CATANZARO «La maggior parte delle azioni previste dal Programma operativo 2016-2018 risultano essere in ritardo rispetto a quanto programmato». È negativo, il giudizio complessivo che la Sezione di controllo della Corte dei Conti, nella relazione definitiva di parifica del bilancio della Regione, esprime sull’avanzamento della pianificazione per il risanamento della sanità calabrese: tante, le criticità sul piano gestionale, sul piano contabile e sul piano della qualità delle prestazioni che la magistratura contabile registra nel tracciare il bilancio degli ultimi anni di azione del commissario “ad acta”.
PROGRAMMA NON ATTUATO La Corte dei Conti premette: «Il Programma operativo 2016-2018 della Regione Calabria, approvato con Dca 119 del 4 novembre 2016, si pone l’obiettivo di portare il Sistema sanitario regionale alla completa erogazione dei livelli essenziali di assistenza (Lea) nel rispetto dell’equilibrio economico, individuando obiettivi prioritari e trasversali». I giudici contabili si soffermano sugli esiti dei tavoli interministeriali di verifica del rientro della sanità calabrese, che – si legge nella relazione – in primo luogo hanno fatto emergere «l’esigenza di attivare, al fine di raggiungere gli obiettivi del Piano, maggiori punti di raccordo nella gestione del settore tra la struttura commissariale e il dipartimento regionale competente».
Quindi la Corte dei Conti scende nel dettaglio dell’attuazione del Programma operativo, osservando che «la maggior parte delle azioni previste dal Po risultano essere in ritardo rispetto a quanto programmato», mettendo in fila le criticità più significative. Criticità come «la mancata integrazione tra l’azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio e l’azienda ospedaliera universitaria Mater Domini di Catanzaro», che «condiziona l’evoluzione dei Piani di rientro e, quindi, la determinazione del risultato economico dell’esercizio consolidato», il fatto che «in relazione all’accreditamento delle strutture private, sono ancora in itinere le proposte di leggi regionali», le reiterate incertezze su tempi dei contratti con gli erogatori privati, la mancanza delle linee di indirizzo da parte delle Asp sull’assistenza primaria, e ancora – spiega la magistratura contabile – i ritardi nella trasmissione dei report in materia di controlli delle cartelle cliniche per gli anni 2015 e 2016, il ritardo nell’alimentazione della piattaforma dei crediti commerciali da parte delle aziende calabresi, «il mancato rispetto della verifica degli adempimenti regionali, con il conseguente invito alla Regione a “garantire l’adeguato supporto alla struttura commissariale e a potenziare adeguatamente la struttura regionale deputata alla sanità che risulterebbe particolarmente carente”».
IL MONITORAGGIO DEI LEA Relativamente al monitoraggio dell’erogazione dei Lea, secondo la Corte dei Conti «i dati rilevati fino al 2017 confermano, seppur in miglioramento, ancora un valore (144 al 2016) al di sotto della soglia di riferimento nazionale (160), evidenziando «la persistenza di carenze nei vari settori, con particolare riferimento all’assistenza ospedaliera (il tasso di occupazione dei posti letto risulta basso – circa il 65,5% contro 90% del tasso di riferimento), all’emergenza-urgenza territoriale (seppur in deciso miglioramento), all’assistenza territoriale in particolare all’assistenza agli anziani domiciliare (1,42 contro 1,88) e all’assistenza dei disabili semiresidenziale (0,06 contro 0,22), all’adesione agli screening oncologici (2 vs 7-8 minimo) e alla qualità e sicurezza dell’assistenza».
IL MONITORAGGIO CONTABILE Male, l’attuazione del Programma operativo, anche sotto il profilo contabile. La Corte dei Conti infatti stigmatizza in primo luogo «l’incapacità di definire nei termini di legge il quantum dei disavanzi di gestione»: infatti, solo il 12 luglio 2018 viene rideterminato il disavanzo relativo all’anno 2016 valutato in 99,450 milioni di euro, mentre il Po approvato a novembre 2016 prevedeva, per l’annualità 2016, un disavanzo programmatico di 54.948 milioni e per il 2017 un disavanzo programmatico di 26.965 milioni, «pertanto – annotano i giudici contabili – i risultati gestionali effettivamente ottenuti (così come oggi attestati e largamente differenti rispetto a quelli programmatici) sono esplicativi dell’attuale inaffidabilità del Programma operativo nella sua funzione di strumento di programmazione di breve periodo». Per la Corte dei Conti inoltre è negativa anche «la mancata adozione formale dei documenti contabili (Bilancio sanitario consolidato 2016 e 2017), a causa della non approvazione dei bilanci di diverse aziende del Ssr: infatti, alla data dell’8 ottobre 2018 sono stati trasmessi ufficialmente alla Regione solo tre bilanci dell’esercizio 2017 (Ao di Cosenza, Ao. di Catanzaro e Ao di Reggio Calabria). L’assenza della documentazione rende difficile l’azione di verifica degli organi di controllo e rende inadeguata e poco attendibile ed efficace la programmazione, anche di breve periodo». In definitiva – conclude la Corte dei Conti – «sulla attuazione del Programma operativo 2016-2018 la Regione Calabria ha accumulato ritardi tali da far ritenere opportuna una opera di rivisitazione della pianificazione, che tenga conto delle criticità e delle sopravvenienze in concreto manifestatesi in questi ultimi anni». Per i nuovi vertici commissariali, Saverio Cotticelli e Thomas Schael, il cui insediamento ufficiale è atteso a giorni, è un’altra eredità pesante da affrontare e uno degli obiettivi prioritari da realizzare.
Antonio Cantisani
redazione@corrierecal.it
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