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Regione, quella categoria “figlia di un Dio minore”…

In una nota indirizzata al governatore e all’assessore al Personale Fragomeni i rappresentanti Uil della Rsu della Giunta lamentano la sistematica mancanza di considerazione per i laureati e diplom…

Pubblicato il: 14/02/2019 – 17:55
Regione, quella categoria “figlia di un Dio minore”…

CATANZARO «Dov’è l’amministrazione che, ogni giorno, sfregia del pregevole lavoro di tanti professionisti etichettati con una categoria B». È quanto scrivono Michele Rigoli e Romualdo Lentini, Rsu Uil della Giunta regionale, in una nota indirizzata, tra gli altri, al governare Mario Oliverio, all’assessore regionale all’Organizzazione e Risorse umane, Mariateresa Fragomeni, al dg del Dipartimento, Bruno Zito. I dirigenti della Uil parlano di «una categoria B, laureati e diplomati, figli di un Dio minore, una categoria martoriata: quotidianamente si assiste a una mancanza di considerazione da porte di tutti, nessuno escluso, in primis le diverse sigle sindacali e in secundis la stessa amministrazione regionale. Ma ai nostri diritti chi ci pensa?». Rigoli e Lentini fanno poi riferimento a «una manifestazione di interesse indirizzata al personale in servizi presso le strutture della Giunta regionale “avente a d oggetto Patto per lo Sviluppo della Calabria”, manifestazione riservata alle categorie D e C, laureati in Ingegneria, architettura, discipline giuridiche, economiche. E i B? Non  sono sempre quelli che nell’attività quotidiana svolgono funzioni diverse da quelle previste dalla categoria di appartenenza, sia per capacità , per tigli e per lo spirito di abnegazione che li contraddistingue? Perché – si chiedono i due componenti della Rsu – negare la possibilità a qualche collega della categoria B di partecipare alle diverse manifestazioni di interesse (blindate) che vengono di volta in volta proposte? Perché ledere il dignità di chi, come i diversi funzionari, hanno studiato per acquisire competenze? Sono forse diversi o più capaci i laureati in ingegneria, architettura, discipline giuridiche-economiche di categoria D rispetto ai colleghi di categoria B, ugualmente professionisti al di fuori della casa dei calabresi». Rigoli e Lentini, infine, si chiedono: «Dove sono quei sindacati che si riempiono la bocca della parola “diritti dei lavoratori”? Dov’è l’amministrazione che,m ogni giorno, sfregia del pregevole lavoro di tanti professionisti etichettati con una categoria B, negando loro anche la possibilità delle professioni verticali. In attesa che qualche “Dio” volga lo sguardo verso di noi…».

cant. a.

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