Il dibattito che si è sviluppato nella seduta straordinaria del consiglio regionale del 30 gennaio è stato appassionato, ricco di valutazioni e riflessioni che confermano che il tema sul quale ci siamo riuniti ha una dimensione, un valore e una importanza che non potrà che segnare un passaggio storico nella vita della nostra regione e dell’Italia intera.
Il cosiddetto “regionalismo differenziato” che si vorrebbe mettere in pratica già nelle prossime settimane, già da lungo tempo trattenuto nella pancia di talune regioni e che oggi esplode nella sua versione più eversiva, rischia di sfasciare l’Italia e di produrre nuove lacerazioni nel tessuto Istituzionale e democratico del nostro Paese.
Le regioni più ricche chiedono e ottengono di trattenere nei loro territori e per le loro competenze una quota di risorse collegate al gettito fiscale interno.
Si calcola che questa operazione avrà un costo di oltre 20 miliardi di euro ogni anno ed in misura sempre più crescente a danno dei territori del Mezzogiorno.
Questa operazione significherà aumentare le differenze fra un Nord sempre più ricco ed un Sud del Italia sempre più povero e consegnato definitivamente alla arretratezza e all’abbandono con tutti i devastanti e conseguenti effetti che ognuno di noi può immaginare.
Altro che Italia una e indivisibile! come recita la nostra Carta costituzionale! Saremmo difronte ad una insanabile e drammatica divaricazione che indebolirebbe e aggraverebbe la condizione non solo del Sud ma dell’intero Paese.
Il Mezzogiorno, la Calabria, noi tutti, non possiamo e non vogliamo accettare passivamente e a braccia conserte e magari restando fuori dal dibattito nazionale, che si stravolgano le regole su cui poggia l’unità dell’Italia, che è un bene a cui nessuno è disposto a rinunciare e che soprattutto siano compromesse le speranze di
Mentre da una parte, noi, il Mezzogiorno, la Calabria rivendica solidarietà ed uguaglianza di diritti sociali, altri, sopra e lontano da noi, lavorano per l’eversione e la secessione, mascherandosi sotto il titolo della autonomia.
Da sempre la Lega, ieri nella versione secessionista oggi nella versione sovranista pensa di trattenere al Nord la maggior parte possibile del gettito fiscale.
È questo che vogliono Lombardia, Emilia Romagna ed in forma più eversiva il Veneto. Queste spinte autonomiste pongono l’urgenza di una legislazione nazionale che definisca il quadro unitario dei diritti, in cui le realtà locali possono e devono certamente agire valorizzando le rispettive peculiarità, senza però mai uscire dai confini di quel federalismo solidale che deve garantire uguaglianza dei diritti di cittadinanza a prescindere dalla Regione di residenza. Senza diritti diffusi non è possibile una democrazia solida.
Capiamo tutti che si tratta di un’operazione scellerata, se non fermata in tempo e noi dobbiamo prepararci a sfidare chi intende stravolgere l’unità e la coesione del paese e compromettere seriamente le legittime attese di crescita e di sviluppo della Calabria e dei cittadini calabresi.
C’è di più, perché questa “trattativa” che si è condotta quasi come se si trattasse di un “affare” privato, riservato, non può riguardare solo le parti in causa, essendo uno dei temi dal forte impatto nazionale, ma deve coinvolgere tutto e tutti.
Per questo penso che il tema del regionalismo differenziato non può e non deve solo interessare gli addetti ai lavori ma deve interessare e coinvolgere tutti i cittadini della nostra regione, in un confronto ampio e condiviso che non può e non deve esaurirsi nella seduta del consiglio regionale che si è svolta.
È un tema che tocca fondamentali principi democratici e per questo serve non solo un impegno verbale ed una formale unanimità d’intenti, ma anche, se dovessero essere necessarie, azioni di protesta forti e una collettiva mobilitazione sociale.
*Consigliera regionale
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