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Gang dell'evasione fiscale a Messina, coinvolti 4 imprenditori reggini – NOMI

Lavorano nel campo dell’edilizia e nel settore alimentare. Facevano parte del “sistema” che ha portato al sequestro di beni per 15 milioni di euro da parte della guardia di finanza

Pubblicato il: 04/02/2019 – 7:26
Gang dell'evasione fiscale a Messina, coinvolti 4 imprenditori reggini – NOMI

MESSINA I finanzieri del Comando provinciale di Messina stanno eseguendo 16 misure cautelari (2 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 11 ordinanze di divieto temporaneo di esercitare attività professionali o imprenditoriali) ed il sequestro di beni per di circa 15 milioni di euro nei confronti dei componenti di un’organizzazione criminale accusati di bancarotta, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, riciclaggio e auto-riciclaggio, falso ideologico in atto pubblico e appropriazione indebita. Il provvedimento, nato da un’inchiesta coordinata dalla Procura di Messina guidata da procuratore Maurizio de Lucia, è stato emesso dal gip del Tribunale Maria Vermigliò.
Le indagini hanno permesso di individuare un’associazione per delinquere con al vertice due avvocati di affari messinesi e un commercialista peloritano che, anche avvalendosi di prestanomi, predisponevano per i loro clienti, imprenditori di tutta Italia, strumenti illeciti ed atti giuridici per compiere operazioni finanziarie e societarie finalizzate a nascondere il loro patrimoni ai creditori e al Fisco.
Uno dei professionisti nel mirino della Procura è l’avvocato messinese Andrea Lo Castro. Gli è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’inchiesta chiamata “Default”. Stessa misura è stata prevista per il commercialista messinese Benedetto Panarello. Agli arresti domiciliari, invece, un altro avvocato, Francesco Bagnato, e due presunti prestanome, Orazio Oteri e Giuseppe Barbera.
I militari guidati dal tenente colonnello Jonathan Pace, coordinati dal sostituto procuratore Francesco Massara, hanno scoperto un’associazione a delinquere dedita alla commissione di reati di bancarotta, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, riciclaggio e auto-riciclaggio, falso ideologico in atto pubblico e appropriazione indebita.
Nel corso dell’attività investigativa sono state ricostruite numerose operazioni illecite effettuate, nel periodo che va dal 2014 al 2017, dai professionisti messinesi per conto di importanti gruppi imprenditoriali presenti in diverse regioni italiane. Secondo un consolidato schema operativo i professionisti indagati provvedevano a svuotare grosse poste patrimoniali da diverse società in difficoltà trasferendoli in altre di nuova costituzione, lasciando i debiti alle società originarie. Queste, poi, venivano messe in liquidazione dagli amministratori, perlopiù individuati nei prestanome e, successivamente, chiuse nel più breve tempo possibile, all’insaputa dei creditori in modo da evitare che, nel termine di un anno, potessero presentare istanza di fallimento. Gli imprenditori coinvolti, tutti destinatari della misura interdittiva, sono Francesco D’Amico, 54 anni, già proprietario del Jolly Hotel di Messina, e la moglie Paola Isidori, 46 anni. I due coniugi sono attualmente proprietari di due alberghi a Chianciano Terme, posti a vincolo di sequestro; Rocco e Annunziatino Foti, padre e figlio, 76 e 41 anni, costruttori di Cosoleto, in provincia di Reggio Calabria; Francesco Rocco Ferrara, 54 anni, e i figli Gaetano, 25 anni, e Ottavio, 23 anni, imprenditori di Policoro, in provincia di Matera, operanti in diversi settori economici, unitamente alla loro collaboratrice Elena Zippo, di Milazzo. E ancora: Bruno e Vincenzo Laganà, 59 e 32 anni, attivi nel settore alimentare della provincia di Reggio Calabria; Pompeo Vincenzo Bava, 52 anni, faccendiere di Milano.
A margine dell’esecuzione delle misure, sottoposto a sequestro preventivo un patrimonio immobiliare e mobiliare, costituito da alberghi, aziende, terreni nonché quote societarie e somme di denaro per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro.

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