VIBO VALENTIA È stata denominata “’Mbasciata” l’inchiesta condotta dai carabinieri della Sezione operativa della Compagnia di Serra San Bruno, nel Vibonese, che ha portato in carcere, con l’accusa di tentata estorsione continuata aggravata dal metodo mafioso, il 50enne Emilio Pisano (di Gerocarne, a sinistra in foto) e il 65enne Vincenzo Puntoriero (originario di Rosarno, ma domiciliato a Vibo, a destra in foto).
Le indagini dei carabinieri di Serra, supportati nella fase esecutiva dai militari delle Stazioni di Soriano Calabro e Arena, hanno avuto inizio a febbraio del 2018 quando due fratelli, imprenditori edili originari di Arena, hanno denunciato che mentre stavano eseguendo un lavoro per il ripristino delle condutture fognarie a Vibo, ottenuto mediante affidamento diretto, sono stati avvicinati in almeno tre circostanze da Pisano e Puntoriero che, «con modalità tipiche dell’ambiente mafioso», avrebbero chiesto il pagamento di 2000 euro, pari a circa il 5% dell’importo complessivo dell’appalto. I due imprenditori, stando alle accuse, avrebbero dovuto dunque pagare per eseguire i lavori senza “fastidi”, trattandosi di “forestieri” che, proprio per aver sconfinato dal proprio territorio, avrebbero dovuto «elargire una percentuale sul valore del lavoro alla cosca egemone di Vibo Valentia», che secondo gli inquirenti è quella dei Lo Bianco. Nell’inchiesta sono indagati a piede libero anche tre esponenti del clan vibonese, per i quali il gip distrettuale ha però negato l’arresto per mancanza di gravità indiziaria.
Di fatto gli espliciti riferimenti agli «amici di Vibo» hanno consentito agli inquirenti di collegare i vari episodi estorsivi, dopo aver prima identificato gli autori materiali del reato. «Il nome dell’operazione – fanno sapere i carabinieri – trae origine proprio dal fatto che i due soggetti arrestati, di fatto, agli occhi dei denuncianti, apparivano “solo” come mediatori, cioè, utilizzando il tipico termine in dialetto calabrese, portatori proprio di una ‘mbasciata». L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal Gip di Catanzaro Claudio Paris su richiesta della Dda di Catanzaro (pm Andrea Mancuso) diretta dal procuratore Nicola Gratteri.
Pisano è cognato del boss di Ariola di Gerocarne Antonio Gallace, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Russo e condannato in via definitiva nel processo “Luce nei Boschi” contro i clan delle Preserre.
Nel corso della conferenza stampa il capitano Marco Di Caprio, comandante della Compagnia di Serra San Bruno, ha rilevato l’importanza della collaborazione delle vittime che ha consentito di avviare l’indagine e di avere un quadro chiaro dei comportamenti degli indagati.
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