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In Calabria 166 cosche e oltre 4mila affiliati alla 'ndrangheta – VIDEO

La relazione del presidente della Corte d’Appello del capoluogo, Domenico Introcaso, all’inaugurazione dell’anno giudiziario: carenze «drammatiche» nei Tribunali di Castrovillari, Catanzaro e Vibo….

Pubblicato il: 26/01/2019 – 13:01
In Calabria 166 cosche e oltre 4mila affiliati alla 'ndrangheta – VIDEO

CATANZARO Sulla dotazione organica dei magistrati restano le criticità del passato. È quanto emerge dalla relazione del presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario nel capoluogo. Le piante organiche di tutti gli uffici del distretto (requirenti e giudicanti) sono inadeguate sia in relazione al numero dei magistrati che a quello del personale amministrativo. «L’aumento di organico – ha detto Introcaso – ha consentito una migliore aggressione dell’arretrato ma restano sopravvenienze elevatissime, soprattutto per la qualità. La varianza resta singolarmente stabile: vi è assoluta simmetria tra nuovi ingressi di magistrati in prima destinazione e trasferimenti. Le dinamiche relative ai trasferimenti presentano una ricorrenza temporale ormai quadriennale, in coincidenza con il periodo di maturazione del requisito minimo di permanenza nell’ufficio, tale da determinare scoperture medie del 25% nei sette tribunali del distretto, con punte drammatiche a Castrovillari, Catanzaro e Vibo». Certamente non minori sono i problemi che affliggono le Procure del distretto, le cui piante organiche sono state solo di recente razionalizzate mediante la redistribuzione dei magistrati e rafforzamento della Procura distrettuale tenuto conto del crescendo del fenomeno della criminalità mafiosa nell’intero territorio. Il dato generale di scopertura, secondo il presidente della Corte d’Appello, non consente di predisporre piani certi di gestione né una programmazione rigorosa: una diaspora giudiziaria. «Di indubbia gravità – ha rilevato Introcaso – è la situazione dei 7 uffici inquirenti. L’allarmante pendenza richiede, oltre che interventi di tipo organizzativo e di formazione secondaria, di approfondire riflessioni sule logiche di sistema. Analoghe negative riflessioni si impongono per il personale amministrativo per il quale si registra una percentuale di scopertura pari al 25% in Corte e intorno al 20% nell’intero distretto».
OLTRE 4MILA AFFILIATI In Calabria sono attive 166 organizzazioni criminali, con oltre 4mila affilati di cui oltre 2mila nel distretto di Catanzaro. Sulla presenza della ‘ndrangheta nel territorio, l’analisi di Introcaso si è fondata, in particolare, come «maggiore fonte di conoscenza» sulla relazione del procuratore capo Nicola Gratteri, sulla relazione della Commissione parlamentare antimafia (presidenza Bindi), sulle riflessioni dei presidenti di tribunale e dei procuratori del distretto. «Il distretto di Catanzaro – ha sostenuto il presidente della Corte d’appello – presenta numerose associazioni, variamente articolate e strutturate con segmentazioni operative a riferimenti omogenei ma diverse nelle imputazioni personali. Le dinamiche espansive conducono all’esportazione dei moduli organizzativi locali calabresi, stabili nelle regole di azione, immutati nelle strutture, in rapporto organico e funzionale con i nuclei originari, dai quali traggono genesi e derivazioni, ma nuovi nelle attività criminali. In tal modo si corrompe l’elemento centrale dell’economia capitalistica, “il mercato”, con tutte le conseguenze in termini economici e sociali. Questa modalità – ha rilevato Introcaso – si riversa immediatamente nei settori maggiormente produttivi e più facilmente aggredibili, gli appalti pubblici, con ricadute in termini di pregiudizio e corruzione del procedimento elettorale, di formazione e raccolta del consenso, perché la procedura per l’appalto pubblico coinvolge gli amministratori eletti. La gestione del consenso trova ragione nella legislazione di decentramento politico e di creazione di organismi amministrativi intermedi, tali da lineare una potestà amministrativa diffusa (si pensi alla centralità dei sindaci, eletti direttamente) per sua natura e funzione titolare di discrezionali incidente direttamente sull’andamento generale dell’amministrazione, e per questo aggredibile, anzi di facile e diretto accesso da parte delle organizzazioni criminali».
