CASSANO ALLO IONIO Un appello alle istituzioni, alla cittadinanza e alla politica quello lanciato dall’imprenditore Luigi Sauve dopo gli attentati incendiari che hanno distrutto la sua attività. Hanno risposto tutti «presente» alla manifestazione #SenzaStatoMollo per promuovere la firma di un protocollo per la legalità nella Sibaritide. Ed è per questo che alla sottoscrizione del “Patto della Legalità per la Sibaritide” hanno partecipato monsignor Francesco Savino, vescovo della diocesi di Cassano, Eugenio Facciolla procuratore capo della Repubblica di Castrovillari, Arturo Bova consigliere regionale e presidente della commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria e Nicola Morra senatore e presidente della commissione parlamentare Antimafia. Ma nella nella sala Dionisio” del “Minerva Club Resort” i posti in prima fila erano occupati dai massimi rappresentanti delle forze armate del territorio, dal Prefetto della provincia di Cosenza Paola Galeone e da tanti sindaci, forti testimoni della presenza dello Stato. Poi un’onda umana di cittadini con senso dello stato e delle leggi, bramoso di dimostrare che la parte che hanno scelto è quella della legalità.
IL PATTO DELLA LEGALITÀ «Quest’area – ha raccontato Sauve – è un territorio sotto assedio. C’è un governo ombra, la criminalità, che detta le sue leggi e che blocca lo sviluppo. Ne siamo tutti consapevoli. La Calabria, ignorata, vive un isolamento politico e infrastrutturale. In Calabria non vogliamo lavoro ma almeno abbiamo bisogno di treni veloci. Abbiamo bisogno di crescere ma soprattutto di un cambio culturale da parte di tutti. Non dobbiamo rassegnarci anche se non nascondo di aver paura per quando successo». Luigi Sauve auspica un “Nuovo giorno” per la Sibaritide e un cambio di mentalità dei cittadini nei confronti del governo centrale e degli imprenditori. Moto di orgoglio sotto le effige della legalità condiviso anche da Mons. Savino. «La Chiesa è il popolo di Dio, dei battezzati – ha detto il presule – come Pastore lo dico senza se e senza ma io sono dalla parte di tutte le vittime. Sono per la legalità perché la legalità è un mezzo ed il fine della giustizia. Noi vogliamo che on questo territorio si affermi la giustizia grazie alla legalità. Dove c’è la corruzione non c’è Vangelo, c’è incompatibilità tra criminalità illegalità e Vangelo. Lo dico con molta chiarezza. Io sono qui perché sono dalla parte di ogni vittima. Sono contro anche ogni forma di caporalato è di sfruttamento. La Chiesa sta dalla parte della legalità contro ogni forma di criminalità ed è inutile che ci piangiamo addosso perché, invece, se siamo un popolo dalle grandi risorse». Il vescovo, in più battute, ha ricordato come la Calabria sia schiava del matrimonio tra le mafie e le massonerie deviate. Un discorso ripreso nel loro intervento sia dal consigliere regionale Arturo Bova, sia dal Presidente dell’Antimafia, Nicola Morra, sempre attento insieme a tutto il M5S alla tematica. «Chi s’è mangiato la Calabria – ha detto Morra – non è chi sta cercando di salvarla. I problemi ci sono, li stiamo affrontando ma abbiamo bisogno che in primis gli imprenditori e i cittadini siano meno ipocriti. Siamo solo noi a poter cambiare le cose agendo nel quotidiano esigendo e mostrando legalità. Non è tanto importante la presenza della Commissione antimafia, ma quella di centinaia di persone, a testimonianza che c’è voglia di reagire». Concetti, ripresi con decisione anche dal procuratore Eugenio Facciolla. «Non so se c’è recrudescenza rispetto agli anni passati – ha detto Facciolla – le cose vanno pesate. Un dato è certo e che sono fatti che si verificano ciclicamente e da troppo tempo. Bisogna cominciare a pensare che non c’è solo la ‘ndrangheta, la mafia che spara c’è un sommerso che deve venire a galla.La parte sana di questo territorio è proprio quella che vuole reagire e non si rassegna. Non abbiamo bisogno di eroi, ma di cittadini che si impegnino.Lo Stato da queste parti è stato latitante – ha detto infine il procuratore di Castrovillari – ma stiamo dando un segnale di tendenza completamente opposto e oggi diamo un messaggio alla collettività: di fidarsi delle istituzioni, della magistratura delle forze dell’ordine». E c’è chi come il consigliere regionale Arturo Bova, sogna una nuova primavera. «Oggi non si celebra un funerale, non siamo qui a commiserarci. Vent’anni fa tutta questa gente non ci sarebbe stata, il giorno dopo un attentato – ha detto Bova – e sottolineo che è la prima volta che tante forze operano davvero in sinergia».
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