CATANZARO La necessità di una “rifondazione” della politica e di un nuovo protagonismo dei corpi intermedi per affrontare le grandi e drammatiche emergenze della Calabria e i rischi di populismi e sovranismi che comprimono i diritti civili e sociali. Su questi due grandi temi la Cisl, rappresentata dai suoi massimi livelli nazionali, con il segretario generale aggiunto Luigi Sbarra, e regionali, il segretario Tonino Russo, ha dato vita a un confronto di alto spessore con il presidente della Cec e arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone, ed esponenti di spicco della politica calabrese come il deputato del Pd Antonio Viscomi e il presidente della Provincia Sergio Abramo. Un confronto che si è articolato sui temi che maggiormente assillano la Calabria – la disoccupazione, l’emigrazione giovanile, la sanità – per ampliare il suo orizzonte allo scenario nazionale, in vista della mobilitazione che la Cisl, insieme alla Cgil e alla Uil, ha organizzato a Rom a per il 9 febbraio: una discesa in campo, e nella piazza, per dire al governo nazionale di «cambiare passo», ha tuonato Sbarra. Nel mirino delle critiche dei leader della Cgil c’è tutto il pacchetto di misure varato dal governo gialloverde, dal Decreto Dignità all’ultima manovra di bilancio che penalizza il Mezzogiorno e la Calabria, per arrivare ai rischi connaturati al regionalismo differenziato, temutissimo da tutti, e alle politiche sull’immigrazione che hanno perso di vista il valore della solidarietà.
Si invoca quindi una svolta, la invoca anzitutto, nei suoi saluti di indirizzo a una folta platea che ha affollato la Casa delle Culture di Catanzaro per l’evento promosso dalla Cisl “Magna Graecia”, il segretario generale della Cgil calabrese Tonino Russo, che osserva: «Il vero male della Calabria resta il lavoro che manca e che costringe migliaia di giovani, spesso i migliori, a partire per cercare fortuna altrove. Impoverendo i territori e condizionando negativamente qualsiasi ipotesi di riscatto futuro della regione. Tutto questo mentre il Governo non affronta con nessuna misura la ricostruzione economica e sociale del Sud e della Calabria in particolare. Contiamo di portare con noi – dice ancora Russo – oltre quattromila lavoratori, lavoratrici e pensionati calabresi per chiedere al Governo di cambiare rotta soprattutto sulle politiche sul Mezzogiorno, oggi assenti». Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario generale della Cisl “Magna Graecia”, Francesco Mingrone: «Se il Governo vuole veramente rimettere i diritti di cittadinanza e il reddito dignitoso al centro del riscatto del paese, allora deve partire dalle sue aree sociali più deboli. E, con coerenza, dare certezze a tanti nuclei familiari che non vogliono provvidenze caritatevoli, ma – spiega Mingrone – intendono invece partecipare attivamente, attraverso la dignità del lavoro, la sua qualità, il suo valore sociale, allo sviluppo delle proprie comunità».
È particolarmente denso e intenso, quindi, l’intervento dell’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, e presidente dei vescovi calabresi, monsignor Vincenzo Bertolone, che invita il sindacato a «elaborare proposte concrete» e poi ricorre a una suggestiva metafora per lanciare un forte messaggio: «La nostra democrazia è minata, e i nostri rappresentanti mi fanno l’effetto di minatori incoscienti che si mettono a fumare in una miniera piena di gas. Sul clima di disaffezione verso lo Stato e le sue articolazioni regionali hanno influito la percezione della loro impotenza e dei ritardi nel distribuire equamente la ricchezza e i servizi sociali, la colpevole inadeguatezza o il colpevole disinteresse della burocrazia, la terribile corruzione. Se a ciò – sostiene il presidente della Cec – si aggiungono fenomeni recenti come una legiferazione spesso inutile e superflua e una lunga ed estenuante crisi economica, balza evidente la necessità di rifondare la politica, restituendo fiducia e voglia di partecipazione affinché non si ripetano certe devianze e – rimarca l’arcivescovo Bertolone – la generalizzata sensazione di impotenza e fatalismo venga cancellata dalla voglia di democrazia».
