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Le elezioni ad Aosta e l’appoggio del prete calabrese: «Ma “quaglia” qualche cosa?»

Nelle carte dell’inchiesta della Dda di Torino i contatti di uno degli arrestati, Nicola Prettico, con un sacerdote (non indagato) che avrebbe dovuto “benedire” una discoteca in cambio di parte del…

Pubblicato il: 03/02/2019 – 11:21
Le elezioni ad Aosta e l’appoggio del prete calabrese: «Ma “quaglia” qualche cosa?»

LAMEZIA TERME A maggio del 2015 ad Aosta ci sono le elezioni comunali. Le vince l’attuale sindaco, Fulvio Centoz, e nella sua maggioranza viene eletto consigliere, con la lista dell’Unione Valdotaine, anche Nicola Prettico. Ha 38 anni, è un dipendente del casinò di Saint Vincent, dove è stato anche delegato sindacale per la Uil, ed è titolare della discoteca «Prince» di Quart. Nelle sedute di consiglio comunale non interviene quasi mai. Parla molto, invece, mentre viene intercettato dagli inquirenti coordinati dalla Dda di Torino. Prettico è tra le 17 persone coinvolte nell’operazione Geena scattata una settimana fa e, stando alle accuse che lo hanno portato in carcere, farebbe parte del “locale” di ‘ndrangheta di Aosta capeggiato da Antonio Raso e Marco Di Donato. Oltre a mettersi «a disposizione» dei due presunti capi, oltre a intervenire «per risolvere i problemi di soggetti contigui al sodalizio», oltre a “scendere” in Calabria «a portare informazioni ed “ambasciate”», Prettico sarebbe entrato «a far parte di una loggia massonica per incrementare la rete di relazioni e contatti con esponenti della società civile e consolidare la presenza sul territorio».
Anche se considerato un po’ maldestro nei suoi movimenti (lo abbiamo raccontato qui), Prettico incassa 361 preferenze e conquista lo scranno in consiglio comunale. Per i magistrati della Dda torinese sarebbe stato «eletto anche con i voti del sodalizio». Ma non solo. In Val d’Aosta ci sono molti calabresi certamente legati alle proprie origini. Legami che sarebbero stati sfruttati da Prettico anche tramite un sacerdote calabrese che avrebbe dovuto intercedere con i suoi paesani emigrati per fornire appoggio elettorale al futuro consigliere comunale. I contatti ci sono già diversi mesi prima delle elezioni e la figura del prete, che all’epoca è vice parroco di un paese del Reggino, emerge dalle carte dell’inchiesta ma il sacerdote, è bene sottolinearlo, non è nemmeno indagato.
LA “BENEDIZIONE” DELLA DISCOTECA Il 22 gennaio 2015 Prettico parla con un calabrese che vive ad Aosta ma che in quel momento si trova nel Reggino. L’uomo tornerà a breve al Nord e porterà con sé anche il prete, così Prettico si offre di andarli a prendere all’aeroporto di Torino. «Vengo con piacere», dice Prettico. «Ti ringrazio… tanto c’ho il Don così ti benedice pure la, la discoteca…», risponde l’uomo. 
Nell’ordinanza di custodia cautelare vergata dal gip di Torino un intero capitoletto è dedicato ai contatti con il sacerdote. Dalle telefonate intercettate emerge chiaramente, secondo gli inquirenti, come Prettico abbia chiesto al sacerdote di partecipare alla serata inaugurale della discoteca Prince per dimostrare ai “paesani” residenti in Val d’Aosta il suo appoggio elettorale. In cambio del favore il futuro consigliere comunale «si impegna a donare parte dell’incasso alla parrocchia» del paese del Reggino. Il prete, annotano gli investigatori, sarebbe stato consapevole della propria influenza – «e io raccolgo voti…» dice intercettato – e non si sarebbe tirato indietro menzionando esplicitamente alcuni compaesani residenti in Valle d’Aosta che avrebbero dato il loro voto a Prettico.
LA PAGNOTTA «Ma tu dici che “quaglia” (conclude, ndr) qualche cosa?», chiede il sacerdote al suo interlocutore. «Qualcosa esce non vi preoccupate», è la risposta del “contatto” di Prettico in Calabria, che poi aggiunge: «…l’importante che porta pagnotta». Ma per la serata in discoteca «la presenza vostra ci vuole», e il sacerdote non si sottrae: «Ah.. va bhò dai, non c’è problema». «Voi dategli una garanzia, si si avete capito?». Si discute anche di soldi: il prete parla di due-tremila euro, il suo interlocutore dice che «ne raccoglie anche cinquemila». E in seguito in un’ulteriore conversazione tra l’uomo e Raso si chiarisce: «Vuole dargli un poco di soldi… quando apre la discoteca farà una serata beneficenza no… (…) e l’incasso glielo dava a Don (…) perché… per la squadra del pallone di giù…».
«PAGLIACCIO» Alla fine Prettico non riesce a inaugurare la discoteca prima delle elezioni e quindi la serata «elettorale» con il sacerdote non si concretizza. Ma il “don”, secondo gli inquirenti, si è comunque speso per procurargli voti tra i suoi compaesani e non manca di far presente tutta la sua delusione: «Ti chiamavo per dirti quanto è pagliaccio quel Nicola (Prettico, ndr) neanche per i cani oh… digli per carità che non si deve più avvicinare a me questo». «Come mai?», chiede l’interlocutore. «Non mi si deve avvicinare… ma tu ci credi (…) che dopo queste elezioni non si è fatto sentire per niente…». A breve dovrebbero aprire la discoteca ma il sacerdote è comunque molto contrariato: «No, ma digli che non mi interessa più niente proprio perché si è comportato proprio male, male, male… male, male si è comportato (…) noi di qua il dovere che dovevamo fare lo abbiamo fatto»

Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it

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