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Colpo al caveau di Catanzaro, la Sicurtrasport si costituisce parte civile

Dodici gli impuntati nel processo per la rapina del 2016 da 8 milioni e mezzo di euro. Le accuse per la banda, costituita anche da pugliesi, sono aggravate dal metodo mafioso

Pubblicato il: 21/01/2019 – 18:42
Colpo al caveau di Catanzaro, la Sicurtrasport si costituisce parte civile

CATANZARO Si è costituita parte civile la ditta Sicurtrasport di Catanzaro che a dicembre 2016 ha subito una rapina da 8 milioni e mezzo di euro da parte di una banda armata costituita da calabresi e pugliesi. Il piano era stato organizzato da lungo tempo e i rapinatori, che imbracciavano fucili – tra cui kalashnikov – hanno sfondato la parete di recinzione e poi il muro blindato del caveau grazie a una grossa macchina cingolata dotata di martello pneumatico, usando anche strumenti per schermare i luoghi dalle onde radio e facendo irruzione nel deposito tanto da costringere il personale di turno a rifugiarsi in una stanza appartata dell’edificio.
In tutto gli imputati che aspettano la decisione del giudice per le indagini preliminari sono 12, ognuno con un proprio ruolo ben definito secondo quanto ricostruito dalle indagini condotte dalla Squadra mobile di Catanzaro e dalla Dda: Giovanni Passalacqua, di Catanzaro, avrebbe anche procurato attrezzature, tenuto il rapporto con i basisti e assicurato il trasporto dei rapinatori fuori regione. Alessandro Morra, di Cerignola, avrebbe organizzato e pianificato l’assalto. Carmine Fratepietro, Mario Mancino, Matteo Ladogana, di Cerignola, e Pasquale Pazienza, di Bitonto, per l’accusa sono la manovalanza che ha partecipato ai sopralluoghi e alle fasi esecutive dell’azione.
Dante Mannolo, di Cutro, avrebbe assicurato l’appoggio logistico per consentire ai rapinatori di soggiornare a Catanzaro e li avrebbe fatti spostare su automezzi commerciali per eludere i controlli della polizia, oltre a custodire parte della refurtiva destinata ai calabresi.
Massimiliano Tassone, di Pavia ma residente a Catanzaro, secondo l’accusa è l’infiltrato, responsabile della Sicurtransport nella provincia di Catanzaro che riferiva notizie riservate alla banda per consentire l’accesso nei locali del caveau. Cesare Ammirato, di Catanzaro, avrebbe fatto da tramite nei rapporti tra Tassone e Passalacqua mettendo anche a disposizione i locali dove ricoverare i mezzi da usare nella rapina.
Nilo Urso, di Rossano, avrebbe procurato il mezzo dotato di martello pneumatico.
Leonardo Passalacqua avrebbe invece procurato le auto rubate da usare durante il colpo da incendiare e posizionare nelle vie d’accesso alla strada che conduceva alla Sicurtransport.
Annamaria Cerminara, collaboratrice di giustizia, di Catanzaro, compagna di Passalacqua avrebbe aiutato le operazioni cucinando per la banda e facendo anche da scorta – mediante staffetta – per il rientro dei rapinatori pugliesi. Le accuse contestate sono aggravate dal metodo mafioso perché la banda non avrebbe potuto agire senza il benestare delle cosche crotonesi, ossia gli isolitani, i cutresi, i mesorachesi e i petilini, che controllano il territorio catanzarese.
La prossima udienza è prevista per l’11 febbraio nell’aula bunker di Catanzaro. Gli imputati sono assistiti dai legali Gregorio Viscomi, Giancarlo Pittelli, Giovanni Merante, Giuseppe Fonte, Nicola Carratelli, Stefano Nimpo, Aldo Casalinuovo, Alessandro Guerriero, Antonietta Caputo.

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