COSENZA Il cambio al vertice della sanità calabrese – con l’arrivo dei commissari Saverio Cotticelli e Thomas Schael – ha provocato il primo scossone a livello locale. Si è dimesso, infatti, nel tardo pomeriggio di venerdì, il commissario dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza Raffaele Mauro. Mauro, già direttore generale dell’Asp, era stato confermato dalla giunta regionale alla guida dell’Azienda lo scorso 14 gennaio, al culmine di una polemica tra il ministro della Salute Giulia Grillo e il governo regionale. A poco più di tre settimane da quell’atto, lo psichiatra decide di lasciare il proprio posto, mettendo in relazione la decisione con l’atteggiamento dei due commissari, che rischiano, secondo l’ormai ex manager, di rendere ingovernabile il pianeta sanità. La scelta di Mauro – che ha da tempo ingaggiato un duello con parte della rappresentanza calabrese del M5S – conferma che il clima attorno alla più grande (e “pesante” sul piano finanziario) Asp della Regione non è certo sereno.
«CLIMA DI SOSPETTO E PREGIUDIZI» Il medico precisa che le dimissioni sono «irrevocabili». E va dritto al nocciolo della questione: «Dal mio punto di vista ci devono essere le condizioni di sistema per lavorare bene, cioè la sinergia tra la struttura commissariale, il dipartimento regionale e i vertici delle Asp». Condizioni, a suo dire, venute meno con l’arrivo di Cotticelli e Schael: «Siamo visti quasi come una controparte, in un clima di sospetti e dubbi che non fa bene alla sanità regionale». Il nuovo corso, per l’ex commissario, «è animato da uno spirito inquisitorio, io non sono abituato a lavorare così». Sono parole di un manager che ha avuto scontri durissimi con il predecessore dei due commissari nominati dal governo gialloverde: «È vero, ma con Massimo Scura eravamo su un livello diverso: ci scontravamo sulle cose. Adesso siamo davanti a dubbi, sospetti e pregiudizi. Ho capito: mi considerano di troppo? Non c’è problema, lascio loro la poltrona, la libero. Visto che siamo considerati una colonia mi pare giusto che dimostrino di saper fare meglio. Avrei anche potuto aspettare che mi mandassero via e poi porre questioni successivamente, ma non è questo che mi interessa». Mauro non risparmia una battuta: «Se le cose stanno così preferisco stare con i miei nipoti. D’altra parte ho 40 anni di professione e sono un uomo libero, non vado certo a mediare in condizioni del genere e non ho la vocazione al martirio».
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