CATANZARO «La Regione Calabria, entrata nel programma di risanamento sanitario nel 2009 a causa dei consistenti disavanzi accumulati, continua a versare in una situazione di criticità, il cui peso, sia in termini di assistenza medica inadeguata rispetto ai livelli medi nazionali, sia in termini di contribuzione, grava notevolmente sui cittadini». La Corte dei Conti mette ancora una volta il dito nella piaga cristallizzando le negatività della sanità calabrese nella versione definitiva della relazione sul giudizio di parifica del bilancio della Regione, tenutosi a novembre. La magistratura contabile traccia un quadro complessivo delle problematiche del settore, che sono poi quelle che si troverà ad affrontare il nuovo commissario, il generale dei carabinieri Saverio Cotticelli, il cui insediamento ufficiale avverrà tra qualche giorno. Ovviamente, per la nuova governance della sanità calabrese sarà una strada in salita, come spiega la Corte dei Conti nella relazione di parifica. «Il disavanzo accumulatosi nel pregresso ha trovato una copertura in fonti straordinarie (come finanziamenti Fas e anticipazioni di liquidità) ma la sua gestione, affidata agli enti del Servizio sanitario regionale, non riesce a trovare conclusione», scrivono i giudici contabili evidenziando che le aziende «pur avendo ampie disponibilità liquide, non riescono a far fronte tempestivamente ai pagamenti. Il pagamento del debito pregresso non registra infatti progressi dal novembre 2017 e, in ogni caso, ha visto il soddisfacimento soltanto del 70% della massa passiva, nonostante i significativi trasferimenti di risorse da parte della Regione». E inoltre – si legge ancora – «gli adempimenti verso fornitori evidenziano l’accumularsi di debiti correnti, il loro smaltimento in tempi lunghissimi (in media, 209 giorni con “punte” che hanno superato anche gli oltre 800 giorni) e la formazione di ingenti interessi di mora, che aggravano ulteriormente la posizione debitoria delle aziende». In questo panorama la Corte dei Conti focalizza anche «la situazione di gravissimo disordine amministrativo/contabile in cui versa la Asp di Reggio Calabria: nonostante il problema sia noto alla Regione e alla struttura commissariale, l’Asp non redige bilanci dal 2013, ha effettuato il pagamento dei propri debiti pregressi solo in minima parte (14% del totale) e non ha una struttura deputata a verificare la correttezza dei pagamenti effettuati, con il costante rischio di duplicazioni o comportamenti illeciti». Guardando alla gestione sanitaria nel suo complesso – annota la magistratura contabile – «il disavanzo creatosi dopo il Piano di rientro, a partire dal 2012, ha trovato, allo stato, sostanzialmente copertura nelle entrate fiscali. L’analisi condotta sugli aspetti della gestione caratteristica del 2017 evidenzia però che i notevoli oneri finanziari che sono via via maturati – anche per il frequente e massiccio ricorso ad anticipazioni di tesoreria – pur essendo stati adeguatamente ripagati attraverso l’utilizzo di entrate straordinarie, hanno determinato l’incremento, rispetto al 2016, della perdita d’esercizio. I dati prospettici sul 2018 sono indicativi della stessa tendenza dei risultati gestionali delle annualità precedenti: quindi, anche per l’annualità in corso un peso rilevante avranno le entrate straordinarie non ripetitive. Tali componenti di entrata, per loro natura, non sono come è evidente stabili, e non possono costituire elemento su cui fondare un effettivo risanamento». C’è, inoltre, a parere della Corte dei Conti «un tendenziale scostamento dei fenomeni contabili rispetto alla programmazione operativa finalizzata al risanamento. Sulla attuazione del Programma operativo 2016-2018 la Regione Calabria ha accumulato ritardi tali da far ritenere opportuna una opera di rivisitazione della pianificazione, che tenga conto delle criticità e delle sopravvenienze in concreto manifestatesi in questi ultimi anni». A pesare «sfavorevolmente sull’equilibrio del sistema sanitario calabrese» anche «i risultati del saldo della mobilità, storicamente negativo e ciò determina la riduzione delle risorse trasferite alla Regione dal Fondo Sanitario nazionale. I dati relativi all’esercizio 2017 evidenziano il peggior “saldo da mobilità” a livello nazionale; le proiezioni relative al 2018 non sembrano mostrare una inversione di tendenza del fenomeno». Dal punto di vista di «stretta conformità con le regole contabili», infine, nella relazione della parifica del bilancio regionale la Corte dei Conti evidenzia che «i bilanci economici di previsione 2017 e 2018 della gestione sanitaria accentrata (Gsa) non sono stati adottati… in ragione della mancata approvazione/trasmissione di alcuni bilanci preventivi aziendali. Per lo stesso motivo, la Regione non ha adottato il bilancio consolidato sanitario 2017, in violazione dell’articolo 22, comma 3, e 32 del dlsg 118 del 2011. La regolare tenuta delle scritture contabili della Gsa non è, allo stato, certificata e la Regione non ha specificato nulla in ordine alla tempistica necessaria».
Antonio Cantisani
redazione@corrierecal.it
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