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«Inabissati nelle acque dell'indifferenza»

di Maurizio Alfano*

Pubblicato il: 22/01/2019 – 15:14
«Inabissati nelle acque dell'indifferenza»

Siamo naufragati tutti. Il diritto, le religioni, le convenzioni, il buon senso. Nulla resiste nelle acque della morale indifferenza. Abituati ai modi di dire non facciamo più caso all’uso corretto del linguaggio che diventa spesso fuori luogo, offensivo, barbaro o discriminatorio anche nostro malgrado a volte, e per questo impunemente osiamo dire di aver “guidato tanto da essere sfiniti” ovvero che “abbiamo girato tanto per trovare il regalo appropriato da essere stanchi morti”. Nel frattempo però stremate, seviziate, torturate o semplicemente sfinite muoiono centinaia di persone e non per la stanchezza di un viaggio di piacere o a causa del camminare per lo shopping, ma perché concretamente inabissati di fronte alle nostre coscienze sempre più prese per la nostra sopravvivenza, ci fanno credere. Abbagliati in questa direzione dal sole della sicurezza, da quota 100 e dal reddito di cittadinanza, tutto si può chiedere al popolo finanche chiamare assassini chi salva vite umane come fanno le Ong impegnate lì dove proprio le istituzioni lasciano il vuoto, o abbandonano il genere umano al loro destino poiché tutto questo addirittura crea maggiore consenso elettorale e non la guerra e la cattura degli ‘ndraghetisti ai quali si preferisce sostituire nella lotta al crimine gli scafisti e neanche quelli veri, ma quelli che con il loro impegno umanitario, come fanno gli equipaggi delle Ong, sfidano regimi, mare in tempesta e quando tutto è finito anche lo sbeffeggio di un ministro che dovrebbe al contrario aprire i porti e dare protezione ai migranti. Di contro trovano porti chiusi ed una società estranea al prendere parte a quella che è la sfida per la vita che restituisce senza possibilità di essere contestabili come anche la struttura cattolica di questo Paese sia oramai alla deriva, o peggio inabissata.
Si fanno campagne contro l’aborto, contro l’eutanasia, difendendo il diritto alla vita e alla sopravvivenza anche quando si finisce per non riconoscere il libero arbitrio di potere decidere della propria vita – e che nessuno possa decidere per la morte altrui – tranne che per i migranti dei quali non importa, o poco importa, anche a chi si riconosce nella Chiesa ma a sua convenienza e non obbedienza. Questo è il discrimine del nostro tempo. Si agisce in base alle proprie convenienze e non si risponde invece con obbedienza ai precetti o comandamenti della propria religione o ai dettami Costituzionali per i laici (non uccidere, non dire falsa testimonianza, non desiderare la roba d’altri) dei quali nulla importa se qualcuno ci offre un paradiso in terra, seppur macchiato dal sangue incolpevole dei migranti in attesa del paradiso dei cieli al quale possiamo sempre aspirare dopo, magari pentendoci mentre nel frattempo migliaia di migranti vengono torturati o uccisi. Ero straniero e mi avete accolto. Ecco, al ministro Salvini così come a Di Maio e Conte, come può la Chiesa, i suoi milioni di fedeli lasciare praticare non già l’amore di “avevo fame e mi avete sfamato”, ma la rimozione stessa dalla nostra vista delle persone imbarcate su navi della disperazione che potrebbe per questo essere turbata dalla presenza degli ultimi che altro non sono che i primi di cui farci eticamente carico. Non uccidere, mentre li lasciamo morire annegati. Non dire falsa testimonianza, mentre raccontiamo che il nostro problema sono i migranti clandestini e non i clandestini del fisco riconoscenti a questo governo. Non desiderare la roba d’altri, mentre ancora noi, Italia compresa nonostante quello che dice il vicepremier Di Maio (i paradossi della democrazia di Noberto Bobbio sono nulla di fronte a ciò), continuiamo a depredare l’Africa in maniera colonialista e da un anno a questa parte con fare nazionalista.
Dentro questi pertugi sociali dove la politica arretra ed abdica anche alla sua funzione primigenia della resistenza si strutturano società che consapevolmente chiedono il naufragio dei diritti di alcuni per portare in salvo (sperano, credono) i propri ed il momento politico che stiamo vivendo rappresenta tutto questo che prende forma proprio nell’indifferenza istituzionale e popolare dinnanzi a drammi come quelli che stanno accadendo in questi giorni in quelle acque che per il loro moto arriveranno fin sotto le nostre case e finanche a bagnare con il loro sangue le nostre coscienze sporche. In questa convenienza apparente che ci scollega dal comprendere i veri invasori delle nostre vite che non sono i migranti, ma le leggi economiche delle lobby, dei dazi, dei condoni agli evasori, dei permessi di sfruttamento selvaggio delle risorse naturali che contribuiscono anche a mutamenti climatici imponenti, accade che ci siano in Italia persone che invochino addirittura uno scenario di guerra attraverso blocchi navali contro i migranti e un referendum per escluderli dalla possibilità, per chi ne ha i requisiti, dall’accesso alle provvidenze economiche in materia di protezione sociale. Il riferimento è alla cattolicissima Meloni alleata di Salvini che si dichiara disgustata dal fatto che gli stranieri regolarmente residenti in Italia da dieci anni possano accedere per esempio al reddito di cittadinanza.
Al contrario io credo sia discriminatorio che gli stranieri debbano dimostrare dieci anni di residenza in Italia, poiché di contro sono obbligati dal primo giorno che entrano e non dopo dieci anni ad essere fiscalmente a posto – dunque versando contributi e pagando tasse fin dal loro primo ingresso. E poi nei casi di fragilità sociale dover aspettare dieci anni per accedere al reddito di cittadinanza mentre può, e lo farà, chi invece è italiano da dieci anni ma anche evasore o lavoratore in nero per convenienza e non per necessità. Ma tutto questo non interessa, non appassiona al punto tale che i mutamenti climatici in atto, causa prevalente delle rotte migratorie che stanno ridisegnando il pianeta proprio nelle sue forme a noi un tempo conosciute, sono derubricate dalla Meloni come un po’ di caldo in più. È l’orrore dell’ignoranza nei confronti di mutamenti climatici e sociali in atto che stanno ridisegnando anche le coscienze dei popoli verso i quali non si possono opporre forme narrate e vanesie di accoglienza che hanno contribuito al contrario da farci scollegare da quelle che sono comunità meticce oramai presenti tra noi e delle quali nemmeno più ci accorgiamo. In questa nostra dissonanza cognitiva, le destre hanno strutturato forme di penetrazione che rimuovendo la presenza di oltre sei milioni di stranieri che vivono con noi, e noi tra loro, ci tengono colpevolmente inchiodati sulla presunta invasione di poche migliaia di migranti resi ostaggi da una retorica nazionalista alla quale servono come tali e come oggetti da esibire per alimentare le nostre paure – nel mentre il nostro fruttivendolo è asiatico, il pizzaiolo egiziano e le nostre scuole piene di bambini autoctoni e stranieri che insieme crescono. Abbiamo permesso, oltre a rendere moralmente accettabili naufragi che non suscitano più indignazione, anche di farci affondare la conoscenza reale delle cose che ci vede essere un Paese che vive da oltre un quarto di secolo dentro una comunità in rapida trasformazione nella quale la componente straniera è essenziale alla nostra economia e sopravvivenza. L’ossimoro si materializza: la loro morte per la nostra vita economica che ha più valore della vita in sé. Il delitto moralmente perfetto è compiuto.

*Ricercatore e studioso dei fenomeni migratori

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