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Arrivano gli esuberi e la politica (ri)scopre i call center

Dopo le manifestazioni di protesta per i 400 operatori della Abramo Customer Care di Crotone fioccano i comunicati stampa. I pentastellati difendono il decreto Dignità e criticano «la bieca strumen…

Pubblicato il: 16/01/2019 – 17:26
Arrivano gli esuberi e la politica (ri)scopre i call center

CROTONE La politica (ri)scopre i call center. I segnali in realtà c’erano tutti già due mesi fa ed erano abbastanza chiari: a inizio novembre il segretario generale della Slc Cgil, Daniele Carchidi, aveva parlato (qui l’articolo del Corriere della Calabria) di 1500 posti di lavoro a rischio, con numeri molto alti soprattutto nel Cosentino e nel Crotonese. E proprio a Crotone la mattanza che era stata prevista si è materializzata con i 400 esuberi della Abramo Customer Care (qui la notizia della protesta dei giorni scorsi). Ora del problema si sono resi contro anche i politici locali, pronti a schierarsi con i lavoratori ma soprattutto a difendere, o ad attaccare, il decreto “Dignità”, provvedimento del governo gialloverde che sarebbe la causa del mancato rinnovo dei contratti degli operatori. Il M5S ovviamente respinge la «strumentalizzazione» ma lo fa con due pattuglie di parlamentari che si muovono in maniera distinta: di una fanno parte Anna Laura Orrico, Riccardo Tucci e Fabio Auddino, dell’altra le crotonesi Elisabetta Barbuto e Margherita Corrado. Sulla barricata opposta invece la consigliera regionale Flora Sculco, che non vede l’ora di mettere alla berlina «l’osannato cambiamento» gialloverde.
L’M5S DIFENDE IL DECRETO DIGNITÀ, MA «VA INTEGRATO» «Il futuro dei call center calabresi, ed in particolare l’attualità che ci impone le vicissitudini dei lavoratori di Crotone, merita una riflessione che vada oltre la bieca strumentalizzazione proposta da quanti, in lunghi anni di attività politica, la precarietà, invece di contrastarla, l’hanno alimentata», ammoniscono Orrico, Tucci e Auddino, che si premurano però di ricordare che «gli stessi lavoratori dei call center di Crotone sostengono su alcuni mezzi di informazione la ratio del decreto Dignità, che ha come obiettivo la salvaguardia dallo sfruttamento dei lavoratori del settore, è da considerarsi apprezzabile poiché pone un argine al tempo di utilizzo selvaggio dei contratti a termine». Il provvedimento tanto caro a Lugi Di Maio è quindi «l’inizio di un percorso normativo e politico che viaggia nell’ottica di favorire le stabilizzazioni» ed è necessario, secondo i tre parlamentari, «che questo vada integrato con soluzioni che scongiurino iniziative imprenditoriali non degne di questo nome». Vanno evitate le «ipocrisie» e quindi non si deve «omettere che i contratti in questione sarebbero comunque stati interrotti fra un anno», ma «viene da domandarsi quale logica di profitto muova quegli imprenditori che preferiscono sobbarcarsi, continuamente, i costi, economici e temporali, per formare nuove risorse da assumere a tempo determinato piuttosto che stabilizzare lavoratori ormai professionalizzati». Quindi l’annuncio dell’apertura di un «tavolo» al Mise con i sindacati e la fiducia cieca in Di Maio, che «saprà porre le basi per assicurare condizioni di maggiore dignità ai lavoratori».
BARBUTO E CORRADO CONTRO «IL SISTEMA» Le colleghe pentastellate Barbuto e Corrado si scagliano contro coloro che «tentano di difendere il sistema» e che vorrebbero «accreditarsi come i difensori dei più deboli». Il ragionamento prende il via da una notevole contorsione linguistica – «la cosa che più ci stupisce è la nostra totale incapacità di meravigliarci» – e si dipana ricordando gli anni in cui sono state «avallate azioni di precedenti governi che hanno privato i lavoratori della loro dignità condannandoli ad un precariato a vita». «Ma oggi – proseguono Barbuto e Corrado – sul banco degli imputati a Crotone siede il decreto dignità cui viene attribuita la responsabilità della perdita del lavoro di circa 400 persone cui la Abramo Customer Care non rinnova o non rinnoverà i contratti ed i cui vertici attribuiscono disinvoltamente le colpe al provvedimento legislativo varato nello scorso mese di luglio. Non ci meravigliamo affatto che la Società Abramo si affranchi da ogni tipo di responsabilità in merito a tali decisioni, pur contestandone vivamente la fondatezza per le evidenti discrasie tra i proclami ed il concreto operare. Ma soprattutto non ci meraviglia affatto, perché ormai di lapalissiana evidenza da molto tempo, la posizione di coloro che dovrebbero difendere gli interessi dei lavoratori». L’attacco è insomma rivolto ai sindacati che «si schierano a sostegno dell’azienda avallandone l’operato e, coniando il terrificante slogan “Meglio precari che disoccupati”, ne strumentalizzano la legittima protesta e ne aizzano le ire contro l’attuale Governo reo di avere fortemente voluto dare un forte impulso alla loro stabilizzazione anziché contro chi, dopo averli fatti lavorare per anni come precari, se ne libera disinvoltamente provvedendo a rimpiazzarli, mediante qualche escamotage, con risorse inquadrate in figure di natura diversa (ma che svolgeranno sempre lo stesso lavoro… come dire cambia l’involucro, ma il contenuto del pacco è sempre lo stesso) mirando esclusivamente al proprio interesse e al proprio profitto». Quindi un auspicio (piuttosto audace) a tornare «allo spirito e all’indipendenza che animò fenomeni come quelli di Solidarnosc» e la «solidarietà ai lavoratori che oggi protestano invitandoli ad una seria riflessione sulle reali responsabilità della loro attuale situazione».
SCULCO: «ALTRO CHE BOOM ECONOMICO» Ovviamente molto meno riflessiva è Sculco, che rileva che «la frittata è stata fatta» e coglie la palla al balzo per un ironico riferimento al «boom economico» annunciato da Di Maio: «Il cosiddetto Decreto dignità ha prodotto i suoi effetti devastanti provocando un danno occupazionale incalcolabile». «I lavoratori “licenziati dal decreto”, come tanti altri che già intravedono questa nefasta prospettiva, sono in grandissima parte collocati – prosegue Sculco – nelle aree più svantaggiate del nostro Paese. In queste realtà. le opportunità di lavoro costituiscono una preziosità da difendere e tutelare e semmai da moltiplicare e sviluppare. Nel caso del decreto dignità si interrompe un percorso di stabilizzazione e di speranza che tanti uomini e donne hanno allevato giorno dopo giorno, mese dopo mese, e che oggi vedono bruscamente svanire». Anche lei, ovviamente, esprime «tutta la vicinanza» possibile e immaginabile ai lavoratori e, come tutti i parlamentari grillini intervenuti, si dice disponibile a intraprendere «ogni utile iniziativa» per trovare una soluzione. Previo comunicato stampa.

s. pel.

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