CATANZARO Sono accusati di bancarotta per avere cagionato il dissesto della società municipalizzata “Ambiente e Servizi” spa di Catanzaro violando i loro doveri di amministratori e per essersi astenuti dal richiedere il fallimento “in proprio” proseguendo l’attività della società, pur essendo compromessa la situazione finanziaria della municipalizzata fin dal 2008, con peggioramento nel 2009 e con perdite per 1.173.346,00 euro che risultavano nel bilancio nel 2010. Tutte circostanze che avrebbero dovuto indurre gli amministratori a presentare domanda di fallimento “in proprio”, iniziativa dalla quale si sono invece astenuti e che ha contributo ad aggravare, secondo l’accusa, sempre di più il dissesto della “Ambiente e Servizi” il cui fallimento è stato dichiarato a ottobre 2012.
Non prima di avere cagionato un danno patrimoniale di «rilevante gravità», con una mole di crediti ammessi al passivo di 5.326.239,52 euro. È questa l’accusa più pesante che si registra nella conclusione di indagini preliminari, vergata dal procuratore capo Nicola Gratteri e dal pm Chiara Bonfadini, che la Procura di Catanzaro ha notificato a ex amministratori, funzionari e consiglieri comunali di Catanzaro.
Ad essere indagati sono Valentino Bolic, nel consiglio di amministrazione della società 2002 al 2010; Alessandro Brutto, vicepresidente e amministratore delegato dal 2004 al 2010; Francesco Laudadio, presidente del consiglio di amministrazione dal 2008 al 2010; Santo Bubbo, Gregorio Tassoni e Vittorio Todaro, rispettivamente presidente vicepresidente e consigliere dal 2011 al 2012; Antonio Riillo, consigliere del consiglio di amministrazione dal 2008 al 2010; Pasquale Costantino, dirigente comunale, amministratore unico della spa dal 2011 al 2012; Umberto Frangipane, amministratore unico della “Ambiente e Servizi” e poi liquidatore dal 2011 al 2012; Lorenzo Costa, ex consigliere del Pd anche lui nell’amministrazione della società.
NESSUNA RISCOSSIONE DEI DEBITI Secondo l’accusa, gli indagati, in concorso tra loro e con condotte indipendenti avrebbero causato il fallimento della società quale effetto di «operazioni dolose». In particolare, nonostante il grave dissesto in cui versava la società fin dal 2008 si sarebbero astenuti dal pretendere il pagamento che la municipalizzata vantava da parte di Comuni che rivestivano al contempo il ruolo di soci e debitori. Gli indagati si sarebbero astenuti dall’assumere le dovute iniziative (nemmeno in sede giudiziale) per il recupero di crediti per un valore di 2.847.596 euro. Favorendo così i Comuni debitori e causando un danno patrimoniale alla società.
Gli indagati, inoltre avrebbero omesso di dichiarare nei bilanci della spa fatti rilevanti circa la grave situazione economico-patrimoniale in cui si trovava. In particolare avrebbero omesso «intenzionalmente e sistematicamente» di indicare nei bilanci di esercizio il debito della “Ambiente e Servizi” nei confronti del Comune di Catanzaro, pari a un milione di euro, per i canoni di locazione in un’area in viale Magna Graecia.
LA POSIZIONE DI COSTANTINO Per quanto riguarda Pasquale Costantino, dirigente comunale, amministratore unico della spa dal 2011 al 2012, avrebbe eseguito pagamenti allo scopo di favorire, a danno di tutti i creditori, solo alcuni di essi, utilizzando la somma di 1.400 mila euro corrisposta ad agosto 2011 dal Comune di Catanzaro (titolare al 100% della del capitale sociale della municipalizzata da gennaio 2010) e destinata alla ricapitalizzazione della società. In particolare avrebbe speso 613.991,11 per pagamenti a favore di fornitori e professionisti.
Inoltre 10.700 euro sarebbero stati usati per il pagamento a favore della Bper Banca per il rientro del saldo negativo e la chiusura del conto.
ale. tru.
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