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STIGE | Attesa per i verbali scottanti del maresciallo Greco

Il 14 febbraio andrà davanti al gup l’ex comandante della stazione di Cava-Melis, arrestato perché avrebbe favorito una ditta boschiva considerata vicina al clan Farao-Marincola di Cirò. Si tratta …

Pubblicato il: 19/01/2019 – 14:16
STIGE | Attesa per i verbali scottanti del maresciallo Greco

CATANZARO Avrà inizio il 14 febbraio, davanti al gup di Catanzaro, l’udienza preliminare a carico di Carmine Greco (foto), ex comandante della stazione di Cava-Melis (frazione del Comune di Longobucco), arrestato a luglio scorso con l’accusa di associazione mafiosa perché avrebbe favorito la ditta di taglio boschivo Spadafora, in odore di mafia, considerata dagli inquirenti vicina al clan Farao-Marincola di Cirò. Nel corso degli interrogatori l’indagato, difeso dagli avvocati Franco Sammarco e Antonio Quintieri, ha risposto e i suoi verbali verranno depositati al processo. È uno dei filoni di indagine più delicati e scottanti legati alla maxi-inchiesta “Stige” (i cui titolari sono il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e i sostituti Domenico Guarascio e Paolo Sirleo), che vede alla sbarra, tra rito ordinario e abbreviato, 188 persone ritenute intranee o sodali alla cosca cirotana. Tra queste vi sono anche gli Spadafora.
La chiusura indagini preliminari per Greco portava con sé tre accuse pesanti: associazione mafiosa, rivelazione del segreto istruttorio, omissioni d’atti d’ufficio e favoreggiamento, reati aggravati dal metodo mafioso. Da quando è stato arrestato Greco non ha mai lasciato il carcere anche se il Riesame ha riqualificato l’accusa di associazione mafiosa in concorso esterno.
LE INDAGINI CHE SI INTERSECANO E GLI SCONTRI AL VERTICE Proprio l’indagine della Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, è diventata terreno di scontro tra il procuratore Gratteri e il procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini sia davanti al Csm che davanti alla Corte di Cassazione (lo abbiamo spiegato qui).
Eppure Carmine Greco è stato un uomo decisivo per le indagini di un’altra Procura, quella di Castrovillari, guidata da Eugenio Facciolla. Tre mesi prima di essere arrestato dai carabinieri del Noe il maresciallo era assurto agli onori della cronaca come l’investigatore che aveva condotto le indagini su una funzionaria dell’ente in house della Regione, Calabria Verde. Antonella Caruso è accusata di avere ricevuto 20mila euro dall’imprenditore del taglio boschivo Antonio Spadafora per la concessione di un appalto.
Antonio Spadafora gioca un doppio ruolo: da un lato è imputato, insieme agli altri soci dell’omonima ditta, nel processo Stige come soggetto legato alla cosca cirotana, capace di monopolizzare il taglio boschivo e sbaragliare la concorrenza, e dall’altro lato è indicato dall’indagine di Castrovillari come concusso, uomo costretto a pagare la mazzetta per ottenere un appalto. Ma secondo le indagini della Dda il ruolo di concusso era stato cucito addosso a Spadafora, con l’aiuto di Greco, con lo scopo di “limare” la portata della sua caratura criminale davanti alle accuse contestate dalla Dda. Sarebbe stato lo stesso maresciallo, infatti, che gestiva l’indagine coordinata dalla Procura di Castrovillari, a suggerire ad Antonio Spadafora come scrivere gli sms da inviare alla Caruso, che sapevano essere intercettata, e come calarsi nei panni, meno gravosi, di “vittima del sistema”. Il 2 ottobre 2017 Antonio Spadafora contatta Greco e gli dice che i dettagli dell’appuntamento con la Caruso erano stati definiti e che l’incontro sarebbe avvenuto a breve. Sono le nove del mattino. Alle 13 circa Greco ferma la funzionaria della Regione che viene trovata in possesso di 20mila euro. Sulla provenienza dei soldi la donna non fornisce giustificazioni convincenti. In seguito a questo riscontro Greco chiede l’intercettazione delle utenze telefoniche della Caruso. E da quel momento partono una serie di sms dal cellulare di Antonio Spadafora sul cellulare della donna dal contenuto esplicito: Spadafora lamenta la delusione di non avere avuto lo sblocco dei lotti boschivi nonostante i 20mila euro. Un secondo sms viene mandato qualche giorno dopo e ha lo stesso tono eloquente ed esplicito. Tra un messaggio e l’altro vi sono incontri tra Antonio Spadafora e Carmine Greco. Nel corso di una intercettazione ambientale Antonio Spadafora si lascia sfuggire: «Quel messaggio ce l’ha mandato proprio l’ispettore Greco… il messaggio». Nel frattempo l’indagine di Greco si estende anche a Salvatore Procopio, agronomo, che avrebbe fatto da tramite, per la richiesta e il pagamento della tangente, tra Antonella Caruso e l’imprenditore boschivo.
QUEI FESTEGGIAMENTI CONTRO STIGE Le prospettive mutano e i ruoli si capovolgono nelle due indagini. Il 30 aprile scorso Antonella Caruso e Salvatore Procopio sono finiti ai domiciliari, su richiesta della Procura di Castrovillari, con l’accusa di concussione. Carmine Greco viene avvisato dal poliziotto Vito Tignanelli, il quale dice che l’operazione ha avuto grande eco mediatica. Poi il poliziotto festeggia: «Oh… ce l’avete… hanno fatto proprio una figura di merda con sta Stige oh!… omissis… Eh… sono contento che se lo sono presi in culo, pure se ci sentono. Sai quanto ce ne frega». C’è anche questo aspetto delle indagini che gravita nello scontro Gratteri-Lupacchini e davanti alla Cassazione.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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