Largo ai poli-tecnici nelle istituzioni ai vari livelli. Si tratta di aspiranti figure che intendono governare le istituzioni attraverso un approccio completamente innovativo: attuare soltanto azioni realmente percorribili e, soprattutto, essere in grado di saperle condividere con la collettività in modo chiaro e semplice.
È questo l’obiettivo al centro della due giorni dell’Accademia di Democrazia promossa da Media Duemila e Demoskopika mirata a far interagire i partecipanti all’iniziativa con amministratori pubblici, analisti politici e giornalisti (SCARICA QUI PROGRAMMA).
«Il politico nelle sue dichiarazioni – precisa Raffaele Rio – risulta, in molti casi per via dell’abuso del linguaggio politichese, quasi incomprensibile o estremamente generico. Ad esempio, parla di alto tasso di disoccupazione o di elevata pressione fiscale, senza tuttavia, indicare il tasso preciso di disoccupazione o il livello preciso di pressione fiscale. Sul versante opposto, il tecnico tende spesso all’iper-tecnicismo e, quindi, ad un uso eccessivo di termini o locuzioni tecniche nel trattare una determinata materia. E così, i due profili, apparentemente distanti tra loro, – conclude Raffaele Rio – hanno in comune la capacità di alimentare confusione tra i cittadini che, smarriti dalla superficialità del politico o dalla complessità del tecnico, finiscono con il comprendere ben poco di ciò che accade nelle istituzioni politiche».
La conseguenza generata? Una drastica disaffezione della gente dalla politica. Nel 2017, ad esempio, oltre 9 calabresi su 10, pari al 93,4%, hanno dichiarato di non fidarsi dei partiti e dei politici. Una sfiducia crescente negli anni se si considera che nel 2003, sempre in Calabria, il dato rilevato era pari al 68,2%. In circa 15 anni, dunque, la non credibilità dell’offerta politica si è impennata, aumentando di oltre 25 punti percentuali. Se a questo aggiungiamo che ben 165 mila calabresi, sempre nel 2017, hanno chiesto maggiore trasparenza rispetto all’attività dei governi locali, si può comprendere come la figura del poli-tecnico possa divenire una novità assoluta nel panorama della partecipazione politica dei cittadini.
Esiste una possibile via d’uscita? Il profilo del poli-tecnico, per l’appunto, capace di saper comunicare con semplicità ai cittadini, azioni concrete con un linguaggio semplice, non meramente enunciativo e poco avezzo ai tecnicismi. Quale potrebbe essere il beneficio? Aumentare la consapevolezza dei cittadini sulle decisioni dei governi locali e incentivarli ad un maggiore impegno politico “in prima persona”.
In questa direzione, l’Accademia di democrazia, vedrà, dal 22 al 23 febbraio a Vico Equense, il coinvolgimento di mentor, spin doctor, giornalisti e amministratori pubblici con l’obiettivo di riunire persone desiderose di maggiore partecipazione politica potenziando le proprie competenze preliminari nell’uso dei social media, dell’analisi dell’opinione pubblica, nella raccolta fondi e nell’organizzazione di una campagna elettorale.
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