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Lega, pena ridotta per Belsito: «Sono rimasto col cerino in mano»

L’ex tesoriere (calabrese) del Carroccio è stato condannato a un anno e otto mesi nel processo di appello nato dall’inchiesta “The Family”. Non luogo a procedere per Umberto Bossi e il figlio, salv…

Pubblicato il: 23/01/2019 – 20:20
Lega, pena ridotta per Belsito: «Sono rimasto col cerino in mano»

MILANO L’ex tesoriere della Lega, il calabrese Francesco Belsito, è stato condannato a un anno e otto mesi (pena sospesa) nel processo di appello nato dall’inchiesta “The Family”. La pena è stata ridotta rispetto al primo grado, quando gli erano stati inflitti 2 anni e 6 mesi. I giudici hanno in parte prescritto alcune delle accuse nei suoi confronti e per altre è stato assolto.
«Sono rimasto col cerino in mano, ora spero nella Cassazione», ha commentato Belsito. La Corte d’appello di Milano ha invece pronunciato una sentenza di «non doversi procedere» per mancanza di querela nei confronti del fondatore della Lega Umberto Bossi e del figlio Renzo, che erano stati condannati in primo grado per appropriazione indebita nell’ambito del processo sull’utilizzo dei fondi del partito per spese personali.
L’esito del processo d’appello è stato determinato dalla recente riforma della legge sull’appropriazione indebita, reato contestato a tutti e tre gli imputati perché avrebbero destinato a spese personali parte dei fondi del partito. Normativa in base alla quale il reato è perseguibile, a differenza di quanto avveniva in precedenza quando la magistratura poteva procedere d’ufficio, solo su querela della parte offesa, in questo caso la Lega che avrebbe subito il depauperamento delle sue risorse. In primo grado, nel luglio 2017, Umberto Bossi era stato condannato a due anni e tre mesi di carcere, Renzo Bossi a un mezzo e Belsito a due anni e sei mesi. Il pg Maria Pia Gualtieri aveva chiesto ai giudici della quarta sezione d’Appello di valutare nel merito le condotte degli imputati perché, a suo dire, la loro posizione non poteva essere stralciata in quanto i reati sarebbero stati frutto di un «unico disegno criminoso».

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