https://www.youtube.com/watch?v=uwKYn1rEBNo
REGGIO CALABRIA Si è ristretta l’opposizione. La conferenza stampa urgente convocata in consiglio regionale dal centrodestra ha avuto il merito di fare chiarezza e di tracciare, una volta per tutte, i confini della minoranza. I numeri parlano chiaro: i “reali” oppositori di Oliverio, oggi, sono sette. Non uno di più. Eccoli: Mimmo Tallini, Claudio Parente, Gianluca Gallo, Giuseppe Pedà, Alessandro Nicolò, Fausto Orsomarso e Vincenzo Pasqua (oggi assente).
Una piccola truppa, di cui non fanno evidentemente parte né gli ex Ncd (Esposito, Gentile, Salerno e Arruzzolo), né i Moderati (Scalzo, Neri e Sergio).
Significa che la minoranza non ha i numeri (rieccoli) per “mandare a casa” Oliverio.
LA MOZIONE DI SFIDUCIA E infatti di mozione di sfiducia non se ne parla nemmeno. Anzi, se ne parla, ma quasi sottovoce. Senz’altro più deciso l’appello alle dimissioni del governatore ri-avanzato dai sette mohicani del centrodestra. «Allo stato – ammette Tallini – questi sette voti sono gli unici disponibili. Noi non avremmo problemi a presentare la mozione, ma i dissidenti “di comodo” probabilmente si ricompatterebbero. Se ai nostri si sommeranno altri 9 voti, potremo creare le condizioni per andare in Consiglio e mandare a casa Oliverio». Condizioni che, vista la “latitanza” degli altri gruppi bordeline, non sembrano sussistere.
LE DIMISSIONI E allora non resta che invocare, di nuovo, le dimissioni del presidente, che aprirebbero la strada alle elezioni anticipate in primavera. «Noi – dice ancora Tallini – siamo già al lavoro per la prospettiva, per fare un governo del cambiamento».
Una delle critiche più feroci indirizzate a Oliverio ha per oggetto la sanità. Impietosa la disamina di Parente: «Non ci possiamo permettere questo scontro istituzionale. La giunta ha confermato ai vertici delle Aziende alcuni personaggi in spregio a ogni norma. È stata una sfida alla struttura commissariale. Il centrodestra era riuscito a portare il disavanzo a 31 milioni, oggi siamo a 180. Di fronte a tutto questo, come si può pensare di trattare a Roma sul regionalismo differenziato? Siamo all’anno zero».
Orsomarso lancia un «grido d’allarme» legato anche all’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore di Oliverio: «Un altro anno così rischia di uccidere la Calabria. C’è un presidente che ha bloccato la Calabria per quattro anni e oggi rischia di bloccarla ancora di più».
ATTO D’AMORE Di fronte a uno scenario di questo tipo, Gallo chiede a Oliverio «un atto d’amore». Ovvero: dimissioni. «Quello con i commissari e il governo è stato un incidente senza precedenti. La cultura della sfida va a danno dei nostri conterranei. E questo non può più essere tollerato».
Nicolò, dal canto suo, non esclude l’ipotesi di una mozione di sfiducia: «Valuteremo l’ipotesi. Noi abbiamo già chiesto le dimissioni di Oliverio per fallimento politico. La nostra più grande preoccupazione è lo scontro istituzionale perenne. Non c’è senso di responsabilità, ecco perché chiediamo la conclusione anticipata della legislatura».
Pedà, oltre alla questione sanitaria, fa cenno anche ai risultati legati alla Zes, «che ci avrebbe dato l’opportunità di una nuova speranza per la Calabria». Così non è stato e continuano a mancare le certezze sulla Zona economica speciale. Ci sono, invece, quelle politiche: la minoranza non è maggioranza, anzi.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
x
x