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«Quante inesattezze sul “personaggio” Scidone»

L’avvocato dell’imprenditore citato nelle carte della Dda di Torino: «Mai problemi con la giustizia. Raso gli è stato presentato come una persona di sani principi»

Pubblicato il: 01/02/2019 – 18:27
«Quante inesattezze sul “personaggio” Scidone»

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di precisazione che ci è stata inviata dall’avvocato di Giuseppe Scidone.
Formulo la presente in nome e per conto del sig. Scidone Giuseppe, il quale mi ha conferito specifico mandato al fine di tutelare i suoi diritti nei confronti della testata giornalistica in indirizzo, per significare quanto segue e per invitarvi a pubblicare con la stessa evidenza e con lo stesso rilievo la replica del mio assistito alle notizie divulgate:
Come detto, nel contenuto dell’articolo in oggetto (potete leggerlo qui), si ravvisano una moltitudine di inesattezze e illazioni che, adombrando la moralità del mio cliente, gli arrecano un grave pregiudizio per la sua posizione sociale ed un danno di immagine alla sua persona. 
L’appartenenza del sig. Scidone all’Ordine Massonico e Templare è pacifica ed è ben evidenziata anche sul web; da questo, però, sostenere e dichiarare la sua presenza a riunioni illecite e ad incontri tra personaggi legati ad ambienti di ‘ndrangheta è fuorviante, ambiguo e assolutamente falso. 
Il giornalista, infatti, redigendo questo articolo, descrive il mio cliente come una persona ambigua e in cerca di potere in una regione che, in realtà, ha frequentato pochissime volte e dove, peraltro, non ha interessi di alcun genere.
Il Sig. Scidone all’epoca dei fatti, ha ricevuto una legittima richiesta di informazioni tecniche su come procedere per formare una Commanderia in Aosta. Lo stesso ha fornito le notizie richieste, spinto dalla sua forte e sincera passione verso quest’Ordine Cristiano della cui appartenenza va fiero, e non certo, come asserisce l’articolista, per conoscere persone che (a detta del giornalista) sarebbero di dubbia moralità e che oggi si ritrovano indagate per vari motivi. 
Per completezza: il progetto per la costituzione della Commanderia prevedeva che i candidati avrebbero dovuto provare la propria specchiata moralità fornendo dei documenti come: curriculum, certificato penale, foto, lettera di motivazione, nonché sottoporsi a un’inchiesta che ogni obbedienza prevede prima di accettare qualcuno. 
Sempre in questo ambito, il sig. Scidone ha conosciuto il sig. Raso che gli è stato presentato come persona con valori e qualità corrispondenti a quelli richiesti dall’Ordine (sani principi) e quale lavoratore di successo nel campo della ristorazione.
Si specifica, affinché sia chiaro, che, nonostante i progetti teorici per organizzare un gruppo di persone che potesse far parte della nascente Commanderia, nel tempo nulla si è concretizzato e tutto si è disperso nelle parole senza alcun seguito in concreto. 
Si sottolinea, ancora, che il sig. Scidone Giuseppe non ha mai fatto parte della Gran Loggia “Non Nobis” né come membro né come fondatore, in quanto egli fa parte di una obbedienza “regolare” (riconosciuta dall’Inghilterra).
 Ed inoltre, che lo stesso non è mai stato Gran Maestro di Templari di Gibuti, e ciò perché non esiste in quello Stato codesto Ordine legato al cristianesimo. Come noto, Gibuti è uno Stato islamico e ciò è, evidentemente e logicamente, incompatibile con la creazione di un ordine templare, che non sarebbe mai stato autorizzato. 
Il mio cliente all’epoca dei fatti era un cavaliere Templare che spendeva il suo tempo ad alimentare la sua passione verso un Ordine Ecumenico legato a dei principi religiosi e filantropici, e non facendosi mai passare o accreditare come “uno dei cinque guardiani” (?) di alcun Ordine mondiale. La costruzione dell’articolo, che mira a evidenziare un collegamento tra la ‘ndrangheta e la massoneria citando il sig. Scidone quale punto di contatto tra i due sistemi, automaticamente trasponda la persona di questi – che non è indagata nel procedimento in questione – in ambienti poco chiari nonché scenari ove vengono ipotizzati reati di associazione mafiosa. 
Basterebbe solo questo a ledere l’immagine del mio assistito.
Ma vi è di più. L’ambiguità con la quale il giornalista narra dei viaggi in Calabria – che erano, in verità, visite al padre anziano e malato – nonché degli scopi del circolo Garibaldi in Francia, pone il mio assistito in una malevola posizione di comunanza con situazioni e persone che, con molta probabilità, egli non ha mai conosciuto e di cui non ha mai sentito parlare.
Per quanto riguarda, invece, le interpretazioni date circa gli scopi della fondazione del Circolo Garibaldi, si rappresenta che il sig. Scidone si è trasferito in Francia nel 1979 e che il Circolo è stato creato nell’intento di consolidare l’amicizia tra le comunità Italiane e Francesi e che comunque non è attivo da parecchi anni. 
In buona sostanza, il “personaggio” di Giuseppe Scidone, così come descritto dal giornalista, induce il lettore a mettere tutti in un calderone e a mettere in dubbio – al minimo – la sua moralità, la sua onestà e la sua integrità, danneggiandone l’immagine.
Il giornalista avrebbe dovuto limitarsi solamente ad esercitare un legittimo diritto di cronaca, senza aggiungere supposizioni e farneticazioni.
Alla luce di quanto sopra esposto, si richiede, quindi, che al più presto, venga pubblicato un articolo ulteriore avente lo stesso risalto di quello contestato, riportante le suddette precisazioni. Va inoltre precisato che nello stilare la rettifica richiesta occorre tenere presente la specchiata moralità del mio assistito come uomo onesto conosciuto da tutti, anche a livello internazionale, buon padre di famiglia ed imprenditore che nell’arco della sua carriera non ha mai avuto alcun problema con la giustizia. Lo stesso è persona in vista nel suo ambiente lavorativo e risulta evidente che per essere ammesso alle istituzioni di cui lo stesso ha dichiarato tranquillamente di fare parte, egli deve aver dimostrato un percorso di vita onesto e virtuoso.
Avv. Giuseppa Gagliostro
Accogliamo la replica del signor Scidone. Ovviamente non nella parte in cui – ma il vizio è purtroppo molto diffuso – vorrebbe spiegarci come si fa il nostro lavoro. Da parte nostra nessuna illazione; soltanto la cronaca, appunto, di quanto riportato – perché evidentemente ritenuto degno di nota – negli atti della Dda di Torino. D’altra parte l’avvocato conferma il contenuto dell’articolo pubblicato dal Corriere della Calabria: dai rapporti con Raso all’intenzione di creare una “commanderia” ad Aosta, fino all’esistenza della loggia in Francia. Ogni riferimento (anche quello all’Ordine mondiale) è tratto dall’ordinanza dell’operazione “Geena”. Nessuna farneticazione, dunque. Avevamo anche ricordato che Scidone non è indagato nel procedimento. Non siamo esperti di templari, ordini massonici e Gran maestri. Siamo, però, in grado di leggere le carte giudiziarie. (ppp)

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