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«Occorre rifondare Catanzaro»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 14/01/2019 – 8:54
«Occorre rifondare Catanzaro»

Di cos’altro ha ancora bisogno Catanzaro? Quale digestivo dobbiamo bere per toglierci l’amaro di una amministrazione a dir poco disattenta? Addolcirsi la bocca per non pensare a ciò che è accaduto in tutto questo tempo, senza che nulla cambiasse e nulla migliorasse: stesso andazzo e stesse figure ad occupare gli scranni dell’aula rossa di Palazzo De Nobili.
Può essere che negli anni sia stato sostituito qualche consigliere, ma l’essenza, la fisionomia, i fatti partoriti dalla politica catanzarese, sono sempre uguali. Figuri che, a parole sembrano essere seriosi, determinati, disponibili, persino dialoganti, ma che dai fatti lasciano trasparire il loro fine ultimo che è quello di essere coinvolti nel maggior numero di commissioni consiliari, incarichi che garantiscono prebende e gettoni di presenza. Più raramente notorietà e prestigio. Comunque sono attenzioni che risultano sempre gradite ai “rappresentanti” del popolo pronti a ricambiare in mille modi, sia pure nell’evitare una fila allo sportello. Rapporti sempre utili per chi fa politica, specie in prossimità di campagne elettorali.
Passa anche da questi atti minimali la concorrenza spietata alla corsa al “seggio” sia che si tratti di elezioni amministrative, sia che la partita si giochi per il Parlamento. D’altronde si tratta di appuntamenti che mobilitano tutti: si muovono le lobby, i “politici di lungo corso”, coloro che rappresentano o hanno rappresentato il partito e la “corrente” a più alti livelli; quelli che hanno il carisma di intervenire e di decidere anche con una telefonata. Sono loro i “gurù” della politica; riconosciuti anche come i “pifferai” degli elettori che quotidianamente seguono, commentano e analizzano l’andamento dell’agenda politica, come si fa con un titolo di borsa. Politici che godono della venerazione da parte dei “discepoli” che riconoscono in loro la “magia” di essere decisivi per la loro carriera politica e non solo.
Ed ecco che l’analisi richiama alla memoria le cronache dei giorni scorsi riportate dai mezzi di informazione locali a proposito degli appetiti mai sopiti di Sergio Abramo alla presidenza della Regione e, dell’anelito del giovane presidente del Consiglio comunale Polimeni, il quale non disdegnerebbe di abbandonare la poltrona a condizione che possa occupare quella più prestigiosa di sindaco.
Tutto può accadere nel dedalo impenetrabile della politica di questa città. Mai meravigliarsi, infatti, di ciò che accade, specie quando alle spalle c’è un uomo politico molto influente che muove le pedine. La perplessità, semmai, la suscita l’età del candidato, la mancanza di una sufficiente esperienza per ricoprire un ruolo così importante in una città capoluogo di regione. Condizione necessaria, se non indispensabile, per fare (e non essere) il primo cittadino di Catanzaro.
La responsabilità di ciò che accade – ovviamente si tratta solo della mia opinione – non è delle singole persone, ma dei partiti che non selezionano più i candidati e, dunque, non curano come, invece, dovrebbero la qualità degli aspiranti al soglio.
La quadra tra le forze politiche non va trovata a caso o secondo quanto offre la “parrocchia”.
Catanzaro ha bisogno di menti pensanti che sappiano come trovare il sistema per tirarla fuori dalla miseria delle idee, la mancanza delle quali costituiscono la causa delle condizioni in cui versa.
Catanzaro ha bisogno di liberarsi del disordine mentale che ha generato il progetto edilizio di cui dispone. La Città deve essere affidata a intelligenze che sappiano individuare i problemi e programmarli per tirarla fuori dalle secche che hanno generato solo degrado.
Catanzaro deve ritornare ad essere accessibile e soprattutto vivibile, com’era un tempo neppure tanto lontano. E per essere tale è propedeutico che i catanzaresi si oppongano a ché la Città non sia ulteriormente svenduta o depredata, prendendo coscienza che nel suo grembo ha le professionalità che possono garantire tutto ciò di cui ha bisogno per ritornare ad essere il “Centro direzionale della Calabria”.

*giornalista

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