di Pablo Petrasso
LAMEZIA TERME È un giorno qualsiasi nel 2017 e un trafficante di cocaina viene arrestato in un distributore di benzina a Londra. È un albanese: nella sua auto ci sono false di carte d’identità italiane; negli stivali, invece, due chili di polvere bianca. Sembra un episodio di micro cronaca. E invece per l’intelligence britannica (e non solo) è una conferma della collaborazione tra due mafie. Una parte di questa storia criminale si consuma nel quartiere di Gascoigne, un sobborgo di Londra in cui comandano gli Hellbanianz: sono una gang violenta, composta da membri di origine albanese. Smerciano grossi quantitativi di droga e alimentano la propria immagine di “successo” attraverso YouTube. Gangsta rap balcanico, Ferrari e mazzette di soldi esibite sui sedili. Il brand funziona: milioni di visualizzazioni per ciascun video e nuovi adepti abbagliati ogni giorni dagli “effetti speciali”.
Cambia lo scenario: dalle famiglie della Locride partono ordini che muovono cocaina per decine di milioni di euro. Le operazioni antimafia decimano gli affiliati ai clan, ma non basta. L’attività della cosiddetta “Banda del Belgio” continua. Lo documenta l’inchiesta “Pollino”: la coca che inonda il mercato europeo viene importata dal Sud America o acquistata in Olanda da gruppi albanesi. Alcuni carichi arrivano in Italia dal Nord Europa. È una tappa intermedia: la partenza è sempre dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. Il viaggio avviene in container «destinati ai porti commerciali di Rotterdam e Anversa». Gli emissari delle famiglie di ‘ndrangheta vanno personalmente in Olanda e in Belgio per chiudere gli affari – annotano gli inquirenti – con «soggetti di etnia albanese». L’accordo tra ‘ndrangheta e mafia albanese non è inedito: lo è la prospettiva di estendere il proprio controllo (e il business collegato) a tutto il Nord Europa.
Non lavorano semplicemente insieme: calabresi e albanesi hanno stretto un’alleanza molto salda. L’ex capo della divisione narcotraffico della Nca (National crime agency) inglese, Tony Saggers, lo ha raccontato al Guardian: «C’è un legame molto forte. Gli albanesi lavorano assieme alla ‘ndrangheta, non sono in competizione. E questo si aggiunge agli storici contatti degli italiani in America Latina». Non è un caso che gli snodi centrali siano Rotterdam e Anversa, i porti più trafficati d’Europa. Il secondo – che, come abbiamo visto, diventa luogo di incroci tra emissari delle due mafie – è direttamente collegato a Tilbury, il porto sul Tamigi che si trova a 15 chilometri dal territorio degli Hellbanianz. Nei due porti lavorano circa 240mila persone: ‘ndrangheta e mafia albanese ne avrebbero “assunte” diverse per i loro scopi.
Anna Sergi, docente in Criminologia dell’università di Essex specializzata nella ricostruzione di relazioni tra le mafie, conferma che albanesi e calabresi hanno unito le forze per monopolizzare i traffici ed evitare il momento più delicato del trasporto. Cioè l’attimo in cui il carico entra nel porto al termine della rotta. È proprio questa fase della catena di fornitura che i clan calabresi avrebbero “appaltato” agli albanesi. «C’è bisogno degli uomini migliori – dice Sergi sempre al Guardian – per portare la cocaina fuori dai porti. Se si è bravi a muovere il carico si acquista un vantaggio competitivo sui concorrenti. E gli albanesi sono bravi».
Dispongono della manodopera e del know-how. E hanno le idee chiare su come provare a eludere le indagini. Anche questo dettaglio emerge dalle inchieste antimafia. Perché la partnership con gli albanesi appare anche nel momento in cui la ‘ndrangheta cerca di organizzarsi per criptare le proprie comunicazioni. A quel punto, uno dei calabresi scopre che il fornitore dei telefoni «aveva quattro soci, uno dei quali di nazionalità albanese dimorante in Olanda. E questi aveva la disponibilità di 1.400 telefoni per le comunicazioni riservate». I rapporti si stringono, le alleanze sullo scacchiere criminale si rinsaldano. Lo scopo è il controllo del traffico di cocaina in tutta Europa. Partendo dai porti del Nord per arrivare fino alla City di Londra. Mettendo insieme i rapporti vecchio stile delle cosche calabresi con i narcos sudamericani e la strategia di infiltrazione degli Hellbanianz sulle strade e sui social. Milioni di clic e milioni di euro, mazzette nei video su YouTube nei porti di Rotterdam e Anversa. In gioco c’è il potere. E nulla viene lasciato al caso. (p.petrasso@corrierecal.it)
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