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«No al regionalismo differenziato»

di Natale Mazzuca*

Pubblicato il: 15/01/2019 – 16:12
«No al regionalismo differenziato»

Pubblichiamo la relazione del presidente di Unindustria Calabria Natale Mazzuca in occasione dell’assemblea di Reggio Calabria.
Autorità, Signore e Signori, Colleghi,
grazie per aver accolto l’invito alla terza Assemblea di Unindustria Calabria che da poco più di quattro anni riunisce in un unico soggetto tutti gli imprenditori della regione aderenti a Confindustria.
Abbiamo inteso individuare come tema di questo fondamentale appuntamento della vita associativa “CRESCITE. Dalla visione al progetto.” con lo spirito di chi vuole continuare ad essere protagonista della vita civile ed economica della società, fornendo stimoli, suggerendo analisi e proponendo percorsi in assoluta coerenza con gli indirizzi strategici e l’azione svolta a tutto campo da Confindustria con coraggio, determinazione ed autorevolezza.
Un ringraziamento sentito e non rituale al signor Sindaco della città metropolitana di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà ed a Sua Eccellenza il Prefetto Michele Di Bari che ringrazio per i significativi indirizzi di saluto che hanno inteso riservarci.
Nella stessa misura ringrazio Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo di Reggio Calabria – Bova per l’alto contributo sociale che ci fornirà nel corso di questi nostri lavori ed il professor Roberto Musmanno Assessore alle Infrastrutture della Regione Calabria con il quale ci confronteremo sui temi dell’economia e dello sviluppo del territorio.
Mi sia consentito un ideale abbraccio a nome di voi tutti a Vincenzo Boccia che sta guidando con autorevolezza e lungimiranza la nostra Associazione, alla quale siamo legati con profondo senso di appartenenza, consapevoli del ruolo fondamentale che svolge nell’interesse delle imprese, degli imprenditori e della creazione di quella ricchezza complessiva capace di garantire crescita economica, occupazione e benessere.
Tornare in Calabria per la quarta volta nel corso dei primi tre anni da Presidente di Confindustria è più che una espressione di amicizia e di vicinanza, è il segno di una condivisione profonda delle problematiche che attraversano ed investono il nostro territorio, una evidente testimonianza di stima ed apprezzamento per l’azione di Unindustria Calabria, per gli imprenditori calabresi, per la loro storia e per il senso di dignità con cui portano avanti le loro aziende pur con tante difficoltà.
Come si fa a non volergli bene?
Grazie ancora per essere qui e per quello che fai tutti i giorni per lo sviluppo e per le imprese.

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L’anno che sta iniziando riceve come principale eredità da quello appena concluso uno scenario economico caratterizzato da una incertezza percepita che caratterizza tanto gli assetti istituzionali che quelli politici, con i conseguenti e prevedibili riverberi sui mercati reali e finanziari.
Imprese, territori e cittadini sono immersi in sistemi economici e sociali molto più complessi del passato. In questo terzo millennio, tanto le imprese che i territori sono entrati nel cono d’ombra del peso crescente delle piattaforme produttive globali e della componente finanziaria nell’economia.
Il raggio di realizzazione delle produzioni si è allungato. Quote sempre più ampie di beni e servizi sono ideate, prodotte e distribuite attraverso catene del valore sempre più lunghe, sofisticate e territorialmente disperse.
In questo contesto, il fattore strategico della produzione diventa la simultaneità che si realizza nelle reti lunghe del capitale finanziario, delle multinazionali, di internet, delle filiere della subfornitura.
I sentieri evolutivi futuri risultano sempre più difficili da prevedere anche perché alla complessità delle variabili di contesto si sommano dinamiche veloci nei fattori della produzione.
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La congiuntura calabrese, nella prima parte del 2018, ha fatto registrare un consolidamento della ripresa dell’attività economica che rimane ancora insufficiente a colmare il crollo registrato durante gli anni della crisi.
La produzione nel settore industriale si è confermata la più dinamica ed ha continuato nella sua moderata espansione, mantenendosi in linea con l’andamento del 2017.
Tra i settori di specializzazione regionale, il comparto dell’industria alimentare è quello che ha fatto registrare il maggiore incremento delle vendite, confermandosi trainante per l’industria locale.
Dopo una lunga fase di debolezza, il processo di accumulazione del capitale si è intensificato e le vendite all’estero sono cresciute in maniera significativa, pur mantenendosi su valori modesti in termini assoluti.
