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Reggio, un omicidio “pesante” tra le tensioni di Gallico

Catalano ucciso a quasi un anno dall’agguato a Chindemi e con modalità simili. La vita sottotraccia dell’ex uomo di fiducia di Paolo Iannò. Il tabaccaio tra i mittenti delle lettere che il boss Rod…

Pubblicato il: 15/02/2019 – 11:15
Reggio, un omicidio “pesante” tra le tensioni di Gallico

REGGIO CALABRIA Un omicidio “pesante”. A dodici ore dall’agguato che è costato la vita a Francesco Catalano, c’è preoccupazione in ambienti investigativi. Le tensioni che da tempo agitano l’hinterland nord di Reggio Calabria sembrano aver fatto un salto di qualità. Lo dicono la dinamica dell’agguato, il peso criminale e la personalità della vittima e forse anche le date. Francesco Catalano è stato ucciso ad un anno quasi esatto dall’omicidio di Pasquale Chindemi, irrequieto luogotenente degli Araniti con ambizioni di controllo su Gallico, atteso sotto casa e freddato in un agguato il 15 febbraio del 2018. Fatta eccezione per l’inutile tentativo di fuga con cui Chindemi ha tentato di sottrarsi ai suoi killer, la dinamica dell’omicidio è molto simile a quella dell’omicidio di ieri sera.
OMICIDIO FOTOCOPIA? Anche Francesco Catalano, per tutti a Gallico “Ciccio u bumbularu”, 50 anni, è stato atteso sotto casa, da uno o più killer che gli hanno sparato più volte senza neanche dargli il tempo di scendere dalla macchina. L’agguato è avvenuto attorno alle 20 nel cortile del condominio “Il Glicine”, ad Arghillà sud, alla periferia di Reggio Calabria. L’uomo, proprietario di una tabaccheria nella vicina Gallico, è stato sorpreso mentre stava rincasando, poco dopo aver chiuso la sua attività. Segno, si commenta fra gli investigatori, che chi lo ha ucciso conosceva le sue abitudini e i suoi orari. Sul posto sono immediatamente arrivati gli agenti della Squadra mobile, che hanno avviato le indagini, e i tecnici della Scientifica per i rilievi del caso. Nei pressi della Fiat 600 dell’uomo sono stati repertati quattro o cinque bossoli, secondo le prime analisi tutti dello stesso calibro.
LA PISTA Per adesso gli investigatori non si sbilanciano, le indagini procedono a 360 gradi e sono in fase iniziale. Bisognerà cercare e sentire eventuali testimoni, controllare i filmati delle telecamere di zona, cercare fra ore e ore di video le tracce di uno o più killer. «Siamo solo all’inizio, per adesso non possiamo escludere nulla» dicono fonti ufficiali. Ma secondo le prime indiscrezioni, una pista ci sarebbe. Catalano non sarebbe stato estraneo ad ambienti contigui ai clan locali. Al contrario.
UNA VITA SOTTOTRACCIA Un tempo considerato uomo di fiducia di Paolo Iannò, ex capolocale di Gallico poi divenuto collaboratore di giustizia, quindi dato per orbitante nella galassia di Ciccio Rodà, il 50enne aveva alle spalle una condanna per reati di mafia, ma tentava di tenere un basso profilo. Non viveva a Gallico, si era spostato in un condominio bene nella zona di Arghillà sud, sebbene nel quartiere limitrofo avesse mantenuto le sue attività, una tabaccheria e una rivendita di bombole. A inquirenti e investigatori non era sfuggito che Catalano era fra i mittenti delle lettere che il boss Ciccio Rodà riceveva in carcere, sospettavano che il suo ruolo si fosse evoluto e non fosse più quello della semplice vedetta o del mero fiancheggiatore.
LE TENSIONI A GALLICO Ma la dinamica dell’agguato che gli è costato la vita ha spazzato via ogni dubbio e parlano chiaro. Chi ha sparato non ha esitato ad aspettarlo nel cortile di casa sua, nelle prime ore della sera, senza preoccuparsi di essere visto. E ha agito con freddezza, in pochi secondi e senza paura di sbagliare. Per gli investigatori – stando a quanto filtra – quello di Catalano sarebbe un omicidio di ‘ndrangheta e la pista più calda sarebbe quella legata alle tensioni che da tempo si registrano nell’hinterland nord di Reggio Calabria, dove i vuoti di potere scavati da arresti e condanne hanno scatenato vecchi e nuovi appetiti, più o meno avallati dagli storici clan di Archi, che hanno sempre considerato la zona come il proprio cortile di casa. Tensioni che negli ultimi anni si sono tradotte in una scia di omicidi e sangue. Che continua a scorrere.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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