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«Le confessioni di Di Battista padre: il re è nudo»

di Fausto Orsomarso*

Pubblicato il: 29/01/2019 – 16:25
«Le confessioni di Di Battista padre: il re è nudo»

Non ho mai amato la retorica a 5 stelle, i sermoni di Grillo e di Di Maio, le gaffe di Toninulla, né tanto meno i video virali di chi rimprovera i propri genitori perché aveva promesso la propria verginità.
Questo Paese non si salva però con l’ipocrisia e nemmeno con l’ignavia.
L’intervista delle Iene al Padre di Di Battista ci restituisce in termini secchi e concreti, un’analisi seria e se volete molto più dignitosa di quelle propagandistiche dei figli grillini.
C’era un tempo in cui la nostra Italia ha potuto sopportare le baby pensioni, l’infornata di dipendenti pubblici, i costi esorbitanti degli investimenti infrastrutturali lievitati tra tangenti e incompiute, e potrei elencare tanti altri esempi limite di disfunzioni che erano tollerate e sopportate da un sistema di debito pubblico che non doveva fare i conti con fiscal compact, pareggio di bilancio in costituzione, reating internazionale di banche e agenzie, concorrenza globale con altre economie e altri sistema Paese.
Nel vedere in streaming stamane l’intervista di Filippo Roma al padre di Di Battista con un parallelo un po’ azzardato la mente mi ha riportato al discorso di Craxi in Parlamento di cui ripropongo alcuni passaggi consigliando a molti una rilettura.
«Serve esperienza e competenza per distinguere i buoni argomenti critici da quelli pretestuosi e rumorosi, che come i sassi gettati nell’acqua fanno solo cerchi sempre più larghi che poi scompaiono».
«C’è un problema di moralizzazione nella vita pubblica che deve essere affrontato con serietà e con rigore, senza infingimenti, ipocrisie, ingiustizie, processi sommari e grida spagnolesche».
«E tuttavia, d’altra parte, ciò che bisogna dire, e che tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale». (Tranne che per il Movimento Sociale Italiano per verifica storica )
«Non so cosa si propongano oggi tutti coloro che mirano al peggio, che alimentano ogni forma di qualunquismo, che utilizzano la politica, l’informazione, lo spettacolo, come mezzi puramente distruttivi».
Ecco nelle parole di Di Battista padre c’è tutta la forza degli argomenti critici paralleli a quelli di parte del discorso di Craxi in Parlamento per parlare del sistema e per denunciare con fermezza ad un’ Italia che che non regge più, che tutti sanno che «buona parte del lavoro nelle piccole imprese dal Nord al Sud senza distinzioni geografiche è irregolare o illegale».
Questo vuol dire che dobbiamo tollerare l’illegalità, il lavoro in nero, o l’insicurezza sui luoghi di lavoro che ogni giorno diventa cronaca di tragedie personali e familiari ?
Questo vuol dire che il padre di Di Battista e come lui tanti piccoli imprenditori che si alzano presto la mattina preferiscono lavorare nella illegalità ?
Questo vuol dire che non rappresentano più istituzioni da difendere i partiti o i sindacati che pure hanno avuto o hanno lavoratori in nero nella propria organizzazione compresa la Cgil?
No, a questa situazione va posto un rimedio anzi più di un rimedio.
Non credo sinceramente che il rimedio sia nelle “grida spagnolesche” di Di Battista figlio che fa i video con Di Maio o nella democrazia pilotata della piattaforma Rousseau che ha riempito il parlamento di cittadini senza diritto di parola libera.
Non perché tra i tanti argomenti trattati dal movimento cinque stelle, escluse le scie chimiche o anche quelle più comiche di Grillo, non ci siano spunti di analisi seria e in alcuni casi anche ipotesi di soluzioni concrete e condivisibili.
I rimedi stanno come sempre nelle politiche e quindi nella politica.
Si potrà certo riaprire un dibattito, ancora mai chiuso da quel discorso di Craxi al Parlamento, su come finanziare e su quanto pagare la politica per garantire competenza e incorruttibilità.
Ma è del tutto evidente, fatti salvi le riduzioni praticabili anche con contributo di solidarietà di pensioni e vitalizi, che appare sempre più fiacca la propaganda degli urlatori di Honestà a buon mercato.
Per politici o cittadini, e vale per il padre di Di Battista come per me e tanti altri che credono nella politica come nel lavoro, l’onestà resta un prerequisito morale ed etico che ciascuno di noi avverte e pratica fino a prova contraria e finché è praticabile.
Nella mia esperienza di professionista e di imprenditore tante volte con i miei ex soci ci siamo trovati al bivio se pagare le tasse, l’Iva, i contributi piuttosto che i nostri stipendi che facevano vivere noi e le nostre famiglie.
Con orgoglio possiamo dire che quella impresa nata nel 2002 in un Sud difficile, che oggi è mutata e va avanti anche senza di me, ha realizzato progetti in tutta Italia e all’estero ed è riuscita con mille sacrifici a lavorare nella legalità, insieme a tante altre nella mia terra.
Ecco credo che lo spunto più serio dell’ammissione di colpa di Di Battista padre non stia nelle scuse via etere del figlio urlatore di Honestà quanto nella sana critica alle politiche che oggi il figlio e i suoi amici al governo di questo Paese hanno legittimamente posto in essere.
Con efficacia e semplicità, più di tanti discorsi o dibattiti televisivi, Di Battista padre ha reso il re nudo mettendo in evidenza una delle priorità programmatiche per dare futuro all’Italia e che potrebbe semplicemente suggerire al figlio Alessandro, credo più serio ed onesto intellettualmente di un Toninelli qualsiasi.
Il partito di suo figlio ha raccolto consensi promettendo universalmente il reddito di cittadinanza, disconoscendo per incompetenza o malafede che non era praticabile sia finanziariamente che economicamente.
Il partito di suo figlio che oggi governa l’Italia ha fatto un contratto di governo con un pezzo del centrodestra che ha preso i voti della maggioranza degli italiani su un programma che aveva tra le priorità la tassa piatta (flat tax) per famiglie e imprese, la sburocratizzazione, la detassazione, gli incentivi alle nascite, la difesa del Made in Italy e delle frontiere, la tutela dei professionisti e delle imprese e attraverso loro il rilancio del ceto medio.
C’è sicuramente una legittima ansia complessiva, per chi fa politica, di offrire soluzioni alle diverse emergenze prima tra tutte quella della povertà e della difficoltà di tante famiglie italiane che si combatte con l’unica ricetta possibile: il lavoro.
Ho imparato nel tempo ad avere sempre più rispetto delle idee altrui per rafforzare la dignità e la forza alternativa delle mie idee e dei miei ideali per cui mi batto.
Condivisibili o meno, credo che Giorgia Meloni manifesti con chiarezza e coerenza le nostre idee di conservatori diverse ovviamente da quelle di sinistra.
Ma a differenza di tanti leader, di destra o di sinistra, sta crescendo e costruendo la sua piena maturità politica dimostrandosi la più misurata.
Perché non c’è peggior populismo di chi, consapevolmente o meno, racconta o promette al suo popolo cose irrealizzabili dopo le campagne elettorali, lasciando irrisolti temi centrali come la detassazione del lavoro su cui impiegare più risorse e di cui oggi Di Battista padre diventa un efficace e quanto mai serio testimonial.

*consigliere regionale Fratelli d’Italia

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