AOSTA «Nei confronti della “locale” manteneva una posizione di autonomia, agendo per tornaconto personale e tuttavia con la consapevolezza di così contribuire alla permanenza ed al consolidamento del sodalizio criminoso». Il gip di Torino descrive così nell’ordinanza di custodia cautelare il ruolo del consigliere regionale Marco Sorbara (Union valdotaine), arrestato dai carabinieri nell’ambito dell’operazione “Geenna” contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta. In particolare Sorbara «teneva costantemente informato Antonio Raso, esponente di vertice dell’associazione, di quanto accadeva all’interno della Giunta comunale di Aosta e, in particolare, delle delibere e delle decisioni oggetto di discussione, dando corso e seguito ai suggerimenti ed alle indicazioni che Raso Antonio gli comunicava». Inoltre, «interveniva, su richiesta di Raso Antonio per risolvere problemi di varia natura (in materia di lavoro e di rapporti con l’azione amministrativa del Comune) che gli appartenenti alla comunità calabrese residenti in Valle d’Aosta prospettavano allo stesso Raso», tra cui quelli sorti «per l’uso degli spazi espositivi tra gli artigiani calabresi interessati ad esporre i propri prodotti ad Aosta in occasione della Fiera di Sant’Orso del 2017 e gli enti locali valdostani». Infine si rivolgeva a Raso «per gestire le tensioni ed i conflitti sorti all’interno della giunta comunale e della maggioranza in consiglio comunale in occasione della donazione di alcuni mobili ed arredi donati dallo stesso Sorbara al comune di San Giorgio Morgeto».
LA “LOCALE” DI AOSTA Nelle 920 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Torino la “locale” di Aosta è così descritta: «Un’associazione di tipo mafioso e, in particolare, una struttura delocalizzata e territoriale della ‘ndrangheta, denominata “locale”; operativa sul territorio di Aosta e zone limitrofe e caratterizzata dalla presenza di appartenenti alle ‘ndrine dei Di Donato, dei Nirta e dei Mammoliti e dei Raso, con struttura organizzativa e ripartizione degli associati in ruoli di vertice (come quello di capo locale), ruoli subordinati (picciotto, camorrista e sgarrista), con regole interne e riti di affiliazione, che si valeva della forza d’intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti e per acquisire, in modo diretto o indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche».
La consorteria era dedita, secondo quanto riportato nelle carte dell’inchiesta, a «delitti di estorsione, delitti contro il patrimonio (truffe e riciclaggio), delitti contro la pubblica amministrazione, delitti in materia di stupefacenti, delitti contro la persona, delitti in materia elettorale; acquisizione diretta ed indiretta del controllo di attività economiche presenti sul territorio e, in particolare, nel settore dell’edilizia privata, imponendo ai committenti la scelta degli artigiani e delle ditte cui affidare i lavori, nonché gestendo e controllando l’attività di commercio dei venditori ambulanti che dalla Calabria si recano in Valle d’Aosta per lo svolgimento della loro attività; attività finalizzata a procurare a sé o ad altri voti in occasione di competizioni elettorali».
I NOMI I 17 destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione Geenna della Dda di Torino e dei carabinieri contro la ‘ndrangheta sono: Vincenzo Argirò, di 62 anni, nato a Locri (Reggio Calabria) e residente a Caselle Torinese (Torino); Monica Carcea (44) nata a Nova Milanese (Milano) e residente a Saint-Pierre (Aosta); Francesco D’Agostino (58), nato a Polistena (Reggio Calabria) e residente a Caselle Torinese (Torino); Marco Fabrizio Di Donato (50), nato e residente ad Aosta; Roberto Alex Di Donato (41), nato e residente ad Aosta; Roberto Fabiani (46), nato a Chiaromonte (Potenza) e residente a Piossasco (Torino); Salvatore Filice (52) nato a Petilia Policastro (Crotone) e residente ad Aosta; Alessandro Giachino (40), nato ad Aosta e residente ad Aymavilles (Aosta); Ludovico Lucarini (62) nato a Palermo e residente a Piossasco (Torino); Francesco Mammoliti (48), nato a Opladen (Germania) e residente a Saint-Vincent (Aosta); Bruno Nirta (61) nato e residente a San Luca (Reggio Calabria); Nicola Prettico (38) nato e residente ad Aosta; Antonio Raso (51) nato a San Giorgio Morgeto (Reggio Calabria) e residente ad Aosta; Rocco Rodi (45) nato a Locri (Reggio Calabria) e residente a Bovalino (Reggio Calabria); Carlo Maria Romeo (60) nato a Bovalino (Reggio Calabria) e domiciliato a Torino; Marco Sorbara (51) nato e residente ad Aosta; Bruno Trunfio (49) nato a Chivasso (Torino) era già detenuto nella casa circondariale di Genova.
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