CATANZARO Per rimanere in tema con il brillante umorismo nero che contraddistingue tanto la famosa striscia di fumetti degli anni ’30 che l’omonimo musical di Broadway del 2010, senza dimenticare il film cult del 1991 con la regia di Barry Sonnenfeld, davanti alla Famiglia Addams, che sfila sul palco del Teatro Politeama di Catanzaro, affiancata da antenati incartapecoriti in travolgenti paradossi, si muore dal ridere.
Il musical “La famiglia Addams”, per la regia di Claudio Insegno, è uno spettacolo divertente, a tratti esilarante, dove persino le freddure demenziali riescono ad amplificare l’effetto, senza però sminuire il senso di una riflessione senza tempo che pure si impone, nelle pieghe delle battute: perfino l’affiatatissima coppia macabra che balla il tango tenendo tra i denti lo stello di una rossa accuratamente privata di petali, soffre per quello che ogni normalissimo genitore teme di più: i figli che crescono e spiccano il volo per la propria strada abbandonando il nido. Genitori normali, si diceva. Ma “viva o morta la famiglia è sempre la famiglia” dice Morticia, e questo sembra un concetto universale. Semplice come la storia di un amore adolescenziale che sboccia, anche se la protagonista femminile è una specie di principessa delle tenebre, dall’espressione truce, che passa il tempo a torturare il fratellino Puglsley, a cacciare pennuti con la balestra.
Mercoledì si è innamorata di un giovane ragazzo, dolce, intelligente, cresciuto in un’ordinaria, famiglia rispettabile. E spaventata dalla possibile reazione della madre, la primogenita decide di confidarsi con il padre Gomez Addams (al quale non resta che constatare che la figliola è cresciuta “diventando quasi Giovedì”) che si vede costretto a fare una cosa che non ha mai fatto in vita sua: mantenere un segreto alla sua amatissima e sensuale Morticia. E “le bugie hanno le gambe corte, per questo le donne usano il tacco 12”.
Tutto procede tranquillamente fino a quando non spunta la proposta di organizzare una cena per il fidanzato e la sua famiglia, nella sinistra e fatiscente villa in stile vittoriano nel cuore fangoso di Central Park. E qui si inizia a ridere. Tra freddure, battute, sketch, coreografie e movenze noir, nella scenografia gotica e decadente, le oltre due ore di spettacolo scorrono cadenzate dal ritmo incessante delle risate.
Uno strepitoso Cirilli, anche un po’ ruffiano con il richiamo all’orgoglio calabrese, da quando fa dire a Gomez, nobile madrileno con mamma di Copanello Lido – e “mia madre diceva sempre è tanto difficile trovare un amico, come trovare il vento a Catanzaro” -senza dimenticare Puglsley che cantando del potenziale cognato destinato a sottrargli la sorella, dice “quel cretino sembra un cosentino”, fino ai saluti finali in cui lancia al pubblico in piedi: “la Calabria è bella, viva la Calabria”.
Il concetto di normalità torna nel confronto obbligato tra la famiglia guidata da Gomez e Morticia, che accenna a un contato di vomito ad ogni sdolcinato richiamo ad amore e tenerezza (e sogna un viaggio nelle fogne di Parigi) colpita al cuore da Mercoledì incredibilmente vestita di giallo, come la futura suocera Alice, e i genitori di Lukas, che della normalità borghese hanno comunque tic, paure, ansie e nevrosi. Quando normalità fa il paio con la noia, e un pizzico di sana follia, o meglio autenticità, ci salva forse dalla pace eterna anticipata. E il lieto fine è sempre gradito e desiderato, anche se a Morticia non viene spontaneo pensarlo visto che alla domanda che richiama come implicita risposta l’amore, vale a dire “cos’è che vogliono tutti ma hanno in pochi?”, risponde “il posto fisso”.
Tante risate e qualche riflessione obbligata, per uno spettacolo messo in piedi con artisti straordinari, con Gabriele Cirilli -Gomez, la spledida Jacquline Maria Ferry Morticia, Lucia Blanco e Alfredo Simeone vestono i panni rispettivamente di Mercoledì e Puglsley, i due figli. Completano il cast Umberto Noto (zio Fester), Annamaria Schiattarella (La nonna), Filippo Musenga (Lurch), Andrea Spina (Mal Beineke), Giovanna D’Angi (Alice Beineke) e Luigi Fiorenti (Lucas Beineke) e lo straordinario ensemble composto da Stefano Aiolfi, Simone de Rose, Elder Dias, Arianna Galletti, Giusy Miccoli, Maria Carlotta Noè.
Maria Rita Galati
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