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Sergio Abramo mette in guardia «la politica e il mondo imprenditoriale, che devono preoccuparsi per le alte percentuali di disoccupazione che registriamo in Calabria. Il limite della politica è che non vuole concertare, prendendo decisioni spesso senza sapere di cosa parla. Bisogna mettersi attorno a un tavolo di concertazione e lavorare a un progetto di sviluppo della Calabria. E ci si deve rendere conto – aggiunge il presidente della Provincia di Catanzaro – che c’è o un’Italia che viaggia a velocità diverse: il Nord per il quale si parla di investimenti di oltre 20 miliardi, e il Sud, che si pensa di accontentare con il Decreto dignità, che è una grossa penalizzazione per il Sud e trova la mia contrarietà perché avrei preferito agevolazioni per far entrare questo personale nel mondo del lavoro».
A sua volta, Viscomi ribadisce che «la Calabria ha bisogno di uno scatto di orgoglio del sistema imprenditoriale, perché il lavoro non lo creeranno mai le leggi, i decreti, i bandi, anzi – come stiamo vedendo a Crotone – una legge sbagliata come il Decreto dignità finisce con il creare solo problemi. Il lavoro lo creano le imprese, imprese innovative, capaci di stare sul mercato: noi abbiamo la capacità di competere utilizzando mettendo in rete tutte una serie di risorse – cultura, natura, le università con l’innovazione e la ricerca – ma per fare questo dobbiamo essere tutti insieme verso la stessa direzione». E – annota il parlamentare del Pd – «è necessario rilanciare il ruolo dei copri intermedi oggi mortificati dal governo nazionale, ma anche il sindacato deve riscoprire una forte capacità propositiva e ideale, non tenere un mero atteggiamento di difesa dell’esistente, deve proiettarsi a costruire il futuro invece di replicare il passato. E’ questa la vera sfida del sindacato, è questa la vera sfida di tutti. La Calabria – conclude Viscomi – ha futuro a condizione di riscoprire il valore della competenza, della credibilità e la capacità di fare sintesi degli opposti interessi, che significa – dice Viscomi – riscoprire l’anima popolare della politica in contrapposizione al populismo».
A concludere, il leader nazionale della Cgil, Luigi Sbarra, che parte con l’”affondo” al cosiddetto governo del cambiamento che – dichiara – «si chiude e non si apre al confronto, al dialogo e alla condivisione. Oggi sarebbe il tempo di costruire, attraverso la concertazione, un nuovo e moderno patto sociale per l’economia, la crescita, il lavoro. Vediamo invece un tentativo di chiudersi e di evitare qualsiasi confronto. Il 10 dicembre abbiamo chiesto al presidente del Consiglio di acquisire pezzi della nostra piattaforma unitaria per cambiare la legge di bilancio, ma abbiamo visto che nulla di tutto questo si è realizzato. Ecco perché il 9 febbraio torniamo in piazza per chiedere una svolta vera nella politica economica e finanziaria del governo, per chiedere un cambio di passo a un governo che, nella sua visione del Paese, sacrifica gli interventi in favore della crescita, dello sviluppo e del lavoro. L’’Italia non ha bisogno di misure assistenziali, non ha bisogno di risorse da impegnare sulle spese correnti: invece bisogna mettere al centro il tema del lavoro, il lavoro che cambia, che si perde, che diventa sempre più una chimera per tanti giovani disoccupati, soprattutto meridionali».
Sbarra si concentra quindi sulla sua terra di origine, la Calabria: «Il Sud – aggiunge – paga le conseguenze di queste politiche economiche del governo, e la Calabria soffre più di tutti, perché alla crisi degli ultimi 10 anni si aggiungono emergenze di carattere sociale, con tassi di disoccupazione tra i più alti d’Europa, una povertà sempre più ampia: manca poi una visione e una strategia tesa a fare vere politiche di coesione e c’è poi una condizione di inadeguatezza delle classi dirigenti locali. Penso che – conclude il leader nazionale della Cisl – il sindacato, come stiamo facendo noi, deve alzare la voce e chiedere a Catanzaro e a Roma di aprire tavoli di confronto sulle condizioni del Sud e della Calabria».
Antonio Cantisani
redazione@corrierecal.it
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