AOSTA I carabinieri del Ros e del Gruppo Aosta stanno eseguendo in Valle d’Aosta, a Torino e a San Luca (Reggio Calabria) degli arresti nell’ambito di un’operazione contro un sodalizio ‘ndranghetistico in Valle d’Aosta e riconducibile anche alla famiglia Nirta-Scalzone di San Luca (Reggio Calabria) con collegamenti in Piemonte e Calabria. I provvedimenti cautelari sono stati emessi su richiesta della Dda di Torino. Dalle indagini è emerso «uno scenario di pervasiva infiltrazione nel tessuto economico-imprenditoriale – fanno sapere i carabinieri – nonché di documentare l’esistenza di un’associazione finalizzata al narcotraffico di matrice transnazionale tra Spagna e Italia». A capo della locale di Aosta per gli investigatori c’è la figura di Marco Fabrizio Di Donato mentre Bruno Nirta e Antonio Raso sono stati individuati come promotori e organizzatori.
IL BOSS ARRESTATO A SAN LUCA Per l’arresto del boss Bruno Nirta a San Luca (Reggio Calabria) il Raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri ha dovuto operare con l’unità speciale “Cacciatori di Calabria”. Lo ha spiegato il colonnello Giancarlo Scafuri, vicecomandante del Raggruppamento operativo speciale dell’Arma. «Non abbiamo fatto nessun latitante, abbiamo arrestato tutti», ha aggiunto. All’operazione, condotta dal Ros di Torino, hanno partecipato quasi 200 carabinieri.
I NOMI I 17 destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione Geenna della Dda di Torino e dei carabinieri contro la ‘ndrangheta sono: Vincenzo Argirò, di 62 anni, nato a Locri (Reggio Calabria) e residente a Caselle Torinese (Torino); Monica Carcea (44) nata a Nova Milanese (Milano) e residente a Saint-Pierre (Aosta); Francesco D’Agostino (58), nato a Polistena (Reggio Calabria) e residente a Caselle Torinese (Torino); Marco Fabrizio Di Donato (50), nato e residente ad Aosta; Roberto Alex Di Donato (41), nato e residente ad Aosta; Roberto Fabiani (46), nato a Chiaromonte (Potenza) e residente a Piossasco (Torino); Salvatore Filice (52) nato a Petilia Policastro (Crotone) e residente ad Aosta; Alessandro Giachino (40), nato ad Aosta e residente ad Aymavilles (Aosta); Ludovico Lucarini (62) nato a Palermo e residente a Piossasco (Torino); Francesco Mammoliti (48), nato a Opladen (Germania) e residente a Saint-Vincent (Aosta); Bruno Nirta (61) nato e residente a San Luca (Reggio Calabria); Nicola Prettico (38) nato e residente ad Aosta; Antonio Raso (51) nato a San Giorgio Morgeto (Reggio Calabria) e residente ad Aosta; Rocco Rodi (45) nato a Locri (Reggio Calabria) e residente a Bovalino (Reggio Calabria); Carlo Maria Romeo (60) nato a Bovalino (Reggio Calabria) e domiciliato a Torino; Marco Sorbara (51) nato e residente ad Aosta; Bruno Trunfio (49) nato a Chivasso (Torino) era già detenuto nella casa circondariale di Genova.
https://youtu.be/RvVPw-EMWjQ
CONSIGLIO REGIONALE SOSPESO Nell’operazione è stato arrestato anche il consigliere regionale Marco Sorbara. Nato il 3 maggio 1967 ad Aosta, dove risiede. Dottore commercialista, è stato eletto nel 2010 con in Consiglio comunale ad Aosta nella lista dell’Union Valdôtaine, e confermato alle elezioni del 2015. Ha ricoperto il ruolo di assessore alle Politiche sociali del Comune di Aosta dal 2010 al maggio 2018, quando è entrato in Consiglio regionale sempre nella lista dell’Uv. Dal 10 dicembre 2018 è Presidente della quarta Commissione “Sviluppo economico”.
In seguito alle notizie diffuse, i lavori dell’assemblea regionale sono stati sospesi. «Vista la gravità dei fatti di cui siamo venuti a conoscenza – ha detto la presidente del Consiglio Valle, Emily Rini – la conferenza dei capigruppo ha deciso di sospendere i lavori al fine di consentire di avere ulteriori informazioni in merito, anche a seguito della conferenza stampa convocata a Torino». I lavori dell’assemblea sono ripresi nel pomeriggio. Tra gli arrestati ci sono anche Monica Carcea, assessore comunale di Saint-Pierre (Aosta) e Nicola Prettico, consigliere comunale di Aosta e dipendente del Casinò di St-Vincent. I carabinieri li hanno presi in consegna questa notte. Carcea, 45 anni, nata a Nova Milanese, è stata eletta assessore il 10 maggio 2015, così come anche Nicola Prettico, 39 anni, dipendente del Casinò di Saint-Vincent, eletto consigliere nello stesso anno.
