CATANZARO Gianpaolo Chiappetta è stato condannato dalla Corte dei Conti a restituire «una somma risibile (2.756 euro, ndr) non perché lo stesso abbia effettuato a suo tempo spese ritenute “non inerenti” ma solo perché non avrebbe esercitato il diretto controllo (nella sua qualità di presidente del gruppo Pdl) su spese effettuate dagli allora consiglieri regionali Aiello e Nucera». É quanto si legge in una nota del legale dell’ex consigliere regionale, Vittorio Gallucci, in relazione alla vicenda riguardante le condanne emesse dai giudici contabili in relazione ai rimborsi di Palazzo Campanella (qui la notizia). «Trattasi di un distinguo, per come è del tutto evidente, che non presuppone – prosegue il legale di Chiappetta – alcun dolo o colpa grave, che esula persino dalla congruità e che non è assolutamente riferibile a spese effettuate» da Chiappetta.
«Nella stessa sentenza – prosegue l’avvocato – viene, infatti, ricordato che il Giudice penale non ha a suo tempo rilevato non solo una condotta penalmente rilevante» nei confronti dell’ex capogruppo del Pdl e che «il Gip, nel proprio decreto, adduce anche quale motivazione dell’archiviazione alla notizia di reato, “la mancata prova che l’indagato volesse concorrere nell’indebita appropriazione anche attraverso omissioni di controlli, sottolineando l’assoluta e prevalente gestione oculata delle spese del gruppo ad avallare la condotta illecita” (così in sentenza pag. 113)».
L’avvocato sottolinea infine che nel corso del suo mandato Chiappetta «si è adoperato in maniera forte per contrastare il fenomeno dei rimborsi spese non dovuti, tant’è che nell’ambito del relativo procedimento penale la sua posizione è stata archiviata nella fase istruttoria», e annuncia che la condanna della Corte dei Conti sarà impugnata.
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