato riscontrati nell’indagine, non sempre sono a conoscenza di ciò che avviene all’interno di quelle mura, perché in alcuni casi abitano a diversi chilometri di distanza. A volte, per gli appartamenti dati in locazione, vi è un regolare contratto di affitto registrato all’Agenzia delle entrate, da parte dell’agenzia immobiliare che ne ha curato la stipula oppure direttamente da parte del padrone dell’appartamento. Gli “affittuari ufficiali”, invece, sono quasi sempre dei prestanome stranieri che generalmente si spostano con cadenza settimanale di città in città. Le case, dunque, vengono utilizzate da donne che chiedono di “lavorare” per un determinato periodo in una precisa località e pagano 50 euro a testa al giorno a chi gestisce le dimore. Le accuse per le persone raggiunte dalle misure cautelari sono, a vario titolo, di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.
IL “TASSISTA TUTTOFARE” Le indagini avrebbero dimostrato che, a partire dal luglio 2015, gli indagati favorivano e sfruttavano numerose prostitute (perlopiù sudamericane o rumene) “offrendo” loro appartamenti a Rende. Uno degli indagati fungeva, ovviamente dietro compenso, da “tassista tuttofare” delle prostitute, accompagnandole nei luoghi in cui esercitavano la propria attività. E si adoperava per fornire loro oggetti necessari alla consumazione dei rapporti sessuali a pagamento. Una delle escort si adoperava anche per reclutare altre donne da avviare al business. Sempre secondo le indagini, nell’ottobre 2017 altri indagati avrebbero favorito la prostituzione di alcune donne rumene alle quali un altro indagata aveva affittato un appartamento, sempre a Rende.

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