LAMEZIA TERME Il core business, è noto, è quello della cocaina. Ma i presunti capi della rete criminale che secondo la Dda di Catanzaro è stata sgominata con l’operazione “Ossessione” (qui i nomi e qui i dettagli) si muovevano su più fronti. Uno di questi, per nulla marginale, è quello dell’importazione di grosse quantità di hashish. La «multinazionale del narcotrafico» legata alla cosca vibonese dei Mancuso avrebbe insomma stretto rapporti d’affari anche con i cartelli maghrebini che dal Marocco, via Spagna, erano in grado di far arrivare in Italia tonnellate di hashish. Uno dei traffici che stavano organizzando i fratelli Costantino (Salvatore Antonino e Fabio, originari di Comerconi, frazione di Nicotera) prevedeva l’arrivo di 3mila kg di “fumo” in Italia.
L’INTERMEDIARIO Per essere portata a termine l’operazione richiedeva degli agganci insospettabili. Così i Costantino, tramite un intermediario di origini reggine (Francesco Ceravolo, che è tra gli indagati), sarebbero entrati in contatto con un 70enne di Cerro Maggiore (Milano). L’intermediario si chiama Gianfranco Carugo, alias “baffo”, ed è lui che li avrebbe dovuti aiutare a “scaricare” l’hashish dal porto di Genova grazie alla compiacenza di alcuni finanzieri. Carugo, che è tra i 25 fermati dalla Dda del capoluogo calabrese, è ritenuto «soggetto inserito in un collaudato sistema di corruzione» e sarebbe stato «in contatto con dei militari della Guardia di finanza non identificati e preposti al servizio presso il porto di Genova».
I FINANZIERI CORROTTI Il filone d’inchiesta in questione riguarda il periodo compreso tra dicembre del 2017 e marzo del 2018. Il traffico di hashish doveva avvenire tramite un gruppo criminale di Busto Arsizio, di cui Carugo faceva parte, che avrebbe promesso ai finanzieri compiacenti «denaro o altre utilità» per «garantire così il recupero dello stupefacente una volta giunto sul territorio nazionale». Rimanevano solo da indicare i giorni utili per l’arrivo della nave, in modo tale da farli coincidere con i turni di servizio dei militari che secondo la Dda sarebbero stati corrotti. In un dialogo intercettato Costantino e Ceravolo ne parlano tra loro: «…eh ma loro, la finanza.. quelli ti devono dire qual è la cosa migliore…devi chiedere a loro qual è più consigliabile mandare un camion da qua o far arrivare un camion da là?». E ancora: «…mi ha detto anche un’altra cosa…dopo ti devo spiegare come vanno messi..ah e ti deve dare i giorni…i giorni quando deve arrivare te li danno loro che sono di servizio».
IL CARICO DI PROVA L’importazione più consistente, quella da 2500 kg, sarebbe dovuta avvenire dopo un “carico di prova” di 430 kg utile a finanziare l’operazione successiva. Il carico più piccolo, però, viene scovato e sequestrato dalla Guardia di finanza in un deposito a Milano. In quell’occasione un altro vibonese che è tra i fermati, Gennaro Papaianni (cognato di Antonino Costantino), viene arrestato «in flagranza». Il 23 febbraio arriva poi per Fabio Costantino una condanna che lo porta in carcere. E nelle stesse ore Antonino Costantino, che in quel periodo è in prova al servizio sociale come misura alternativa al carcere, fa perdere le proprie tracce. Troppi guai. La maxi importazione di hashish non viene quindi portata a termine ma, secondo i magistrati della Procura antimafia di Catanzaro, il traffico era stato pianificato con la compiacenza di alcuni finanzieri in servizio al porto di Genova. Che sarebbero stati corrotti dalla «multinazionale del narcotraffico», ma che finora non stati identificati.
Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it
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