L’attività nei servizi ha mostrato segnali di incremento più intensi rispetto al passato con un contributo importante offerto dalla positiva stagione turistica. Per quanto riguarda quest’ultima, le più recenti stime dell’Osservatorio sul turismo della Regione Calabria indicano che le presenze di turisti sarebbero cresciute del 2,9 per cento nei primi otto mesi dell’anno, tanto per quanto riguarda la componente nazionale quanto (e soprattutto) per quella estera.
La ripresa dell’occupazione già osservata nel precedente biennio si è ulteriormente rafforzata, in misura purtroppo non ancora sufficiente a recuperare i livelli pre crisi che pure non erano eccellenti. In Calabria gli occupati nel complesso sono aumentati dell’1,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017, un dato superiore a quanto osservato nel resto del Paese. L’aumento dell’occupazione ha riguardato soprattutto i servizi, confermando la dinamica positiva dei settori produttivi in filiera.
Il tasso di disoccupazione è rimasto pressoché invariato perché in misura contemporanea sono aumentate le persone che hanno ripreso a cercare lavoro segno di un timido recupero di fiducia.
A fronte di un quadro generalmente positivo, occorre mettere in evidenza due elementi negativi.
Nel porto di Gioia Tauro prosegue il calo del movimento di container. Secondo i dati dell’Autorità portuale, nei primi nove mesi dell’anno il traffico è diminuito di circa il 6% rispetto al corrispondente periodo del 2017.
Nel settore delle costruzioni, purtroppo, la fase negativa non si è ancora interrotta.
L’attività nel comparto dell’edilizia residenziale rimane fiacca, anche a causa dell’invenduto accumulatosi durante la crisi. Particolarmente debole resta il livello di attività nel comparto delle opere pubbliche, sul quale incide soprattutto il calo delle gare bandite dalle Amministrazioni locali ed il mancato avvio dei tanti interventi strutturali ed infrastrutturali previsti dai vari Piani nazionali, comunitari e regionali. Interventi strategici non solo in termini di ammodernamento dell’intero sistema territoriale regionale, ma di difesa e messa in sicurezza del territorio rispetto a fenomeni gravosi e pressanti come il dissesto idrogeologico, il rischio sismico e l’erosione delle coste.
Un capitolo a parte meritano le infrastrutture, da quelle rilevanti per implicazioni strategiche, ricadute economiche, entità degli investimenti e tempi di realizzazioni come potrebbero essere, a titolo d’esempio e non esaustivo, il ponte sullo stretto (da poter considerare, a buona ragione, al pari della “TAV” per Calabria e Sicilia); il sistema degli aeroporti regionali e quello portuale, ferroviario ed autostradale; fino a quelle indispensabili a garantire la viabilità ordinaria, la mobilità dei cittadini ed una circolazione delle merci e dei prodotti finiti in linea con gli standard dei nostri competitors.

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La grande crisi dell’ultimo decennio ci lascia in eredità una transizione verso un nuovo paradigma produttivo e di fare industria ed economia che tende a condurre verso assetti sociali nuovi.
Abbiamo imparato sulla nostra pelle che quanto accaduto in questo arco di tempo non è stato frutto di un perverso meccanismo di temporanea distruzione e compressione di economie, imprese, reddito ed occupazione. Con buona pace di tutti, dopo la tempesta non sarà possibile tornare ai vecchi e rassicuranti equilibri economici e sociali del passato. Non ci sarà nessun dispositivo che farà recuperare in modo automatico i fatturati non realizzati, i lavoratori licenziati, i mercati perduti.
Abbiamo capito che la rivoluzione digitale in atto tenderà a destrutturare sempre più l’industria tradizionale. La diffusione delle macchine “intelligenti” darà vita a nuovi modelli produttivi e nuove opportunità per realizzare beni e servizi di maggiore qualità e personalizzazione a vantaggio di una domanda crescente di prodotti dedicati ed in piccola serie.
Una frontiera ricca di opportunità per il sistema delle imprese calabresi da sempre indirizzate, per dimensioni e tradizioni, verso mercati di nicchia. Con la costituzione del Digital Innovation Hub Calabria insieme alle tre Università calabresi, a Confindustria Digitale, al cluster Fabbrica Intelligente ed alla regione Calabria, come Unindustria Calabria abbiamo inteso stimolare gli imprenditori verso questi nuovi orizzonti, affiancando e supportando le imprese in maniera concreta nel percorso obbligato di adeguamento verso l’innovazione digitale e la ricerca applicata.
