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Denunciata per la musica troppo alta, il giudice l'assolve

La donna, titolare di un ristorante a Rende, era stata accusata da alcuni condomini

Pubblicato il: 16/01/2019 – 19:08
Denunciata per la musica troppo alta, il giudice l'assolve

COSENZA Il Giudice monocratico di Cosenza, Francesco Guglielmini, ha assolto la signora Ida Ruffolo perché il fatto non sussiste. La donna, titolare di un noto ristorante di Rende, difesa dagli avvocati Francesco Chiaia e Marco Stefano, era imputata per il reato di disturbo della quiete e del riposo delle persone. La ristoratrice, secondo la tesi dell’accusa, avrebbe mediante supposte emissioni sonore moleste turbato la serenità di alcuni abitanti del condominio. Da qui le numerose denunce sporte da una condomina accompagnate da richieste di intervento alle forze di polizia municipale, ai carabinieri, accessi agli atti presso la pubblica amministrazione con relativi accertamenti dell’Arpacal nel cuore della notte, durante le “serate” incriminate, per verificare il livello delle emissioni suppostamente moleste.  Gli Avvocati Chiaia e Stefano facevano rilevare, durante il dibattimento, anche mediante corposa produzione documentale ed indagini difensive, l’infondatezza di quanto lamentato dalla denunciante facendo emergere il dato che la generalità degli abitanti dello stabile, portati a sostegno dell’accusa, nel corso del loro esame e controesame avessero dichiarato di non essere stati in realtà turbati o molestati dalle emissioni sonore provenienti dal ristorante.  La difesa, anche all’esito di una consulenza tecnica di parte, dimostrava l’idoneità dei locali da un punto di vista di impatto tecnico-acustico nonostante l’accertamento dell’Arpacal, infatti è emerso in dibattimento che i dati rilevati dall’Arpacal anche qualora non fossero stati dichiarati nulli comunque non erano tali da risultare compatibili con quanto dichiarato dalla denunciante che lamentava provenire dal ristorante rumori da discoteca tali da far tremare lo stabile. Il pm De Renzo al termine della requisitoria aveva chiesto la condanna della ristoratrice, richiesta alla quale si era associata anche la parte civile. Il giudice istruttore ha però accolto in toto le richieste della difesa, rappresentata dagli avvocati Francesco Chiaia e Marco Stefano assolvendo l’imputata perché il fatto non sussiste.

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