“Approccio multidisciplinare alla prevenzione dell’ictus criptogenetico” è stato il titolo di un incontro, promosso dalle UOC di Cardiologia Interventistica diretta dal dr Francesco Greco e Neurologia diretta dal dr Alfredo Petrone per fare il punto sulla etiologia, sulla terapia farmacologica e sul trattamento interventistico già da tempo eseguito all’Ospedale Annunziata di Cosenza.
Una tavola rotonda con gli Health providers – medici di medicina generale, cardiologi e neurologi ambulatoriali sia del settore pubblico che privato – per condividere gli aggiornamenti e le evidenze scientifiche su prevenzione, cause e trattamento, con focus sulla tecnica di intervento percutaneo già da anni eseguita all’Hub di Cosenza dall’equipe della UOC Cardiologia Interventistica formata dai Dr. Federico Battista, Roberto Caporale, Daniela Chiappetta, Angelo Leone.
Al centro dell’incontro la volontà di creare sinergie con gli operatori sanitari che lavorano sul territorio, concordando un approccio sistemico nel trattamento della patologia, con l’obiettivo di ridurre la migrazione sanitaria.
«L’ictus criptogenetico – ha spiegato il dr Greco – è tipico dei pazienti giovani affetti da “Forame Ovale Pervio”, ovvero un difetto cardiaco congenito, una sorta di piccolo foro che mette in collegamento l’atrio destro del cuore con il sinistro. Questo passaggio, dopo la nascita si chiude in modo naturale. Quando ciò non avviene, dal foro possono passare dei coaguli che salendo fino al cervello determinano una ischemia cerebrale (TIA o Ictus). Da qui la necessità di chiudere, in prevenzione secondaria, questo difetto anatomico. Oggi la procedura viene eseguita con tecnica percutanea, e non più chirurgica, posizionando un dispositivo a forma di ombrellino a sigillare il “buchino”».
«La chiusura percutanea del Forame Ovale Pervio attraverso l’introduzione di una sonda nella vena della gamba (vena femorale) – ha sottolineato il responsabile della UOC Cardiologia Interventistica – è una procedura rapida, veloce (30-40 minuti) e a basso rischio di complicanze, che eseguiamo routinariamente nel nostro Laboratorio di Emodinamica da alcuni anni, con circa 15-20 impianti l’anno. Può essere eseguita in anestesia generale o in anestesia locale avvalendosi, per il posizionamento dell’ombrellino, dell’ausilio di una sonda ecografica transesofagea o intracardiaca. Di nota, l’approccio multidisciplinare alla diagnosi e alla terapia del TIA/Ictus PFO-correlato, che vede coinvolti cardiologi invasivi, ecocardiografisti, anestesisti, neurologi e neuroradiologi; un pool di professionisti esperti a garanzia dell’efficacia e della qualità della prestazione erogata all’interno dell’Annunziata».
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