CROTONE Si è consegnato alla Polizia di Stato Antonio Nicoscia, di 42 anni, sfuggito all’esecuzione di un provvedimento di fermo emesso a suo carico nell’ambito dell’operazione “Tisifone” eseguita il 20 dicembre scorso dalla Squadra mobile di Crotone e dal Servizio centrale operativo. L’operazione aveva portato, complessivamente, al fermo, disposto dalla Dda di Catanzaro, di 23 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, tentata rapina, incendio, porto e detenzione illegale di armi e munizioni e illecita concorrenza con minaccia aggravata dal metodo mafioso.
Nicoscia, secondo quanto riferito dagli investigatori, è accusato di avere fatto parte, con un ruolo verticistico, di quell’alleanza di famiglie di Isola Capo Rizzuto che comprende anche i Manfredi ed i Gentile, contrapposti alla famiglia Capicchiano nel controllo della gestione delle estorsioni e, soprattutto, del business delle slot machine. Uno scontro che si era sempre più acuito al punto da progettare, da parte dei gruppi contrapposti, anche l’esecuzione di omicidi a carico dei rivali.
Nel corso dell’indagine, inoltre, sono stati documentati alcuni riti di affiliazione che hanno coinvolto alcuni degli indagati con lo scopo di rinforzare la famiglia Nicoscia e le varie alleanze che quest’ultima aveva stretto con altre cosche del crotonese, ed in particolare con i Megna di “Papanice” e con le famiglie della zona di Petilia Policastro.
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