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Avrebbe agevolato il clan Commisso, Fuda indagato per concorso esterno

Avviso di conclusione indagini per l’ex sindaco di Siderno, ritenuto «in collegamento con una struttura segreta di tipo massonico collegata alla ‘ndrangheta». Nell’inchiesta della Dda reggina coinv…

Pubblicato il: 23/02/2019 – 12:11
Avrebbe agevolato il clan Commisso, Fuda indagato per concorso esterno

REGGIO CALABRIA Concorso esterno in associazione mafiosa. È un’accusa pesante quella che la Procura antimafia di Reggio contesta a Pietro Fuda, ex sindaco di Siderno, in passato senatore e presidente della Provincia. Il politico, negli anni transitato più volte dal centrosinistra al centrodestra, ha ricevuto nei giorni scorsi un avviso di conclusione indagini insieme all’ex presidente del consiglio comunale Giuseppe Figliomeni, Antonio Commisso e Cosimo Commisso, tutti accusati di scambio elettorale politico mafioso, e Domenico Cerisano, accusato di minaccia a pubblico ufficiale aggravata dal metodo mafioso. Tutti quanti sono finiti sotto la lente degli investigatori nel periodo in cui a governare Siderno era il sindaco Fuda, mandato a casa dal decreto con cui il Consiglio dei ministri ha sciolto il Comune per infiltrazioni mafiose. Un provvedimento contestato da Fuda e dai suoi assessori, che hanno respinto al mittente le accuse di continuità con i clan.
L’ACCUSA Ma i rilievi della commissione d’accesso sembrano essere stati presi molto sul serio dalla Dda di Reggio Calabria, e per l’ex sindaco tracimano nel penale. Già qualche anno fa, il nome di Fuda era emerso nell’indagine “Mammasantima” come uno dei politici funzionali allo schema congegnato dagli avvocati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano per imbrigliare le istituzioni locali e non, ma per quelle vicende al momento non c’è alcuna contestazione. Tuttavia per i magistrati, l’ex sindaco avrebbe più volte e in più occasioni piegato alla volontà e ai desiderata dei Commisso la propria attività amministrativa, in cambio dell’appoggio elettorale fornito dal clan.
PRESIDENTE SU COMMISSIONE Per i magistrati, sarebbe stato il sindaco a garantire al clan una posizione di influenza nel consiglio comunale di Siderno, promuovendo e consentendo la nomina a presidente del Consiglio di uno dei loro parenti, Paolo Fragomeni. Una vicenda in passato già emersa nell’ambito dell’indagine “Acero-Krupy”, durante la quale è stata intercettata un’inequivocabile conversazione fra Antonio e Giuseppe Commisso.
LAVORI E AFFARI Ma per i magistrati, Fuda sarebbe intervenuto anche personalmente per garantire che l’attività amministrativa non entrasse in rotta di collisione con gli accordi di spartizione di appalti e lavoro già conclusi fra le diverse famiglie di ‘ndrangheta della zona. Per questo avrebbe obbligato l’impresa incaricata dell’appalto per il verde attrezzato nel quartiere “Cavone” a rivolgersi ad una ditta dei clan e avrebbe fatto pressione per la modifica della destinazione d’uso dell’area industriale di Pantanizzi. Un provvedimento illegittimo per l’Ufficio tecnico e il suo responsabile, al pari di quello di proroga delle concessioni per la gestione dei chioschi sul lungomare di Siderno, ma che Fuda si era impegnato sia pubblicamente, sia con i diretti interessati ad adottare.
INDEBITE PRESSIONI Motivi sufficienti per scatenare una guerra silenziosa all’interno della macchina comunale. Fuda non avrebbe gradito per niente il “no” arrivato dagli uffici e avrebbe esercitato tante pressioni sul responsabile dell’Ufficio tecnico da spingerlo alle dimissioni. Una decisione cui probabilmente hanno contribuito anche le esplicite minacce che il funzionario ha ricevuto da Cerisano, gestore di uno dei chioschi e parente degli uomini. Ma per inquirenti e investigatori, le medesime pressioni Fuda le avrebbe riservate anche al responsabile dell’avvocatura civica, “reo” di aver contrastato le sue decisioni.
I BENI DEI CLAN CHE TORNANO AI CLAN Ma Fuda non solo avrebbe garantito alle famiglie di mafia di Siderno nuovi affari, ma si sarebbe adoperato anche per non far loro perdere i vecchi. In questo senso, per inquirenti e investigatori, vanno lette le manovre del sindaco per la creazione di un canile sui terreni confiscati a Carmelo Muià, uomo del clan Commisso ucciso nel gennaio dell’anno scorso. Un progetto concertato e strutturato ancor prima della pubblicazione del bando con un veterinario del paese parente di Muià, al quale Fuda ha assicurato anche un proprio intervento presso l’area dell’Asl competente per tutte le necessarie autorizzazioni.
RITARDI INTERESSATI Da sindaco inoltre Fuda avrebbe aspettato che una ditta, di proprietà di un condannato per partecipazione in associazione mafiosa, tentata estorsione e turbata libertà degli incanti consegnasse i lavori che aveva ricevuto in appalto, prima di notificarle l’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura. Tutte contestazioni su cui Fuda, come da prassi, avrà venti giorni per rispondere con memorie difensive o sottoponendosi a interrogatorio. Poi la palla passerà alla Dda per l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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