CATANZARO C’è una nuova speranza per i docenti che intendano rientrare in Calabria e in generale al Sud. Ed è legata all’accordo raggiunto tra governo e sindacati sulla mobilità, firmato lo scorso 31 dicembre, che si somma alla regola dei nuovi concorsi previsti nella Manovra e soprattutto al numero elevato di prepensionamenti che dovrebbero scattare in virtù dell’introduzione di “quota 100”. C’è poi la novità dei 2.000 insegnanti da assumere per potenziare il tempo pieno e che interesserà soprattutto le regioni del Mezzogiorno.
Stando ai calcoli riportati dai sindacati il numero del personale docente che ha già presentato domanda di pensionamento in tutta Italia è pari a 15.190 di cui gran parte del Sud Italia per via della prevalenza della maggiore età media dei docenti. A questi dovrebbero poi aggiungersi quanti vorranno avvalersi dell’uscita anticipata prevista dal sistema introdotto dal governo gialloverde: su questi numeri regna molta incertezza. Anche se il Miur ha già elaborato alcuni dati ipotizzando che in media tra i prof con almeno 62 anni e 38 di contributi ci siano molti con almeno sei anni di contributi maturati al di fuori del mondo scolastico: stando a questi dati i numeri comunque restano molto altalenanti, si va da 20mila a 70mila docenti in uscita.
La fuoriuscita di questa massa di professori dunque libererebbe un numero equivalente di cattedre che, stando all’accordo sulla mobilità raggiunto a fine anno e al sistema di reclutamento per nuovi docenti, dovrebbero appunto dare ampie possibilità di rientro ai professori “emigrati” nelle regioni del Nord Italia soprattutto negli anni 2015-2016, sulla spinta delle 55mila assunzioni della “Buona scuola”, la riforma voluta dal governo Renzi. Infatti sia le regole sulla mobilità che sulle nuove assunzioni prevedono una formula che premia i trasferimenti provinciali. In particolare, per quanto attengono le regole di copertura dei posti lasciati vacanti dai pensionamenti il metro generale è che la metà dei posti va all’ingresso dei vincitori di concorso e l’altra metà si ripartisce per l’80% ai trasferimenti provinciali e per il 20% alla mobilità professionale. Praticamente il 40% dei posti liberi nel 2019/20 sarà riservato ai trasferimenti fra province.
Inoltre solo per questo anno scolastico se il numero di posti in una scuola è dispari, il posto in più sarà riservato sempre ai trasferimenti provinciali: un meccanismo anche questo che dovrebbe dunque far salire quella percentuale ad oltre il 40 per cento.
E ritornando ai numeri che interessano maggiormente i docenti del Sud, cioè ai posti che potrebbero liberarsi, i dati stimati parlano di oltre 4.800 cattedre disponibili per i trasferimenti provinciali verso il Sud Italia.
Un’occasione questa che dovrebbe restare unica visto che il meccanismo premiale per i trasferimenti interprovinciali varrebbe solo per l’anno 2019-2020. Visto che già a partire dalla regola del 40% scenderà al 30% nel 2020/21 e al 25% nel 2021/22. Ma soprattutto in previsione della linea che il governo ha già comunicato di voler adottare sulle nuove assunzioni, che dovrebbero essere solo su base regionale. I nuovi concorsi per gli anni futuri, preventivati dal governo Conte, si terranno solo in singole regioni, cioè dove i posti sono disponibili. E poi c’è il comma entrato nell’ultima Manovra finanziaria che prevede l’introduzione della regola dell’obbligo, per chi vince una cattedra in una regione, di non poter far domanda di trasferimento per 5 anni. Da qui la corsa che si aprirebbe con la nuova finestra prevista per presentare le domande di trasferimento. Anche se non c’è ancora una data certa, si parla dell’apertura delle procedure a partire da febbraio prossimo. I docenti che intenderanno avvalersi di questi meccanismi premiali dovranno dunque attrezzarsi fin da subito: quella finestra rimarrà aperta appena tre settimane.
r. d. s.
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