CATANZARO Si sono costituiti parte civile due fratelli di Soumaila Sacko, il ragazzo maliano di 29 anni ucciso con un colpo di fucile alla testa il 2 giugno scorso, mentre cercava lamiere in una fabbrica abbandonata di San Calogero, nel Vibonese, per costruire un rifugio nel vicino accampamento di Rosarno. Sacko, che lavorava come bracciante nei campi del Rosarnese, era anche sindacalista dell’Usb e martedì in aula di Corte d’Assise a Catanzaro, si è costituita parete civile anche l’unione sindacale di base, oltre alla moglie del 29enne e ai fratelli. Presenti in aula due fratelli di Sacko e il rappresentante dell’Usb Aboubakar Soumahoro. Imputato è Antonio Pontoriero, difeso dagli avvocati Muzzopappa e Staiano, accusato di omicidio aggravato dai futili motivi per avere sparato contro il maliano i suoi amici per impedirgli di prendere materiali dalla vecchia fornace abbandonata di San Calogero. «Quello che sappiamo è che il processo riguarda un uomo, un padre di famiglia, un attivista sindacale, un bracciante agricolo, che viveva con la fatica del lavoro che svolgeva dall’alba al tramonto, costretto a vivere tra le lamiere – ha detto Aboubakar –. Chiediamo che sia fatta piena luce, come hanno detto anche la moglie e la mamma. Ciò che chiediamo è che nessun essere umano sia costretto a vivere tra le lamiere». La prossima udienza è stata fissata per il nove aprile.
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Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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