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«Il tetto di spesa che pesa sulla Calabria»

di Cgil Fp Calabria

Pubblicato il: 03/02/2019 – 12:03
«Il tetto di spesa che pesa sulla Calabria»

Salta dal DL semplificazioni l’emendamento dello stesso governo che si proponeva di eliminare il tetto di spesa per le assunzioni del personale del Servizio sanitario nazionale, cioè -1,4% sulla spesa del personale del 2004. A denunciarlo è la Funzione Pubblica Cgil Nazionale, concludendo: “Per questo è il momento di costruire risposte e argini al processo di sgretolamento che anche questo Governo favorisce, alimentando un mercato privato che disegna una sanità sempre più diseguale, sempre più ingiusta. Per quanto ci riguarda lo faremo ogni giorno, a partire dal valorizzare il tema della sanità all’interno delle rivendicazioni che porteremo nella grande manifestazione unitaria che Cgil Cisl Uil hanno proclamato per sabato 9 febbraio.”
Il tetto di spesa, dunque, sarà ristabilito e avrà ricadute diversificate tra regione e regione, anticipando le conseguenze nefaste del cosiddetto “regionalismo differenziato” e peggiorando gli effetti della legge di Bilancio, che stanzia solo 100 milioni l’anno per abbattere i tempi delle liste d’attesa e 284 milioni di euro per il rinnovo dei contratti di tutto il personale del Sistema Sanitario Nazionale
Continua l’attacco al sistema sanitario, che nella nostra regione potrebbe rendere più grave il paventato blocco del turnover e compromettere le assunzioni autorizzate ma non ancora espletate da alcune aziende sanitarie. Non sarebbe possibile inserire giovani operatori, necessari per accorciare le lunghe liste di attesa ed evitare tutti quei disservizi non ascrivibili al personale ma all’organizzazione; non sarebbe possibile ripristinare il rispetto delle 11 ore di riposo degli operatori sanitari tra un turno e l’altro. Si continua a fare pesare sulle spalle dei lavoratori e dei cittadini scelte politiche sbagliate a livello centrale e locale. La nostra sanità non può più sopportare tagli e ridimensionamenti.
Serve un piano straordinario di assunzioni e di rinnovamento delle strumentazioni, perché solo così sarà possibile invertire la tendenza alla sfiducia dei cittadini, all’emigrazione sanitarie e all’indebitamento ulteriore. Lo dimostra il dato che un lieve miglioramento nei conti si sarebbe registrato nel 2018, a seguito dei pochi investimenti fatti dal precedente Commissario. Questo piccolo cambio di passo rispetto al costante peggioramento degli ultimi anni, che è stato annunciato proprio dal nuovo Commissario, per consolidarsi nel tempo necessita di un salto in avanti.
Naturalmente non possiamo più consentire sprechi dovuti all’eccessivo ricorso a consulenze e incarichi esterni, oppure alla cattiva gestione di beni e servizi, alla mancanza di trasparenza negli appalti. Non dobbiamo accettare condotte amministrative inidonee o ambigue, che in alcuni casi sono sotto la lente della magistratura e delle commissioni di accesso.
La nostra Regione ha bisogno di una legge ad hoc, come ha dichiarato lo stesso Commissario, ricordando quella fatta a suo tempo per il Molise, che con uno stanziamento straordinario contribuisca a diminuire il debito. Ciò consentirebbe di invertire la pericolosa tendenza in corso da anni, che crea un circolo vizioso tra emigrazione sanitaria e inasprimento del deficit annuale, oltre a evitare una pesante tassazione per i nostri cittadini, in cambio del peggiore servizio sanitario.
Occorre potenziare, e in alcuni casi creare, l’assistenza territoriale, istituendo le case della salute, come ripetiamo da anni; realizzando la presenza dei medici di famiglia nelle 24 ore, anche per evitare il ricorso al pronto soccorso; allargando l’assistenza domiciliare alternativa al ricovero. Occorre coordinare la rete dell’emergenza, con percorsi assistiti per partorienti e neonati a rischio, e riordinare la rete ospedaliera, attivando i posti letto previsti in tutti ospedali. Occorre applicare, insomma, una regola economica ormai riconosciuta: che il funzionamento della pubblica amministrazione è un fondamentale strumento per accompagnare le politiche per la crescita e lo sviluppo in tutto il paese.
Non chiediamo la luna, solo di rispettare l’uniformità di trattamento dei cittadini su tutto il territorio nazionale, come chiede la Costituzione. E come sancisce una recente sentenza della Corte: «È la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione». Ovvero: i vincoli di bilancio non possono limitare i diritti fondamentali.

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