ROMA «Sgombereremo la baraccopoli di San Ferdinando. L’avevamo promesso e lo faremo, illegalità e degrado provocano tragedie come quella di poche ore fa (un incendio con una vittima). Per gli extracomunitari di San Ferdinando con protezione internazionale, avevamo messo a disposizione 133 posti nei progetti Sprar. Hanno aderito solo in otto (otto!), tutti del Mali. E anche gli altri immigrati, che pure potevano accedere ai Cara o ai Cas, hanno preferito rimanere nella baraccopoli. Basta abusi e illegalità». Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
OLIVERIO: «SERVE SOLUZIONE DEGNA DI UN PAESE CIVILE» «Anche il governatore della Regione Mario Oliverio è intervenuto sul tragico rogo. «Sono profondamente addolorato per il nuovo rogo e la morte di un altro giovane immigrato nella tendopoli di san Ferdinando – ha detto –. Diventa ormai urgente e indispensabile che il Governo assuma con determinazione un progetto di smantellamento della tendopoli e di trasferimento degli immigrati in luoghi più idonei e sicuri, nell’ambito dei programmi di integrazione sociale. Come abbiamo avuto modo di sostenere in più occasioni pubbliche e negli incontri in Prefettura di Reggio Calabria, non è più tempo di interventi rabberciati, ma di soluzioni chiare e risolutive. Pur essendo la problematica dell’immigrazione di competenza dello Stato, la Regione Calabria non si è mai tirata indietro, ma ha investito uomini e risorse per rendere più igieniche e umane le condizioni di vita dei migranti, anche attraverso la realizzazione di una nuova tendopoli. E, tuttavia, questo non è servito al necessario processo di smantellamento, sia pure graduale, dell’inumana aggregazione di migranti all’interno dell’area industriale della Piana di Gioia Tauro. Ancora negli ultimi recenti incontri presso la Prefettura di Reggio Calabria, la giunta regionale ha avanzato proposte concrete mettendo a disposizione risorse per incentivare soluzioni abitative civili attraverso forme di garanzia per i privati, la utilizzazione di immobili confiscati, il sostegno alle aziende agricole per la realizzazione di strutture mobili per i migranti regolari impegnati nel lavoro stagionale, per l’attuazione dei servizi di trasporto e gestione dei servizi essenziali. Ma tutto questo si può realizzare solo con un efficace coordinamento del Governo che veda la piena collaborazione dei territori, delle strutture dello stato e delle parti sociali. Non è più accettabile continuare in questa situazione. Il Governo e il Ministero degli Interni devono assumere una iniziativa concreta per mettere in atto un progetto che consenta di trovare una soluzione degna di un paese civile, ai migranti regolari di San Ferdinando. Su questo terreno la Regione Calabria è pienamente impegnata a fare la sua parte concretamente e subito, come più volte è stato ribadito e dimostrato. Sono vicino alle comunità locali, ho sentito il sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi, e oggi stesso una delegazione con l’assessore Angela Robbe si recherà a San Ferdinando».
CGIL A SALVINI: «NO A RICETTE PERSECUTORIE» «Il ghetto” di San Ferdinando “va eliminato” ma “il problema non si risolve con la solita ricetta persecutoria annunciata ancora una volta dal ministro dell’Interno: sgomberare il campo di San Ferdinando, senza preoccuparsi di dove saranno collocati i suoi occupanti». Così il segretario nazionale della Cgil, Giuseppe Massafra, commenta le parole di Matteo Salvini, dopo l’incendio divampato nella notte nella baraccopoli di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, che ha provocato la morte di un giovane migrante senegalese.
«Da tempo come Cgil – prosegue il dirigente sindacale – stiamo chiedendo alle istituzioni di adottare politiche di integrazione vera e stabile, affrontando nel frattempo l’emergenza attraverso la dotazione di nuclei abitativi provvisori ma sicuri».
«Quel ghetto – conclude Massafra – va eliminato, perché alimenta un’economia tutta funzionale alla criminalità organizzata, dallo sfruttamento della prostituzione, al reclutamento di manodopera sfruttata nel lavoro nei campi, ma servono soluzioni e interventi in grado di garantire il rispetto dei diritti umani fino ad oggi palesemente negati».
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