VIBO VALENTIA No, la scelta di Giovannino Russo di passare da capogruppo del Pd ad alleato di Forza Italia non doveva assolutamente passare. Serviva un segnale forte contro gli ex consiglieri comunali “traditori” passati col centrodestra. Cacciarli dal partito – peraltro dopo che se n’erano già andati coi loro piedi per sedersi al tavolo del senatore forzista Peppe Mangialavori – non era affatto sufficiente. Al loro trasversalismo bisognava rispondere con un trasversalismo ancora più estremo. Così i massimi rappresentanti di quel che resta del Pd vibonese si sono ingegnati e alla fine sono riusciti nell’impresa: sedersi al fianco dei postfascisti e neosovranisti di Gianni Alemanno e, con loro, sostenere lo stesso candidato a sindaco per le Comunali vibonesi del maggio prossimo.
D’altronde, confluire con tutte le forze del centrosinistra sul candidato naturale, quell’Antonio Lo Schiavo che stavolta avrebbe potuto capitalizzare cinque anni di opposizione all’amministrazione uscente, sarebbe stato troppo facile, troppo lineare, addirittura coerente con il leggero spostamento verso sinistra che potrebbe portare con sé l’affermazione nazionale dell’area Zingaretti.
Gli ex bersaniani, poi ex renziani, oggi zingarettiani vibonesi si sarebbero annoiati, allora devono aver pensato che sarebbe stato meglio stare in una coalizione guidata da chi dell’amministrazione uscente è stato tra gli azionisti di maggioranza.
E su questa strada pare stiano andando avanti spediti a giudicare dalle presenze registrate alla convention (“Prove di dialogo per la Vibo del futuro”) di quello che dovrebbe essere il candidato a sindaco dell’armata zingarettian-sovranista.
Giovane avvocato, ex presidente del consiglio comunale, Stefano Luciano ha già alle spalle una certa dimestichezza con buona parte dell’arco partitico costituzionale ed è quindi il candidato ideale per unire forze politiche così eterogenee. Lo ha dimostrato con il convegno che, non ce ne vogliano gli illustri e autorevoli ospiti, a Vibo ha fatto più notizia per gli occupanti della prima fila (foto) che per quelli del tavolo dei relatori. Il consigliere regionale Michele Mirabello, finora tra i più convinti oliveriani, fianco a fianco col segretario della Cisal, Franco Cavallaro. I due in un passato non molto remoto se ne sono dette di tutti i colori, ma alle Politiche del 4 marzo si sono scordati il passato unendosi sotto l’egida di Bruno Censore e in nome dell’alleanza tra Pd e alfaniani. Non è andata bene a nessuno dei due alleati e a farne le spese è stato soprattutto Censore che, da non più deputato, si è visto tradire anche dal suo governatore, quell’Oliverio che oggi avversa con forza sotto il braccio accogliente di Carletto Guccione.
Proprio l’ex deputato del Pd è seduto qualche posto più in là, alla destra di Mirabello e Cavallaro. E ancora più a destra – non solo visivamente – c’è un altro ex parlamentare, Francesco Bevilacqua, che ha una storia politica poco poco diversa perché viene dal Msi e da An e, oggi, fa riferimento al Movimento per la sovranità di Gianni Alemanno. Dunque i postfascisti, alleati di ferro di Matteo Salvini, stanno fianco a fianco con i postcomunisti, ferventi sostenitori di Zingaretti. Se qualcuno voleva un “governo di salute pubblica” in un modo o nell’altro sarà di certo accontentato. Nella Vibo “del futuro”, sempre per il bene della città, si può.
MIRABELLO: «PETTEGOLEZZI» A stretto giro arriva la replica di Mirabello: «Le voci che si inseguono e spesso sfociano nel pettegolezzo, i retroscena suggestivi ed a volte un po’ fantasiosi, unitamente ad una buona dose di mala fede alimentata da chi ha già messo in campo il peggio del trasformismo immorale, stanno costruendo intorno al gruppo dirigente del partito democratico vibonese, in riferimento alle scelte per il governo della città capoluogo, una fitta rete di false rappresentazioni della realtà. A questo punto, per la parte che mi compete, ritengo opportuno ribadire di essere impegnato nella costruzione di una proposta politica finalizzata alla discesa in campo di una colazione da costruirsi in maniera larga ed inclusiva con i movimenti civici, con le formazioni democratiche e progressiste e con le forze alternative al sistema di potere gestito da due lustri dal senatore Mangialavori. Allargare il fronte di una coalizione con questi obiettivi, e con l’evidente necessità di creare le condizioni per fare uscire la città dal pantano dei clientelismi e dei patti di potere che hanno paralizzato Vibo, non significa e mai significherà costruire alleanze innaturali con forze politiche collocate a distanze siderali dalla storia e dalla cultura del Pd. Dunque chi in tutta fretta ha lavorato per banalizzare, schematizzare e semplificare il quadro politico vibonese, disegnando rotte improbabili dovrà rapidamente rifare analisi affrettate e rivalutare conclusioni totalmente sballate».
«Continuiamo e continuo a pensare – aggiunge Mirabello – che sia necessario combattere il sistema di potere che ha affossato Vibo, inchiodando gruppi dirigenti che hanno distrutto le prospettive della città alle proprie responsabilità e smascherando accordi finalizzati solo a costruire prospettive individuali di carriera politica e professionale. Continuiamo a pensare che questo obiettivo si possa ottenere promuovendo alleanze larghe ed inclusive con la parte sana della città e con il mondo delle associazioni senza con questo dover rinunciare a storia, prospettive ed identità ben definite e demarcate. Dunque, tralasciando le prosaiche ricostruzioni delle ultime ore, ed abbandonando il campo della caccia al nome, la fase richiede esclusivamente uno sforzo per la costruzione della coalizione e del progetto per Vibo. Il resto, in breve tempo, verrà di conseguenza».
Insomma, Mirabello parla di ricostruzioni «sballate» e di «false rappresentazioni della realtà», ma non smentisce nulla – non potrebbe – e non indica nello specifico quali siano le «rappresentazioni false» di cui parla. Conferma, invece, che la sua parte politica è alla ricerca di «alleanze larghe». Quanto siano davvero «larghe» lo si saprà tra qualche mese.
Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it
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