CATANZARO Un grande potenziale ma anche una grande “incompiuta”, almeno finora. E’ questa la fotografia “in bianco e nero” del Porto di Gioia Tauro fatta dalla Corte dei Conti -Sezione di controllo degli enti, che ha ufficializzato la relazione sulla gestione dell’Autorità portuale calabrese con riferimento al 2017. Nel referto, che è stato trasmesso al Parlamento, la magistratura contabile analizza i punti di forza ma anche i tanti punti di debolezza dell’infrastruttura gioiese.
«SERVONO PIU’ INVESTIMENTI» «La posizione geografica del porto di Gioia Tauro, baricentrica nel mar Mediterraneo, lo ha caratterizzato – scrive in premessa la Corte dei Conti – quale scalo di transhipment di contenitori, indirizzandone la vocazione e lo sviluppo economico. Il mancato sviluppo del retroporto non ha giovato al consolidamento della leadership del porto di Gioia Tauro nel confronto con gli altri competitor nel Mediterraneo. A oggi, pertanto, è necessaria un’accelerazione degli investimenti in impianti e servizi unitamente a un rafforzamento della capacità amministrativa».
LA NUOVA “GOVERNANCE” La magistratura contabile ricorda poi che «l’Autorità portuale di Gioia Tauro è ancora retta da una gestione commissariale straordinaria a decorrere dall’aprile del 2014», auspicando che «l’approvazione della norma contenuta nella legge 136 del 17 dicembre 2018 risolva la compresenza nella stessa Autorità dei porti di Gioia Tauro e Messina, con la costituzione delle Autorità dei Mari Tirreno meridionale e Ionio e di quella dello Stretto, conduca al superamento dell’incerta situazione dell’ente»: QUESTO superamento – precisa la Corte dei Conti – «non appare più rinviabile in quanto, in un contesto di competitività, questa situazione di indeterminatezza rischia di marginalizzare l’attività del porto».
LIMITI NELLA PROGRAMMAZIONE Anche sulla programmazione e pianificazione il Porto di Gioia Tauro registra limiti e ritardi. Secondo la Sezione di controllo degli enti della Corte dei Conti «l’Autorità portuale ha riferito che il Piano regolatore portuale di Gioia Tauro non è ancora stato approvato a causa della mancanza del parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici e del Dipartimento ambiente della Regione Calabria»: da qui «le forti perplessità» della magistratura contabile «in quanto il Piano regolatore portuale rappresenta uno strumento fondamentale per la corretta pianificazione di medio lungo termine». E inoltre «non è più rinviabile l’adozione di una pianificazione che preveda l’efficace integrazione delle competenze dell’Autorità portuale con quelle della Regione e del Governo nazionale». Inoltre, anche nel Piano operativo triennale «non figurano – osserva la Corte dei Conti – raccordi con gli strumenti pianificatori nazionali ed europei e non vi è specifica evidenza delle coperture dei fabbisogni di spesa nel triennio 2017-2019 necessarie per realizzare gli interventi programmati che, per il Porto di Gioia Tauro, sono quantificati in oltre 187 milioni».
LA SITUAZIONE DELLE CONCESSIONI La relazione dei giudici contabili pone l’attenzione anche sull’aspetto delle concessioni, rimarcando anzitutto come «per rilanciare l’economia portuale occorra adottare procedure competitive per l’affidamento e il rinnovo delle concessioni dei beni demaniali, in modo da assicurare la più ampia trasparenza, non discriminazione e concorrenza». Inoltre, si fa presente che «il commissario dell’Autorità portuale ha avviato un’istruttoria amministrativa tesa a verificare il rispetto degli impegni da parte della principale società concessionaria», perché – spiega la Corte dei Conti – «la sottoutilizzazione del terminal impone una stringente verifica sulla sussistenza dei requisiti per il mantenimento del vigente assetto delle concessioni e autorizzazioni con la società terminalista. Nel luglio 2016 il concessionario si era impegnato al rilancio del terminal ma, a detta dell’Autorità portuale, a fronte degli investimenti pubblici, si è assistito al decremento dei contenitori movimentati e al mancato potenziamento, da parte del concessionario, dei mezzi portuali. La Corte, nel riservarsi una pronuncia circa la verifica avviata dal commissario che si auspica essere puntuale e propositiva, ricorda che la durata della concessione non è una variabile indipendente, discrezionalmente individuabile dal concedente in base a elementi standardizzati, ma viene determinata caso per caso in stretta aderenza al piano finanziario di ammortamento del costo dell’opera e in funzione dei livelli tariffari applicabili e dell’ammontare del contributo dello Stato per la realizzazione dell’investimento».
TRAFFICO IN PICCHIATA Note dolenti arrivano invece sul fronte dei dati del traffico nel Porto di Gioia Tauro. «Si riscontra – dice chiaramente la Corte dei Conti – la perdita complessiva di competitività̀ internazionale del transhipment, sia a causa dei nuovi porti nei Paesi emergenti del Mediterraneo, sia della riduzione dei costi portuali delle penisole balcaniche, iberiche e del porto di Malta, sia infine dell’incremento dei vantaggi offerti da nuove attività di innovazione e formazione. Nel 2017 il Porto di Gioia Tauro ha segnato un sensibile calo dei traffici dopo la fase di recupero che aveva caratterizzato il 2016», perdendo il primato nella movimentazione di container in Italia, a favore di Genova, e ulteriori quote di mercato rispetto agli altri principali scali del Mediterraneo e passando dal primo posto del 2007 al nono posto del 2017.
I “CONSIGLI” DELLA CORTE DEI CONTI Ma la magistratura contabile non si limita all’analisi tecnica, offrendo anche dei “consigli” per un rilancio del Porto di Gioia Tauro. «L’Autorità portale – si legge nella relazione – ha a più riprese, evidenziato l’esigenza di diversificare le attività portuali e di affiancare, alla spiccata vocazione di transhipment, anche quella di hub portuale dotato di moderni servizi di logistica. Questa Corte è dell’avviso che ciò permetterebbe di creare le condizioni per moltiplicare il traffico merci da e verso l’entroterra. E’, dunque, auspicabile che lo sviluppo del porto di Gioia Tauro non sia rimesso alle sole operazioni di transhipment, che non portano valore aggiunto alle attività economiche del territorio, ma che si creino le condizioni per attrarre nell’area portuale imprese industriali e logistiche con valorizzazione del sistema retroportuale anche grazie all’istituzione della Zona a economia speciale (Zes)». E la Zes – conclude la Corte dei Conti – «nell’Autorità portuale potrà trovare collocazione congeniale nelle aree retrostanti il porto e ricomprendere anche aree territorialmente non adiacenti ma collegate tra loro da un nesso economico funzionale».
Antonio Cantisani
redazione@corrierecal.it
x
x