VIBO VALENTIA C’è un caso che diviene una sorta di cartina al tornasole del modello di gestione della sanità calabrese. Un modello che non riesce a venire incontro alle esigenze dei pazienti – con liste di attesa che finiscono per durare mesi – e a rispettare i Livelli essenziali di assistenza (Lea) minimi per cui la Calabria è ultima nella graduatoria italiana e che costringe per questo ad un esodo massiccio verso altre regioni con costi che aggravano il già precario bilancio della sanità regionale . È il caso Vibo. Dove per alcune prestazioni i pazienti devono attendere anche fino a un anno e mezzo – come nel caso delle prestazioni ambulatoriali specialistiche – e per ottenere un ricovero – anche per patologie importanti – in molti sono costretti ad emigrazioni interprovinciali se non fuori dalla regione.
Si tratta, ad esempio, di anziani non autosufficienti che necessitano di assistenza impossibile da offrire a domicilio per i quali l’unica soluzione resta quella di un ricovero che, nella migliore delle ipotesi, dista decine di chilometri da casa costringendo familiari e parenti a percorrere ogni giorno fino a 300 chilometri per stare accanto al proprio congiunto.
Ebbene, nonostante questa situazione sia oggettivamente insostenibile per pazienti e familiari, si perpetua a Vibo Valentia un meccanismo “unico” e paradossale che non tiene conto appunto di queste esigenze: l’Azienda sanitaria provinciale non fa richiesta di risorse per attivare tutti i posti letto per questo genere di servizi. Nonostante, invece, il Piano attuativo territoriale e il fabbisogno programmato dal Commissario ad acta per il Piano lo preveda da tempo. In particolare avviene che mentre il Dca n.166 del 2017 e il Dca 110 del 2018 dell’ex commissario Massimo Scura stabilisce per il territorio del Vibonese l’attivazione di 168 posti letto per «pazienti non autosufficienti con elevata necessità di tutela sanitaria», i vertici dell’Asp di Vibo decidano di acquistarne solo 23. Nonostante appunto esista il fabbisogno e sussistano le condizioni – e dunque le risorse – per richiederne di più. Con l’aggravante in questa scelta – che non dovrebbe essere discrezionale da parte dei vertici dell’Asp (visto il Piano attuativo deliberato dall’Organo proposto) – che l’unica Residenza sanitaria assistenziale privata accreditata da dieci anni presente in zona e dotata di 32 posti letto si veda ogni anno acquistati solo 15. Ma sia costretta – per mantenere l’accreditamento – a sopportare tutti i costi della gestione. Un meccanismo dunque quello adottato dall’Asp che diviene allo stesso tempo penalizzante per i pazienti, per la popolazione residente e per le aziende del comparto e di difficile comprensione data la possibilità appunto offerta dal Piano del Commissario di soddisfare tutte queste esigenze.
LE SCARSE RISORSE RICHIESTE Se si analizza il dato che emerge dall’ultimo decreto (Dca n. 35 del 22 febbraio scorso) con il quale il commissario ad acta della sanità calabrese, Saverio Cotticelli, e il sub commissario, Thomas Schael, hanno definito il budget per il 2019 per il privato accreditato, le risorse messe a disposizione di Vibo sono appena 3.130.171 di euro. Una somma che corrisponde neppure al 2% (per l’esattezza l’1,8%) dell’intera dotazione prevista in Calabria (172.876.564 di euro) per far fronte all’acquisto di tutte le prestazioni di assistenza riabilitativa territoriale residenziale sanitaria e socioassistenziale nonché di riabilitazione estensiva ambulatoriale e domiciliare extra-ospedaliera. Ebbene con quelle risorse, scaturite dalle richieste dell’Asp, dovrebbero essere garantiti tutti questi servizi per una popolazione di 162.252 abitanti che vive nei 50 Comuni del Vibonese. Un sistema contorto ed iniquo che è tra le cause della presenza di lunghe liste di attesa e dell’impossibilità dei cittadini ad ottenere appunto alcuni servizi come il ricovero degli anziani non autosufficienti. Con una violazione diretta dei Lea. Un comportamento, quello adottato dai vertici dell’Asp di Vibo, che in altri contesti avrebbe comportato la rimozione del management.
L’APPELLO DEI FAMILIARI AL PREFETTO E A COTTICELLI Proprio per segnalare la situazione, un gruppo di familiari di pazienti ha preso carta e penna ed ha sollecitato un incontro immediato con il prefetto di Vibo Valentia, Giuseppe Gualtieri. Si tratta di familiari di pazienti che sono costretti a sostenere a proprie spese i costi del ricovero nell’unica struttura presente a Vibo – la Rsa “Madonna delle Grazie” – proprio perché i posti letto sono stati attivati solo in parte. «L’alternativa al ricovero in regime privato – scrivono al prefetto – sarebbe il trasferimento dei nostri familiari in altre Rsa convenzionate delle altre province calabresi, come succede costantemente a nostri conoscenti, con gravissimi disagi per raggiungere ogni giorno i propri familiari ricoverati». Da qui l’appello rivolto al prefetto «affinché l’Azienda sanitaria provveda urgentemente a convenzionare gli altri posti letto della struttura per permettere di ricoverare i nostri familiari in regime di convenzione». Per questo i familiari chiedono anche «di essere ricevuti» per «rappresentare meglio i disagi che stiamo vivendo». Ma soprattutto confidano nell’intervento del commissario Cotticelli – a cui la missiva è stata inviata per conoscenza – per vedersi riconoscere il diritto alla salute finora a queste latitudini quantomeno limitato.
Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it
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