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L’affondo dei grillini e il «pasticciaccio» dell’integrazione

I parlamentari M5S Granato e Parentela confermano i dubbi sulla proposta di legge che accorpa “Pugliese” e “Mater domini. E altre resistenze spuntano in queste ore

Pubblicato il: 18/02/2019 – 21:31
L’affondo dei grillini e il «pasticciaccio» dell’integrazione

CATANZARO Il Movimento 5 Stelle rompe gli indugi e dice no all’integrazione tra le aziende ospedaliere “Pugliese” e “Mater Domini” di Catanzaro, o almeno alla bozza di legge che nelle prossime settimane, dopo il recente ok della terza Commissione, dovrebbe approdare in consiglio regionale.
IL NEOLOGISMO DI GADDA Ed è un no piuttosto pesante, declinato con la citazione di un neologismo contenuto nel “Pasticciaccio brutto de via Merulana” di Carlo Emilio Gadda («cinobalanicamente») quello che i deputati catanzaresi Bianca Laura Granato e Paolo Parentela hanno affidato a una nota nella quale difendono il collega Pino D’Ippolito coinvolto in una polemica sul tema con alcuni consiglieri comunali della maggioranza di centrodestra di Catanzaro. Granato e Parentela provano in primo luogo a “dribblare” la questione, indubbiamente spinosa per loro, dell’avallo del commissario Saverio Cotticelli, nominato dal governo gialloverde, alla proposta “bipartisan” licenziata dalla terza Commissione del Consiglio regionale, spiegando che «il commissario non ha inteso condizionare o sponsorizzare il disegno di legge regionale sull’integrazione tra le due aziende di Catanzaro. Da uomo dello Stato, egli sta tenendosi lontano dalla dialettica politica che, come ha significato il nostro D’Ippolito, interessa i consiglieri regionali e pure i rappresentanti parlamentari di ogni colore». Poi, i parlamentari catanzaresi del Movimento 5 Stelle entrano nel merito della questione: «Il disegno sull’integrazione non può prescindere dall’ascolto della componente parlamentare, visto che la Calabria è in piano di rientro dal disavanzo sanitario. Oltretutto – ricordano Granato e Parentela – noi abbiamo presentato una specifica proposta di legge sulle aziende del Servizio sanitario regionale, firmata da oltre 5mila calabresi, cui la vecchia politica nostrana deve spiegare perché non vuole esaminarla. È allora spiazzante la superficialità con cui si sono espressi i sodali politici di Abramo, che resta muto d’ufficio, imitando il governatore Mario Oliverio».
«APPROFONDIRE LA QUESTIONE» I parlamentari pentastellati quindi paventano che sul tema dell’integrazione si stia prefigurando un “pasticciaccio”, per dirla con Gadda: «Abbiamo già detto che non ci piace l’integrazione che si sta portando avanti in tutta fretta. Pretendiamo un approfondimento sul quadro normativo, sull’assetto della nuova azienda e sui bilanci di Mater Domini e Pugliese-Ciaccio, che altrimenti dovrà subire le imposizioni di un sistema di potere trasversale, il quale ha sempre permesso al policlinico universitario di dettare la linea, come nel 2008 ha certificato la commissione ministeriale Serra-Riccio e poi la triste fine della Fondazione Campanella. Mater Domini – concludono Granato e Parentela – continua a ricevere dalla Regione Calabria circa 10 milioni all’anno oltre quanto consentito dalle norme. Ciò non è ammissibile e non si può più ignorare. Un confronto serio sull’integrazione non è più rinviabile. In caso contrario, fatta cinobalanicamente la legge regionale, come conseguenza fisiologica verrà l’impugnativa del governo».
UN MARE DI DUBBI È, in effetti, quest’ultimo il “nodo gordiano” del tema dell’integrazione tra ospedale “Pugliese” e Policlinico “Mater Domini”, perché in effetti – riferiscono molti addetti ai lavori – la formula contenuta nella proposta di legge – la preposizione “con” – si presterebbe a molti dubbi giuridici, tali da aprire le porte a possibili impugnazioni, perché la formula potrebbe presupporre la nascita di una nuova azienda, su cui la competenza è essenzialmente governativa e non regionale. È, del resto, uno dei tanti dubbi che in queste ore stanno spuntando, in modo anche un po’ sospetto, sull’integrazione: un altro, infatti, riguarda la compatibilità con il progetto della sanità lametina, inserito nella proposta di legge regionale, considerando che il presidio della Piana è uno spoke mentre quelli catanzaresi sono comunque hub. E poi c’è un altro macigno che grava sull’integrazione: fonti accreditate infatti riferiscono di grosse “resistenze”, già ai limiti dell’opposizione, dell’Università di Catanzaro alla definizione del protocollo di intesa con la Regione che di fatto dovrà attuare l’integrazione. Che resta dunque una partita ancora tutta da giocare.

a. cant.

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