COSENZA «Ho depositato stamane una mozione da discutere nella prossima seduta di consiglio regionale fissata per il prossimo 30 gennaio e dedicata al regionalismo differenziato. Il documento è frutto del lavoro intercorso in questi mesi e che ha portato alle due iniziative tenutesi a Cosenza l’8 e l’11 gennaio scorsi, le quali hanno visto la partecipazione dei presidenti e colleghi consiglieri di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Molise, nonché l’adesione massiccia di esponenti delle forze sociali e imprenditoriali della nostra regione». Così il consigliere regionale Mimmo Bevacqua, che prosegue: «Le richieste di autonomia da parte di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna sono in dirittura d’arrivo: il governo ha intenzione di firmare le intese il prossimo 15 febbraio. Non c’è un minuto da perdere. La ministra agli Affari regionali Erika Stefani, veneta e autonomista, sta spingendo in tutti i modi per chiudere il cerchio; il potente sottosegretario leghista Giorgetti ha minacciato la crisi di governo se il disegno di legge non dovesse passare». «La mia mozione – continua Bevacqua – vuole essere un contributo da offrire all’attenzione dell’ufficio di presidenza e alla conferenza dei capigruppo per l’elaborazione di un documento unitario da proporre all’approvazione, sperabilmente unanime, dell’intera assemblea. Non è una battaglia di partito, ma di civiltà: l’accoglimento, soprattutto, delle istanze del “Lombardo-Veneto” decreterebbe semplicemente la fine economica del Sud. La Calabria, insieme alle altre regioni a statuto ordinario del meridione, deve chiedere al governo lo stop immediato della mascherata secessione in corso e l’apertura di un dibattito complessivo e organico sul regionalismo». Sia chiaro – conclude Bevacqua – non dobbiamo muoverci sulla linea di un meridionalismo piagnone e recriminatorio; il nostro deve essere un atteggiamento sfidante e propositivo. Prima di ogni ulteriore concessione autonomista, bisogna realizzare la perequazione di sanità, istruzione e mobilità, nonché definire i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) per tutti gli italiani. I cittadini meridionali sono pronti a costruire il futuro, ma hanno il diritto di partire da un presente equo e con le stesse possibilità degli altri».
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