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Sequestrato per chiedere il pizzo, sgominata banda a Reggio – NOMI E VIDEO

Gli agenti della Mobile hanno arrestato 7 persone. Avrebbero rapito il titolare di un locale lo scorso 30 dicembre sotto gli occhi terrorizzati della compagna. Sarebbe stato rilasciato solo dopo la…

Pubblicato il: 13/02/2019 – 10:09
Sequestrato per chiedere il pizzo, sgominata banda a Reggio – NOMI E VIDEO

REGGIO CALABRIA Sorpreso di fronte alla sua pizzeria, strattonato in malo modo e portato via di fronte agli occhi della sua compagna. Per costringere il titolare di un locale di Reggio Calabria a pagare la “tassa di sicurezza” alcuni uomini vicini al clan Libri non hanno esitato a sequestrarlo, portarlo al cospetto dei capi, e trattenerlo per diverse ore. Lo hanno scoperto gli agenti della Squadra Mobile di Reggio Calabria, guidata da Francesco Rattà, che questa mattina all’alba hanno arrestato sette persone con l’accusa di sequestro di persona e tentata estorsione (qui la notizia). Un’indagine lampo, coordinata e seguita da vicino dal procuratore capo della Dda Giovanni Bombardieri, e rapidamente evasa dal giudice per le indagini preliminari che ha concesso gli arresti. Tutto è successo il 30 dicembre scorso. Il titolare di una nota pizzeria aveva appena abbassato la saracinesca e stava per andare a casa con la sua compagna, quando di fronte a lui si sono presentati alcuni uomini.
https://www.youtube.com/watch?v=xKT6S7hVbIA&feature=youtu.be
Gli hanno intimato di scendere dall’auto su cui era appena salito, lo hanno strattonato e portato via. Terrorizzata, la donna ha chiamato la polizia e subito sono scattate le ricerche. Acquisiti i filmati delle telecamere di sorveglianza della pizzeria di fronte a cui è avvenuto il sequestro e della zona, gli agenti della Mobile stavano già lavorando sui video per tentare di seguire il percorso dell’auto e identificare gli autori, quando l’imprenditore ha fatto ritorno. Guardato a vista da alcuni uomini si è presentato nella sua pizzeria. Forse stupito dalla presenza degli agenti non ha proferito parola.
Per questo i suoi “accompagnatori” sono stati identificati e poi lasciati andare. Solo quando le indagini hanno restituito un quadro chiaro e l’imprenditore messo di fronte all’evidenza dei dati raccolti, da lui sono arrivate delle parziali ammissioni.
Agli investigatori ha raccontato di essere stato caricato su un’auto e portato da altri uomini, che gli hanno intimato di pagare una grossa somma, pena tutto il calvario che i clan riservano a chi non si piega. Solo dopo aver ricevuto ampie rassicurazioni sul pagamento imminente, l’imprenditore sarebbe stato lasciato andare. «Cose del genere sono inammissibili – dice il procuratore capo della Dda, Giovanni Bombardieri – abbiamo lavorato per dare una risposta rapida, quasi immediata. Abbiamo voluto dimostrare che quando, anche a stento, c’è collaborazione da parte della vittima lo Stato è in grado di proteggerla e individuare i responsabili di minacce e danneggiamenti».
I nomi:
Francesco Belfiore
Massimiliano Polimeni
Carmelo Bruno Scaramuzzino
Giuseppe Surace
Pietro Surace
Bruno Surace
Domenico Natale Surace

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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