https://www.youtube.com/watch?v=kzfVkrgK6AE
LA COMPONENTE RISERVATA DELLA ‘NDRANGHETA È un fenomeno diffuso lo scioglimento di numerosissime amministrazioni comunali e di formazione intermedia per infiltrazione e influenza mafiosa. Gli uffici giudiziari del distretto sono sempre più spesso chiamati a deliberare provvedimenti di incandidabilità impugnati dagli amministratori. «La forza delle associazioni – ha detto Introcaso – deriva giustappunto dalla capacità di adattamento alle situazioni e ai mutamenti in modo tale che esse si aggregano, si disfano, si ricostituiscono, si fondono a seconda della rilevanza criminale dei soggetti compartecipanti, dello stato di libertà e dell’esistenza in vita degli stessi. La ‘ndrangheta nasce come organizzazione unitaria e orizzontale, ma con il tempo cambia e si dota di una struttura più complessa e gerarchica. La creazione della “santa”, alla fine degli anni ’60, costituisce una novità, una “rivoluzione interna” alla ‘ndrangheta, che si struttura con una componente più riservata di cui fanno parte ‘ndranghetisti autorizzati a entrare nella massoneria per avere contatti con i quadri della pubblica amministrazione e quindi con medici, ingegneri e avvocati». Con la creazione della “santa” la ‘ndrangheta si “sprovincializza” e al tempo stesso si rafforza la tendenza a creare una struttura che limiti l’autonomia della singola “locale” per spostare verso l’alto il potere e accrescere le potenzialità dell’intera articolazione. Questa articolazione trova collocazione nel distretto in numerose “locali” distribuite sull’intero territorio e particolarmente stabilizzate nei circondari di Vibo Valentia, Castrovillari, Paola, Lamezia.
L’APPELLO DI GRATTERI: «CONTINUATE A DENUNCIARE» «Quest’anno posso dire con grande soddisfazione che c’è stato un aumento del lavoro del mio ufficio, non solo in termini di quantità ma sopratutto di qualità», ha detto il procuratore Gratteri. «Questo – ha aggiunto – non è un caso, perché abbiamo avuto delle attenzioni da parte del centro, dei vertici delle forze dell’ordine, Polizia, Arma dei carabinieri, Guardia di Finanza, oltre naturalmente al ministro precedente, Orlando, e al ministro attuale, Bonafede. Questo ci conforta nel pensare che forse siamo credibili, che meritiamo fiducia e per questo quello che abbiamo chiesto ci è stato dato». Gratteri ha poi ringraziato il prefetto di Catanzaro che, ha spiegato «con la sua autorevolezza e capacità di sintesi, in sede di Comitato provinciale per la sicurezza, ha dimostrato grande sensibilità nel preoccuparsi della sicurezza del mio ufficio», e i questori delle province del distretto che «hanno la fortuna di dirigere uomini di primo piano», e i vertici regionali e nazionali delle forze dell’ordine. «Si è creata una grande sinergia, qui a Catanzaro c’è un modello che sta funzionando da due anni e che altri distretti stanno mutuando perché sta producendo risultai straordinari, prima inimmaginabili. Ho lasciato volutamente per ultimo il mio ufficio, che, dal collega più giovane al più anziano sta dimostrando grande professionalità e dedizione».
Quindi l’invito i cittadini «a continuare a inondarci di denunce, di esposti, di richieste per essere sentiti». «Ormai da due anni e mezzo – ha ricordato Gratteri – ho istituito un ufficio dove tutte le parti offese, i vessati, usurati, estorti, possono venire a incontrarmi: ricevo tutti, almeno una volta a settimana, ci sono almeno trecento persone che arrivano, ma io ricevo tutti. Questa apertura è fondamentale, perché dà grande fiducia alla gente, che ha bisogno di parlare. I calabresi – ha aggiunto il procuratore di Catanzaro – non sono omertosi: non sanno con chi parlare ma non sono omertosi. Continuate a denunciare e a venire a trovarci, perché se nessuno bussa alla porta di un procuratore o di un sostituto vuole dire che non siamo credibili. Se la gente ci cerca, vuol dire che quanto meno spera di poter risolvere il suo dramma, che – ha concluso Gratteri – per noi può essere magari piccolo ma per loro è la vita».

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