LAMEZIA TERME «Siamo estremamente preoccupati per le conseguenze che il provvedimento di autorizzazione alla ricerca di idrocarburi nel mar Ionio avrà per l’ecosistema marino e per il territorio in generale. E per questo siamo pronti a qualsiasi azione per fermare questa procedura». Il presidente di Confagricoltura Calabria, Alberto Statti prende una netta posizione contro quella che definisce «una scelta di politica energetica sbagliata».
«Questa scelta – afferma – va in direzione opposta alla logica dell’utilizzo di fonti rinnovabili da sempre seguita dalle nostre imprese che negli anni hanno investito nel segmento delle bioenergie e nelle fonti ecosostenibili». «Inoltre non si comprendono le ragioni – aggiunge – di una strategia che non tiene in alcun conto le vocazioni del territorio e che rischia, viceversa, di comprometterne gli sviluppi futuri. Soprattutto perché si basa su un sistema di devastazione dei fondali in un’area particolarmente delicata per le caratteristiche geologiche come quella del Crotonese».
Da qui i principali dubbi da parte del presidente Statti sul provvedimento adottato dal ministero dello Sviluppo economico e pubblicato – il 31 dicembre scorso – sul Buig (Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse) «per i danni che si avranno nei comparti dell’agricoltura, del turismo, dell’itticoltura e nel sistema della pesca locale». «Un settore, quest’ultimo – evidenzia il leader di Confagricoltura Calabria – da anni già duramente provato da una crisi senza termine». Una posizione quella scelta da Confagricoltura Calabria che è in linea anche con quella delle altre confederazioni delle regioni interessate dal provvedimento: Puglia e Basilicata. «Sono in stretto contatto con i miei omologhi e con i vertici nazionali – dice Statti – per adottare tutte le iniziative necessarie per fermare un provvedimento insensato che considera la Calabria e il resto del Mezzogiorno come una sorta di “colonia” energetica da sfruttare senza neppure consultare i territori e chi per questi quotidianamente lavora». «Il governo – conclude – deve da subito mettere in campo atti concreti e non semplici proclami per bloccare questa procedura che rischia di vanificare tutti gli sforzi finora adottati dal sistema delle imprese locali per rilanciare l’economia del territorio».
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