E’ un percorso che necessita tuttavia di importanti sostegni pubblici – già introdotti dal cosiddetto piano “Industria 4.0” – che occorre però ulteriormente articolare e sostanziare, soprattutto a favore dei territori in ritardo di sviluppo come la Calabria, per sostenere le imprese nell’importante sfida verso la competitività, sottesa da mercati sempre più dinamici e selettivi.
La nuova rivoluzione industriale, infatti, oltre a dischiudere nuove opportunità, tende ad amplificare nuove fratture produttive, imprenditoriali e territoriali. Le imprese più attrezzate e reattive sperimenteranno il successo, quelle più refrattarie perderanno posizioni. I territori consonanti con le sfide del nuovo modo di produrre e lavorare conosceranno nuove prosperità, i territori pigri e conservatori conosceranno regressioni e marginalità.
Le imprese, diversamente dal passato, non sono alla ricerca di generici contesti localizzativi. Oggi le imprese tendono ad insediarsi nelle aree dove possono usufruire di servizi pubblici e privati avanzati, con elevata coesione sociale, con strutture di ricerca applicata aperte alle collaborazioni con gli imprenditori e con la presenza di altre imprese con cui fare rete.
Il radicamento delle imprese con il territorio è un processo che va alimentato e manutenuto nel tempo non è una scelta definitiva ed irreversibile. Per questo a competere non sono soltanto le imprese, le reti e le filiere imprenditoriali ma anche i sistemi socio-istituzionali territoriali.
Il successo di una impresa dipende in prima battuta dalle capacità e dalle abilità dell’imprenditore ma, oggi come non mai, diventa determinante la qualità, in senso lato, dei luoghi di localizzazione.
Per stimolare gli investimenti e provare ad attrarre investitori esterni, quanto mai necessari in un territorio come quello calabrese, occorre un impegno collettivo e straordinario in questa direzione.
Prendendo a prestito il linguaggio degli economisti, si potrebbe dire che l’indicatore sintetico che meglio rappresenta e racchiude questi fattori si chiama reputazione.
E’ un concetto che non mi stancherò mai di ripetere e che mi piace ribadire con forza e convinzione. L’impegno prioritario di ognuno, ai diversi livelli di responsabilità politica, amministrativa, sociale ed economica deve essere orientato in questa direzione: restituire alla Calabria ed ai calabresi una solida immagine di affidabilità.
Noi imprenditori sappiamo bene che dobbiamo fare la nostra parte. La storia insegna, a nostro merito, che non abbiamo paura dei cambiamenti. Siamo consapevoli che il nostro dovere è quello di provarci sempre, di affinare le capacità di visione per tentare di allungare l’orizzonte, di guardare al bicchiere mezzo pieno e non a quello mezzo vuoto. Nessuno di noi indulge a guardare al passato. Il nostro impegno quotidiano è rivolto ad attrezzarsi al meglio per intercettare e costruire il futuro.
In uno scenario che si annuncia di forti discontinuità produttive, organizzative e di mercato, soprattutto in Calabria, non servono le rendite di posizione, le vecchie abilità, le antiche certezze, l’estemporaneità od il fai da te. In un mondo sempre più interconnesso, veloce ed interdipendente, a tutti i livelli di responsabilità, contano poco le capacità di galleggiamento, la continuità pigra e l’autoreferenzialità di cui troppo spesso ci sentiamo circondati. Quello che serve è visione lunga, capacità di innovare, di adattamento al nuovo, di propensione al rischio.
Come amava ripetere Marchionne. “E’ leader chi ha coraggio, sfida l’ovvio, segue strade non battute, rompe vecchi schemi e chiude con le abitudini consuete”.
Da un po’ di tempo, in maniera paradossale, in nome di una volontà di cambiamento solo declamata, si respira un’aria anti industria ed anti impresa.
Non credo che esista niente di più anacronistico ed antistorico.
L’industria è di per sé cambiamento continuo, perseguimento di nuovi traguardi, sfida aperta a nuove sfide. L’industria è da sempre la struttura portante ed irriducibile della trasformazione economica e sociale. I cambiamenti industriali si sono storicamente accompagnati a grandi cambiamenti della struttura sociale. Senza industria o con industrie stagnanti anche il progresso sociale e civile arranca. La storia della nostra Calabria ne è testimonianza viva e tangibile.
