L’ingegnere Massimo Scura si conferma mistificatore seriale. Al momento del passaggio di consegne col nuovo commissario, non opta per un decoroso e silente commiato, con uscita in sordina dalla porta di servizio, ma ha la spudoratezza di proclamare a reti unificate «lascio una sanità migliore di quella che ho trovato». Da quali elementi tragga l’ennesima tragicomica dichiarazione, non è dato sapere I numeri forniti dalla relazione annuale della magistratura contabile e dal report del Tavolo interministeriale permanente di monitoraggio “Adduce”, dicono esattamente il contrario. E i numeri, ostinati e cocciuti, intesi come indicatori dei parametri (a cominciare da punteggio Lea e disavanzo economico-finanziario ), sia quelli riferiti all’ultima rilevazione ufficiale (2016), che quelli ufficiosi del 2017, sono nettamente peggiori degli indici relativi alla data del suo insediamento (marzo 2015). Scura ovviamente ne è consapevole, ma accampa puerili scuse : «Non hanno trasmesso i dati; Roma e la Regione mi hanno lasciato solo; è colpa dei debiti del 2008…». Un po’ come quei mediocri allenatori di calcio che, non avendo il coraggio di dimettersi dopo 10 sconfitte consecutive, foriere di certa retrocessione, alla notizia dell’esonero, lo attribuiscono al terreno di gioco in pessime condizioni, agli arbitraggi sfavorevoli, agli infortuni dei giocatori: mai a propria manifesta incapacità. E, lungi dal restituire emolumenti percepiti a fronte di una prestazione del tutto insufficiente, scaricano la responsabilità del loro fallimento su massaggiatore e preparatore atletico. Caro ingegnere,la verità è che la sua attività quasi quadriennale è stata connotata da supponente autoreferenzialità, pervicace incoerenza, clamorosa inefficienza e manifesta inadeguatezza. I calabresi rischiano di pagare un conto salatissimo, tra annunciato blocco triennale del turnover e aumenti di accise e addizionali regionali, relegando forse la Calabria nella umiliante condizione di unica regione commissariata, ad libitum, un marchio d’infamia. In un sussulto di dignità, lasci almeno la scena chiedendo scusa ai calabresi con un inchino a mani giunte, pronunciando, a testa china la millenaria formula nipponica “gomen nasai”.
*segretario regionale Anaao-Assomed
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