COSENZA «Marco io devo portare la tua testa sul piatto di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio, senza di loro sono disoccupato se ti candido sono disoccupato». Le parole, secondo quanto racconta Marco Ambrogio, sono quelle che il segretario provinciale Pd di Cosenza, Luigi Guglielmelli, gli avrebbe rivolto al termine di una due giorni di sotterfugi politici per evitare che l’uscente capogruppo del Partito democratico in consiglio provinciale venisse ricandidato nella lista del Pd-Psi “Provincia Democratica”. Il copione del thriller politico (finito male) lo consegna alla stampa lo stesso Ambrogio e per rimanere agganciati alla cinematografia Guglielmelli chiamato a fare il signor Wolf sembra essere proprio lontano dal personaggio immaginato da Tarantino per “Pulp Fiction”. Più che risolverli i problemi sembrerebbe, in base al racconto di Ambrogio, che aumentassero di ora in ora. Lui “Travolto dall’insolito destino” di essere defenestrato dal partito in cui ricopre incarichi anche a livello nazionale e, dall’altra parte, Luigi Guglielmelli in «perenne teleconferenza» manco a dirlo con la coppia Adamo-Bruno Bossio. «Io sono sicuro che smentiranno – aggiunge Ambrogio – ma intanto io non mi posso più tenere dentro quello che è successo a ridosso della presentazione delle liste. Gli atteggiamenti di queste persone non hanno nulla a che fare con questo partito e se oggi sono ai minimi storici è tutta colpa di questo modo di fare politica».
LA DIREZIONE Venerdì, sabato e domenica. Come nel triduo pasquale le giornate sono scandite da orari ben precisi. Si inizia con la direzione di partito. «In fin dei conti l’assemblea doveva essere un momento di partecipazione democratica – ha spiegato Ambrogio –. E in quella occasione ho chiarito a Guglielmelli come non sono stato affatto una stampella di Occhiuto nel corso dell’ultima assise comunale. Ho tenuto lo stesso comportamento che hanno tenuto gli altri membri del Pd e per onestà intellettuale devo dire che votare una pratica che permette ad aziende che vantano 19 milioni di euro dal comune di recuperare il proprio credito è un atteggiamento innanzitutto responsabile, tant’è vero che a distanza di qualche ora la stessa decisione è stata assunta dal consiglio provinciale. Ora ditemi, se Occhiuto e Iacucci votano la stessa pratica perché per il sindaco non dovrebbe andarmi bene e per il presidente della Provincia sì?». Insomma, stando alla ricostruzione di Ambrogio, dalla direzione non ci sarebbe stato nessun veto alla sua candidatura, infatti – come voluto da Iacucci – nella lista dem ci sono anche gli altri candidati uscenti. Una richiesta avanzata dal presidente per dare continuità al lavoro fatto fino a questo momento con la sua squadra e che ha superato anche i mugugni di chi non voleva che ad alcuni consiglieri venisse data la possibilità di svolgere un terzo mandato.
IL “FANTASMA” DELLA COMMISSIONE A validare le candidature ci ha pensato la Commissione di vigilanza interna nominata dal Pd. «Dovevano essere solo Luigi Guglielmelli, Alessandro Porco, e Franco Iacucci – spiega Ambrogio ai cronisti e ai fan che lo seguono su Facebook –. Ma ad un certo punto sono comparsi Michele Rizzuti ed Era Rocco». Di quest’ultima fa finta o davvero non ricorda il nome poi dice con un ghigno: «Non l’abbiamo mai vista». La commissione giocherebbe un ruolo chiave. «Mi chiama Guglielmelli dopo pranzo e mi dice che si sono riuniti e a maggioranza avevano deciso di non candidarmi – dice». Una maggioranza strana secondo il Ambrogio, visto che alla riunione non avrebbero partecipato né Franco Iacucci né Alessandro Porco. Tutto sarebbe stato deciso dal triumvirato Guglielmelli-Rizzuti-Rocco forse riunitosi all’ora di pranzo. «Ho chiesto perché stesse succedendo questo e l’ho fatto insieme al presidente Iacucci, tant’è vero che lo hanno più volte pressato a fare una nota stampa in cui esaltasse il mio buon lavoro». Peggio che andar di notte, effetto catastrofico al pari della chiamata del senatore Richetti di cui Ambrogio è stato sostenitore della mozione alle primarie. «Ho visto Gulielmelli davvero in difficoltà, come se fosse schiacciato da due muri».