Ma il cambiamento non è un bene in sé. Ciò che serve è il cambiamento in meglio.
Un cambiamento fine a se stesso, può peggiore la situazione non migliorarla.
Non è un buon cambiamento l’intonazione anti-crescita e anti-industria di componenti importanti dell’attuale maggioranza di governo. Non sarà la decrescita a determinare la felicità dell’Italia, che non cresce da più di un ventennio, ed a maggior ragione della Calabria che soffre da epoca immemorabile di mancata crescita. Inseguire la decrescita significa puntare su meno occupati, meno reddito, meno servizi, meno opportunità per tutti.
Non è un buon cambiamento la reintroduzione di norme che irrigidiscono il mercato del lavoro.
Non è un buon cambiamento rimettere in discussione il completamento e la costruzione di nuove infrastrutture strategiche.
Non è un buon cambiamento accentuare la spesa pubblica improduttiva finanziandola attraverso aumenti insostenibili del debito pubblico.
Non è un buon cambiamento spostare risorse importanti dalla produzione all’assistenza.
Non è un buon cambiamento ritornare a forme di statalismo ormai desuete e inefficaci.
Non è un buon cambiamento mettere in discussione a giorni alterni l’adesione all’unione monetaria ed all’Unione Europea.
Non è un buon cambiamento un “regionalismo differenziato” centrato su regioni di serie A (tutte del Nord) con competenze e risorse finanziarie abbondanti e regioni di serie B (tutte del Sud) con competenze e risorse ridotte. Questa differenziazione, se dovesse malauguratamente realizzarsi, porterebbe ad un Paese più diviso e territorialmente più divergente.
Nord e Sud sono molto più complementari di come vengono rappresentati e le rispettive economie molto più intrecciate ed interconnesse di quanto non vedano osservatori frettolosi e superficiali.
E’ assurdo ed antistorico il solo pensare, a titolo d’esempio, a modelli regionali differenziati di scuola, università, sanità e mobilità. Senza la garanzia di standard essenziali nei servizi fondamentali il rischio è quello di dividere, nei fatti, il Paese in due. Da un lato il Nord, a cittadinanza piena, dall’altro il Sud, a cittadinanza limitata.
Un cambiamento di cui non si avverte alcuna utilità, né per l’Italia né tantomeno per gli italiani.

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Caro Presidente, illustri Ospiti, cari Colleghi
c’è un messaggio che vorrei emergesse in maniera chiara da questa Assemblea degli imprenditori calabresi aderenti a Confindustria: se c’è un’area del Paese interessata ad attivare un processo virtuoso di cambiamento questa è la Calabria!
Non siamo un territorio fermo e refrattario allo sviluppo e meno ancora in attesa passiva di provvidenze improduttive. La domanda che emerge dal sistema delle imprese, dai lavoratori e dalle famiglie è quella di cambiamenti effettivi, utili, misurabili in termini di allargamento del benessere collettivo, di investimenti pubblici e privati, di crescita dell’occupazione e della produzione.
Semmai, soprattutto in periodi così incerti come quelli che stiamo attraversando ed in un territorio contraddistinto da troppe emergenze come è il nostro, il cambiamento ha bisogno di ambienti istituzionali dinamici, efficaci ed efficienti e di politiche pubbliche proattive.
La propensione al rischio degli imprenditori, vero motore per la creazione di ricchezza endogena, deve essere sostenuta ed incoraggiata da regole certe ed interventi adeguati.
Qualità e stabilità delle istituzioni pubbliche locali, nazionali ed internazionali, rappresentano formidabili attenuatori di incertezze. Perché è anche di questo che hanno bisogno le imprese: stabilità degli assetti istituzionali e di governo, certezze normative e procedurali, adeguate politiche di sostegno.
Le precondizioni da porre in essere e difendere con impegno, partono da una rifocalizzazione delle attività a favore degli interessi generali e del bene comune.