INDAGATO UN NOTO PENALISTA C’è anche un noto avvocato penalista torinese, Carlo Maria Romeo, fra gli indagati dell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta. Lo si è appreso negli ambienti del Palazzo di Giustizia torinese, dove la Direzione distrettuale Antimafia coordina gli accertamenti. Carlo Maria Romeo è comparso come avvocato difensore in quasi tutti i più importanti processi di criminalità organizzata celebrati a Torino. Romeo sarebbe coinvolto nella cessione di mezzo chilo di droga. Il noto legale avrebbe fatto da intermediario nella cessione dello stupefacente tra Bruno Nirta, presunto boss della locale di ‘ndrangheta di Aosta, e Bruno Trunfio, ex assessore di Chivasso (Torino), condannato per associazione mafiosa nel processo Minotauro. L’avvocato Romeo è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, favoreggiamento personale, concorso in estorsione e concorso in falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale. L’avvocato, sempre secondo l’accusa, si era attivato per avvisare l’organizzazione del rischio derivante dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.
UN NUOVO FRONTE «È la prima volta che si sono raccolti elementi così consistenti e robusti in merito alla presenza di un locale di ‘ndrangheta in Valle d’Aosta». Lo afferma il procuratore generale del Piemonte e della Valle d’Aosta, Francesco Saluzzo, illustrando l’operazione “Geenna” sulle infiltrazioni della criminalità organizzata in Valle d’Aosta.
«Il lavoro – ricorda Saluzzo – è cominciato con il processo Minotauro», sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel Nord Ovest, che «ha gemmato una serie di operazioni condotte dall’Arma dei Carabinieri sugli insediamenti di ‘ndrangheta in varie zone». In questa vicenda, conclude, «abbiamo fatto un passo ulteriore perché si è aperto un fronte su un territorio finora rimasto abbastanza inesplorato».
I RAPPORTI CON LA POLITICA «Sono nomi di famiglie che conosciamo da sempre, alla seconda o alla terza generazione. Le conosciamo dai primi anni Ottanta. La mafia si è affinata, sa entrare in modo più raffinato nel tessuto sociale, economico e politico, ma si è affinata anche la legislazione italiana». Così il procuratore vicario di Torino, Paolo Borgna.
Le indagini, ha ricordato il magistrato, sono cominciate nel 2014 e per affrontarle i sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia di Torino, Stefano Castellani e Valerio Longi, hanno studiato gli atti di alcune inchieste degli anni Duemila. «Esistevano soggetti che avevano ipotizzato una modalità organizzativa concretizzata nella locale di Aosta – ha spiegato la coordinatrice della Dda, Annamaria Loreto -. Vantavano rapporti significativi con esponenti del mondo politico che devono in parte la loro elezione al contributo della locale e che, in cambio, erano disponibili a dare all’organizzazione tutti i vantaggi derivanti dall’attività amministrativa: lavori pubblici, concessioni, appalti». Secondo la Procura «si vede oggi attuato quel programma di allora».
E CON LA MASSONERIA Emergono anche contatti con la massoneria dalla indagine sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta. Secondo gli inquirenti, alcuni indagati avevano cercato di instaurare rapporti con le logge valdostane per accrescere il loro potere. Lo si apprende da fonti investigative. Da una conversazione intercettata, in particolare, emerge l’intenzione di scalare le gerarchie di una loggia per poi fare iscrivere imprenditori e professionisti.
LA MOZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE Il consiglio regionale della Valle d’Aosta ritiene che «debbano essere adottate tutte le misure necessarie per contrastare qualsiasi tentativo di condizionamento esterno a tutela della legalità dell’attività amministrativa e politica a tutti i livelli». Lo prevede una mozione approvata all’unanimità dall’assemblea al termine di una giornata convulsa, segnata dall’arresto del consigliere di maggioranza Marco Sorbara (Union valdotaine) nell’ambito dell’operazione “Geenna”. Le ipotesi investigative «delineano inquietanti scenari di infiltrazione criminale nelle istituzioni valdostane», riporta il documento dei consiglieri. Da parte dell’assemblea c’è quindi «l’assoluta convinzione che la società civile, il mondo economico e le istituzioni valdostane debbano» esserne «immuni». La mozione esprime poi «preoccupazione», e «censura l’adozione di metodi e atteggiamenti lesivi della libertà di scelta e della dignità degli elettori valdostani».
x
x