IL BARATTO La lunga domenica di Guglielmelli e Ambrogio prosegue tra chiamate e tentativi di mediazione. «Poi mi ha detto di non candidarmi alla Provincia e che se avessi accettato sarei stato il candidato a sindaco per il Partito democratico. Gli ho riso in faccia, anche quando mi ha chiesto sminuire il lavoro che sto facendo con La Piattaforma (nella quale militano Francesco De Cicco, Francesco Cito, Pasquale Sconosciuto, Giovanni Cipparrone e Francesco Spadafora). Noi siamo nati per la città – aggiunge – abbiamo le nostre idee, non siamo degli “yesman”». Tramontata l’ultima possibilità e peggio ancora la chiamata fatta dal commissario del partito Ambrogio riferisce di essersi accorto di altro. «Siamo sempre al giorno prima della presentazione delle liste. Domenica sera, intorno alle 19 mi accorgo che sono spariti tutti i documenti che facevano riferimento alla lista. Guglielmelli ha detto che li aveva Michele Rizzuti mentre stava andando ad accompagnare la sua fidanzata a Paola, Rizzuti ha negato di averli. Ed in tutto ciò sono ricomparsi il lunedì e ovviamente io non c’ero più».
LA LISTA DEL PRESIDENTE «Giudiceandrea ha soltanto la colpa di avere uno staff fatto di ragazzi per bene, preparati e che mantengono fede agli impegni presi». Solo per questo Marco Ambrogio ha trovato spazio nella lista “Insieme per la Provincia” anch’essa di area dem e che proprio complice la condivisione dello stesso tetto era a conoscenza di tutta la disavventura. «Non ci possiamo più far sbeffeggiare da persone che fanno blitz di natura ’ndranghetistica – chiosa Ambrogio –. Questo è stato l’ennesimo episodio che abbiamo sfruttato solo per fare allontanare le persone per bene dal partito».
LA REPLICA DI GUGLIELMELLI «Io ed il segretario dei Giovani democratici non abbiamo mai visionato la seconda lista». Luigi Guglielmelli non incassa passivamente il colpo, anzi contrattacca. «La lista Provincia democratica è sparita la sera prima: peccato che il presidente Iacucci l’abbia vista la mattina prima del deposito. Uno strano concetto di far sparire le cose. Il pranzo con i “pupari” (Guglielmelli-Rizzuti-Rocco, ndr): Marcolì, io a pranzo domenica ho mangiato dai miei, il più buon soffritto della provincia, quello di mia mamma». E poi sulla candidatura a sindaco ironizza: «Ma secondo te, potremmo proporti mai di candidarti a sindaco?». «“Sono un uomo del Pd”. Ma se sei un uomo del Pd, perché non ti distacchi apertamente da Forza Italia e dal sindaco Occhiuto? Perché hai fatto una “piattaforma” con i suoi consiglieri, assessori, con i suoi uomini, lavorando (nemmeno troppo) sottobanco per la sua candidatura alle regionali? Detto questo – continua Guglielmelli –, potrei raccontare tantissime conversazioni e confessioni private, ma sono un signore e non si dicono in pubblico le cose che mi hai confessato in privato. Su una cosa, però, non transigo: che ci si riferisca a me parlando di metodi ’ndranghetistici e altro. Ma valuteremo, insieme al mio legale a cui ho già dato mandato, se quello che dici integra fattispecie penali. Perché un conto è la politica (che mi pare tu disconosca), un conto è la diffamazione».
Michele Presta
m.presta@corrierecal.it
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