Occorre che trovino concretezza grazie a politiche volte a favorire il benessere e la sicurezza sociale, puntando con decisione alla creazione di occasioni di lavoro regolare, stabile e dignitoso, combattendo e prevenendo il fenomeno del lavoro nero, impegnandosi ad assicurare reddito da lavoro per i giovani disoccupati e per gli adulti che sono costretti a compensi modesti a fronte di lavori precari ed occasionali. Ed ancora, dare dignità di vita a quanti versano in condizioni di povertà assoluta con interventi tesi a creare le condizioni strutturali affinché non si allarghi la platea dei poveri. Queste condizioni si chiamano lavoro, crescita e sviluppo. E’ solo il lavoro che può scongiurare la povertà futura ed è attraverso il lavoro produttivo che si dà dignità alle persone.
In particolare, hanno necessità di essere intensificate e concentrate in azioni a tutto campo, evidenti, tangibili ed efficaci attività in direzione della definitiva affermazione del rispetto delle regole e della legalità in tutti i consessi, nei procedimenti di evidenza pubblica, nei rapporti tra pubblica amministrazione e privati, nella quotidianità della vita dei cittadini.
Come Unindustria Calabria siamo impegnati da sempre su due fronti: da una lato nella prevenzione di ogni fenomeno criminoso e per questo chiediamo azioni concrete di presidio del territorio e garanzia di trasparenza nelle procedure pubbliche, certezza del diritto e dei tempi della giustizia; dall’altro lato per quanto riguarda la denuncia alle autorità preposte, supportando direttamente e con le nostre strutture gli imprenditori oggetto di queste attenzioni.
Non smetterò mai di dire che bisogna denunciare, senza se, senza ma e soprattutto senza paura!
Siamo stati tra i primi in Italia a far nostro e ad adottare il Protocollo di Legalità sottoscritto tra Confindustria e Ministero degli Interni. Era il 2010. Abbiamo spinto affinché si adottasse il metodo delle white list nelle procedure di qualificazione alle gare d’appalto. Purtroppo spiace dover rilevare che lo strumento rischia di risultare poco efficace dal momento che i tempi di risposta ed accertamento da parte delle pubbliche autorità sfiorano i 12 mesi!
Ci mettiamo nei panni delle autorità impegnate su mille fronti e non smetteremo mai di dire loro grazie per quanto fanno per la sicurezza di tutti noi, però non possiamo non chiedere un ulteriore sforzo in direzione del presidio del territorio e della legalità a tutela dell’impresa come valore sociale collettivo e degli imprenditori come generatori di ricchezza ed occasioni di lavoro.
L’amara considerazione, a fronte dei tanti accadimenti che siamo costretti a registrare giorno per giorno, è che ogni atto intimidatorio ad una qualsiasi attività economica rappresenta un attacco alla libertà d’impresa ed un pesante freno ad opportunità di sviluppo e di crescita economica e sociale.
Il messaggio che vogliamo venga compreso fino in fondo è che occorre fare massa critica.
Da soli non si va da nessuna parte.
E’ fondamentale saper cogliere che il problema non è dei singoli, siano essi imprenditori piuttosto che amministratori o cittadini, ma rientra nella sfera sociale e collettiva. E’ solo se si è affiancati dalle istituzioni, dalla pubblica opinione, dai colleghi e dalle associazioni di riferimento che si può guardare ancora avanti e con fiducia.
Caro Presidente, illustri Ospiti, cari Colleghi,
il titolo di questa nostra Assemblea “CRESCITE. Dalla visione al progetto” costituisce la traccia degli impegni prioritari di Unindustria Calabria per il 2019, un invito a guardare avanti ed un auspicio perché possano trovare concretezza.
Le iniziative e le azioni che andremo ad intraprendere, avranno come filo conduttore quello di promuovere e favorire l’avvio di processi in grado di attivare tutte le crescite possibili.
Abbiamo deciso di declinare la parola crescita al plurale nella convinzione che ci sia:
– una crescita che si misura con gli indici economici, ed una che si misura con la capacità di saperli interpretare correttamente;
– una crescita che ci consente di migliorare la qualità del nostro lavoro, ed una che ci consente di migliorare la qualità del territorio in cui lo svolgiamo;
– una crescita che ci rende più forti come cittadini, ed una crescita che ci rende più consapevoli delle nostre scelte;
– una crescita che dipende dal rispetto delle norme e delle regole ed una che dipende da quanto sapremo fare per metterle a sistema.
Crescere è un’opportunità che riguarda tutti.
Il nostro impegno è farlo bene e farlo insieme.
Grazie!

*presidente Unindustria Calabria

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