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Regione, il quartier generale di Oliverio in una scuola abbandonata

Il governatore crea una succursale della Cittadella nell’ex istituto alberghiero di San Giovanni in Fiore. Iniziati i lavori di pulizia. Frenetiche le trattative politiche. In settimana verrà affro…

Pubblicato il: 06/01/2019 – 15:59
Regione, il quartier generale di Oliverio in una scuola abbandonata

SAN GIOVANNI IN FIORE Una succursale della Regione a San Giovanni in Fiore. Inevitabile, dopo l’obbligo di dimora rimediato da Oliverio nell’ambito dell’inchiesta “Lande desolate”. E così, se il governatore non va (per ovvi motivi) alla Cittadella, la Cittadella va dal governatore.
La sede del nuovo quartiere generale è stata già individuata: si tratta dell’ex istituto alberghiero della cittadina della Sila, abbandonato ormai da molti anni. L’immobile di proprietà della Regione, che un tempo ospitava anche il convitto degli studenti, è particolarmente spazioso e capace di accogliere tutti gli uffici della delegazione presidenziale. È un edificio a quattro piani, con un seminterrato, una sala ottagonale perfetta per le riunioni e diversi campi sportivi tutt’intorno. Altro particolare: l’ex scuola dista meno di un chilometro dall’abitazione di Oliverio.
I lavori di pulizia e relativi alla logistica procedono frenetici da diversi giorni, sotto la supervisione dei più stretti collaboratori del presidente.
C’è anche una curiosità: tempo fa un’associazione di emigrati aveva chiesto l’uso dei locali nell’ambito di un progetto formativo in collaborazione con un istituto svizzero. La Regione, tuttavia, non aveva infine concesso il nulla osta. Adesso quella struttura diventerà il centro gravitazionale della politica calabrese.
VIAVAI La processione a San Giovanni in Fiore di parlamentari, consiglieri regionali, dirigenti di partito e simpatizzanti, del resto, è iniziata subito dopo la notifica della misura cautelare a carico del governatore.
A quanto pare, già da venerdì scorso, il braccio destro di Oliverio, Leo Pangallo, si sarebbe stabilito in pianta stabile nel “paese” di Gioacchino, in modo da coordinare di persona la riorganizzazione della macchina regionale. Tra Pangallo e il presidente, nei mesi scorsi, non erano mancate le tensioni, legate ai diversi posizionamenti nelle primarie del Pd. Pangallo appoggiava Minniti, Oliverio Zingaretti. Il ritiro dell’ex ministro dall’Interno ha poi favorito il loro riavvicinamento. Al punto che oggi Pangallo è uno dei principali fautori del progetto di riorganizzazione voluto dal governatore.
Oliverio, in queste ore, può anche contare sul supporto personale di Franco Pacenza, suo consulente per le questioni sanitarie, e di un’altra vecchia conoscenza della politica calabrese, l’ex consigliere regionale Nicola Gargano. Una presenza fissa è, inoltre, quella del capogruppo Pd Sebi Romeo. È questa la squadra di collaboratori con cui Oliverio sta provando a far iniziare la fase 2 della Regione, nel tentativo di superare senza troppi danni quello che è, indubbiamente, il momento più complicato dell’intera legislatura.
LA GIUNTA Il nodo da sciogliere al più presto è quello della giunta. Anche Oliverio si sarebbe convinto della necessità di apportare qualche cambiamento e di placare così il malcontento della sua maggioranza, che chiede una forma di rappresentanza politica nell’esecutivo. Al momento, sul piatto ci sarebbero tre opzioni. La prima: una giunta composta da alte personalità della politica regionale, non necessariamente “pescati” tra gli eletti di Palazzo Campanella; la seconda: un esecutivo formato da consiglieri regionali (i capigruppo o i più votati); la terza: assessori tecnici confermati al loro posto ma supportati da una squadra di “consiglieri delegati”, con incarichi specifici, coordinati – probabilmente – dallo stesso Romeo.
Secondo i più informati, il vertice di maggioranza che farà chiarezza sui nuovi assetti politici si svolgerà nella settimana che sta per iniziare.
IL PD Oliverio, dunque, sembra deciso ad andare avanti nonostante tutto. Perfino nonostante l’assenza del suo partito, il Pd. Agli osservatori più attenti non è sfuggito, in particolar modo, il silenzio di Zingaretti su tutta la vicenda giudiziaria e politica del governatore, di fatto il suo sponsor calabrese più forte. Alcuni si spingono fino a sostenere un certo fastidio del candidato alla segreteria rispetto all’appoggio garantito da Oliverio. Certo è che Zingaretti, con la sua mancata presa di posizione, sembra essersi implicitamente adattato ai desiderata dei suoi sostenitori della prima ora (i franceschiniani calabresi, Guccione, Censore), mai troppo teneri nei confronti del presidente della Regione.
Quel che ormai nessuno nega è il sostanziale scollamento tra il partito romano e quello regionale. Un rapporto interrotto che, subito dopo il congresso nazionale – e con qualsiasi segretario eletto -, potrebbe portare al commissariamento del Pd calabrese. Anche questa una vecchia storia.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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